Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText
Giuseppe Garibaldi
Clelia ovvero Il governo dei preti

IntraText CT - Lettura del testo

  • PARTE SECONDA
    • APPENDICE GLI ULTIMI EPISODI DEI VOLONTARI
Precedente - Successivo

Clicca qui per nascondere i link alle concordanze

APPENDICE

GLI ULTIMI EPISODI DEI VOLONTARI

 

FATTI ISTORICI

 

ACQUAPENDENTE - MONTE LIBRETTI - VEROLA MONTEROTONDO - MENTANA

 

Brevi ma sanguinosi furono gli ultimi episodi della vita militare dei volontari italiani allo scorcio del 1867.

Fatti eroici di molti prodi segnalarono; ed un assalto che le tenebre della notte coprirono, e che fu degno del più splendido sole. Se ne ricorderanno i mercenari del prete che chiesero impauriti la vita dopo che s’erano macchiati contro i loro vincitori con atti infami da veri vandali quali sono e saranno sempre.

Se la mia penna troppo sovente s’intinge nel fiele e se sovente si tempera non col gentile temperino ma coll’acuto triangolare, terribile pugnale del carbonaro, ne ho ben donde!

E chi potrebbe contemplare impassibile, questa terra benedetta da Dio, così maledetta dagli uomini?

Chi potrebbe mirare indifferente gli sforzi d’una nazione infelice, ma generosa, annientati da una caterva di epuloni traditori che con inaudite nefande scelleraggini vendono per il loro personale interesse, la terra ove nacquero, il popolo che li sorregge de’ suoi averi e del suo sangue, a spregevole tiranno straniero?

Il papato! Quel cancro del corpo italiano è all’agonia. L’Italia intiera ha compreso che non c’è vita, non prosperità possibile con quell’inferno di vivi101 (1). Da tutti gli angoli della penisola si alza una voce di entusiasmo, di giubilo, per il prossimo esterminio del mostro. Privati, Municipi, stranieri, amici contribuiscono con ogni mezzo a sovvenire la schiera dei liberatori. Finalmente! la terra italiana sarà lavata da tanta lordura!

La gioventù coraggiosa si accalca nelle file degli iniziatori per aver parte nella gloria. Acquapendente, Monte Libretti, Monterotondo echeggiano dell’inno della vittoria che i valorosi italiani riportarono sui mercenari stranieri. L’Agro Romano è sgombro dall’infesta loro presenza. I ponti che conducono alla città eterna saltano in aria allo scoppio delle mine e preti e mercenari e birri dopo avere barricate le porte si rintanano impauriti e tremanti dentro Roma.

Era finita! Il mondo intiero salutava festante i giovani redentori dell’umanità oppressa, ingannata, tradita per tanti secoli! Ma...

Ma!... a Parigi e a Firenze congiuravano i fautori delle sciagure de’ popoli, i sostenitori della ingiustizia, della menzogna. Gli uni apparecchiavano le navi e le soldatesche, gli altri più perversi e più codardi, gettavano tra il popolo tradito la paura, la diffidenza e, nelle file dei vincitori degli sgherri, la corruzione e lo sconforto.

Mentana fu il risultato di tante mene scellerate!

Dopo avere gettato Io sconforto nelle schiere dei volontari, impedito che soccorsi loro giungessero, disarmato coloro che potevano esserlo senza pericolo, (perché ognuno di questi tradimenti si fece colla viltà che caratterizza sempre il gesuitismo governativo), dopo avere ingannato il paese e l’esercito coll’occupazione di alcuni punti del territorio romano, col mentito pretesto di arrestare l’invasione francese; privato i volontari delle poche munizioni che si fabbricavano per loro nei generosi paesi di confine, eccitato alla diserzione molte migliaia di loro, dopo tutto ciò, si preparava Mentana.

E Mentana poteva riuscire un secondo Trenta aprile102 ad onta di tante circostanze a noi sfavorevoli. A Mentana, io ho veduto i mercenari fuggire colle baionette alle reni dai nostri catenacci103, senza munizione, fuggire davanti ai nostri giovani militi. A Mentana, per un’ora, i volontari hanno potuto passeggiare padroni del campo di battaglia sopra mucchi di cadaveri nemici.

Ma a Mentana dopo l’eroismo di tanti prodi caduti e mutilati sul campo si udì risuonare in mezzo ad una folla di traditori codardi la voce «duemila francesi hanno attaccato la retroguardia!» e quella voce divenne persistente, e quella voce ebbe colore di un fatto positivo talché a me stesso fu assicurato da gente che veritiera mi sembrava, coll’aggiungervi: «gli ho veduti».

Maledizione! Fino a che punto può giungere la perversità umana! e quale lezione per l’italiana gioventù!

Quei vittoriosi militi piegano in ritirata!... né odono più la rauca mia voce e quella dei prodi miei ufficiali!...

Ricordiamola questa recente storia: poi ditemi come si fa a non intingere la penna nel fiele, a non temperarla col pugnale!

 

 

 

RIEPILOGO

 

IL PANDEMONIO

 

Chi potrà negare: essere questa Italia un pandemonio?

Eppure! ove si trova un paese più favorito dalla natura: con un cielo unico, un clima stupendo, produzioni variatissime ed eccellenti, popolazioni vivaci e d’intelligenza non superata da altri popoli, soldati che sarebbero senza dubbio i primi del mondo, se fossero ben diretti, marinari non secondi a nessuno?

E tutti questi vantaggi, tutti questi favori della natura sono annientati dalla connivenza, dal mutuo accordo de’ preti con un pessimo governo.

Voi trovate miseria, ignoranza e debolezza, umiliazione allo straniero ove dovreste trovare abbondanza, sapienza, forza e fronte alta contro ai prepotenti.

Un governo avvilito, impopolare, invece di organizzare un esercito nazionale che potrebbe stare a fronte dei primi eserciti del mondo si contenta, agglomerando carabinieri, a guardie di sicurezza e di finanza di ridurre l’arte di governo a sprecare il denaro della nazione in spaventose spese segrete.

Una marina che potrebbe gareggiare colle più floride è ridotta al punto da far compassione per non volerla mettere in mano a gente onesta e capace.

E Marina ed Esercito se ne udite gli ufficiali: non sono capaci a far la guerra a chicchessia e solo si adoprano a reprimere le aspirazioni nazionali, ad appoggiare gli atti repressivi e liberticidi del governo.

 

 

 

I DUE TRADIMENTI

 

Due tradimenti abbominevoli furono perpetrati da questo inqualificabile governo nel breve periodo che corse da ottobre a novembre 1867, circa alla questione Romana.

Profittando della mia relegazione a Caprera ed ingannando come sempre tutto il mondo, il governo fece assicurare dai nostri stessi amici i Romani che bastava tirassero poche fucilate anche all’aria peché l’esercito italiano marciasse immediatamente su Roma.

Ed i Romani, poveretti, fecero le fucilate, mandarono all’aria una caserma di zuavi e combatterono senz’armi nelle vie delle città, e fuori, come poteva combattere un popolo in quelle tristissime condizioni.

Ma questo Governo ingannatore pensò forse a far muovere un solo soldato italiano alla volta di Roma?

Così furono sacrificati gli eroici Cairoli e i loro compagni, così un numero grande di cittadini romani cadeva sotto le baionette dei mercenari stranieri o riempiva le orride prigioni del prete.

Non meno abbominevole fu il tradimento operato contro i volontari.

Mentre si prometteva: che allo sbarco del primo soldato francese l’esercito marcerebbe su Roma, il Governo per ingannare il paese occupò alcuni punti (!) del territorio Romano e guarnì la frontiera d’un numero considerevole di truppa, ma per disarmare i volontari come successe ad alcune compagnie e per chiudere loro tutte le vie acciocché nessun sussidio potesse più giungere dai loro fratelli e dai comitati di soccorso. Così isolati, i volontari e privi d’ogni soccorso, massime dell’essenziale, le munizioni, che si sapeva che mancavano; avendo il Governo ed i preti coi mezzi gesuitici che loro soli conoscono gettato lo sconforto e la demoralizzazione tra quei giovani militi ne seguì poi l’esecuzione dell’infame e diabolico divisamento di distruggerli.

Occupata Roma dai francesi e parte del territorio romano dalle truppe del Governo, l’esercito pontificio in massa potè liberamente operare contro i volontari. Ma siccome i mercenari pontifici erano impauriti dalle recenti sconfitte non osavano da soli affrontare i nudi e male armati militi della libertà. Si decise di far sostenere i soldati del papa dall’esercito francese.

Il Governo di Firenze, non credette necessario di aver la sua parte di gloria nel combattimento di Mentana, aggiungendo le sue truppe agli alleati, oppure credè con ragione che il popolo italiano non avrebbe tollerato tanto cumulo di scelleragginì che così brutto governo avrebbe certo consumato senza rimorso. Per questo s’accontentò di privare i volontari dei loro naturali soccorsi, gettare la diffidenza e lo sconforto nell’animo dei nostri giovani ed impressionabili militi, e coll’arma al braccio fece assistere l’esercito nostro, il fiore della nazione italiana, all’eccidio di italiani.

Ben tornò ai soldati del papa l’esser sostenuti da quelli di Bonaparte, poiché essendo cominciato il combattimento di Mentana alla una p. m. del giorno tre novembre tra papalini e volontari dopo due ore di accanito combattimento i mercenari avevan piegato su tutta la linea ed i nostri marciavano sui loro cadaveri inseguendo i fuggenti.

Ma la nuova linea degli imperiali, sopraggiungendo e trovando le nostre giovani milizie in quel disordine, ben naturale a gente poco disciplinata, in tale circostanza le obbligarono a retrocedere

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Così si compivano due osceni ed esecrandi tradimenti, ai quali riscontro non può offrire alcuna pagina della storia del mondo.

 




101 Petrarca.



102 Roma 1849.



103 Cattivissimi fucili.






Precedente - Successivo

Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText

Best viewed with any browser at 800x600 or 768x1024 on Tablet PC
IntraText® (V89) - Some rights reserved by EuloTech SRL - 1996-2007. Content in this page is licensed under a Creative Commons License