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Giuseppe Garibaldi
Clelia ovvero Il governo dei preti

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    • CAPITOLO XXII   LA TORTURA
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CAPITOLO XXII

 

LA TORTURA

 

Siccome l’ora della solenne vendetta della popolare giustizia non era sonata ancora, i preti se la cavarono con la sola paura. Essi ben temettero in quella spaventosa notte di veder rompere il capello a cui la giustizia di Dio tien sospesa la spada sterminatrice che reciderà il loro capo nefario: ma fu differito il castigo. Non, che la misura non sia colma, ma forse le colpe degli uomini meritano ancora quell’abbominevole flagello!

Conoscete voi la tortura?

Sapete voi italiani che dai preti fu torturato Galileo? il più grande degli italiani? e chi se non i preti poteva istituire la tortura? Ci voleva l’animo d’un arcivescovo, per condannare a morire di fame in carcere murato Ugolino con quattro figli!

Sì! la tortura! Dacché nella famiglia umana, vi furono uomini che svestirono le forme umane per farsi impostori, cioè preti, dacché vi furono preti nel mondo, vi furono torture.

Volendo costoro mantenere tutti gli uomini nell’ignoranza, quando emergeva alcuno che avesse ricevuto da Dio tanta intelligenza da capire le loro menzogne, quell’intelligente era da questi demoni torturato, acciò confessasse che la luce era tenebra, che l’eterno, l’infinito, l’onnipotente, era un vecchio dalla barba bianca seduto sulle nubi; che una donna, madre d’un bellissimo maschio, era una vergine e che un pezzetto di pasta che voi inghiottivate era il creatore dei mondi che vi passava per le vie digestive, e poi e poi!!!

Quando si pensa che una gran parte del popolo ci crede ancora e che in questo secolo in cui l’intelligenza umana ha pur partorito delle grandi cose, il prete la fa ancora da padrone; quando si vedono i reggitori delle nazioni fingere (perché è finzione ed iprocrisia) di proteggere e mantenere con ogni rispetto l’istituzione diabolica del pretismo, c’è veramente da impazzire, e non si capisce se ci sia più malvagità dalla parte dei potenti e degl’impostori o più stupida imbecillità da parte di chi li tollera.

In molti paesi, come l’America, l’Inghilterra, la Svizzera, la tortura è realmente abolita, né colà il progresso è vana parola.

In Roma pure non se ne parla, è vero: ma chi riesce a penetrare nei reconditi recessi di quei pandemoni, che si chiamano claustri, seminari, conventi? in quei covili ove un’assoluta reclusione isola l’individuo dall’umana famiglia, ove l’essere maschio o femmina che appartiene alla confraternita è legato da giuramenti tremendi ed appartato per sempre dal consorzio del resto degli uomini: massime se vi sia sospetto ch’egli non sia intieramente corpo ed anima consacrato all’istituzione ove il despotismo è assoluto, irresponsabile, potente!

Sì! in Roma, ove siede il vicario del Dio di pace, del redentore degli uomini, v’è la tortura come ai tempi di S. Domenico22 e di Torquemada!23 ed in questi giorni di convulsioni politiche e di paure pretine la corda e la tenaglia erano all’ordine del giorno negli orridi sotterranei di Roma.

Povero Dentato! il bravo sergente de’ dragoni che facilitò l’evasione di Manlio. Dentato era messo alla tortura mattina e sera per strappargli di bocca la delazione dei complici!

Io risparmierò ai miei lettori l’orrido quadro dei patimenti inflitti a quel prode romano straziato colla corda, attanagliato, ridotto a una massa informe, abbandonato in un canto del suo carcere segreto, spirante, ed implorando la morte come un beneficio. Quello ch’io non posso tacere è che il prete non si contenta di martoriare, di avvilire il corpo. Egli vuole insudiciare l’anima, e quando il sofferente svenuto pei patimenti articola un’indistinta parola, egli la raccoglie e l’interpreta a modo suo, spargendo la vergogna e l’infamia sul capo dell’infelice torturato.

Il povero Dentato così scontava il suo amore per l’Italia e per Roma nelle unghie dei luciferi umani, e non era il solo! In quei giorni di paura e di rabbia, furono numerosi gli arresti ed i torturati, ed anche rinvenuto dal terrore il prete si dava alle sevizie, condizione essenziale per riconoscere i codardi. I tiranni più crudeli, i più sanguinari di tutte le epoche, furono vili e pieni di paura.

Infelice Dentato! i suoi carnefici rapportavano ch’egli aveva confessato complici e quindi nuovi arresti, nuovi tormenti, e nuove torture!

Ecco! come da tanti secoli è trattato questo nostro povero paese, ed il mondo tollera questi carnefici, li protegge, li impone all’Italia! Non si sa se più scellerati i preti e chi li sorregge o più stupido questo miserabile popolo che li soffre nel suo seno e non fulmina, non annienta questi istrumenti del suo servaggio, delle sue miserie e delle sue umiliazioni.

 

 

 




22 Inventore dell’Inquisizione.



23 Uno dei più feroci inquistori di Spagna.






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