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Giuseppe Garibaldi
Clelia ovvero Il governo dei preti

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    • CAPITOLO XXXII   GASPARO
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CAPITOLO XXXII

 

GASPARO

 

La storia del Papato è storia di briganti.

Dai condottieri del medio evo che quel governo debole e demoralizzatore assoldava per mantenere l’Italia in uno stato normale di dissidenze e di guerre intestine per dominarla ai briganti che ai nostri giorni mantiene per impedirne la ricostituzione, io lo ripeto!, quella storia è una storia di brigantaggio.

Chi ha visitato Civitavecchia nel 1849, avrà senza dubbio inteso parlare di Gasparo, famosissimo capo-brigante, parente del cardinale A.... Molti stranieri giungevano espressamente in quella città per vedere quell’uomo straordinario.

Gasparo alla testa della sua masnada avea sfidato la potenza del governo pontificio: sostenuti molti scontri e coi gendarmi e colle truppe e il più delle volte le truppe ed i gendarmi erano stati da Gasparo messi in fuga.

Non potendo il governo avere quel valoroso bandito colla forza, si provò a pigliarlo coll’astuzia.

Come abbiamo detto, Gasparo era parente di uno dei cardinali più autorevoli della Corte, e siccome entrambi erano nativi di S.... ove avevano parenti comuni, così questi furono intermediari fra il governo ed il brigante, portando al bandito le splendide offerte del porporato congiunto.

Gasparo fidatosi delle promesse fattegli, licenziò la banda. Arrestato e condotto in catene nelle prigioni di Civitavecchia, vi si trovava nel 49, cioè al tempo della Repubblica ed allora noi potemmo vederlo.

Il principe C...., fratello della nostra Irene, avea per i racconti de’ pastori avuto sentore d’una bella abitatrice della foresta; dai connotati e dalle circostanze aveva dedotto che essa non poteva essere che la propria sorella.

D’accordo col cardinale A..... egli divisò di trarla a qualunque costo da quella che egli chiamava una prigione, ed era un nascondiglio.

Appoggiato dal governo, ed autorizzato a marciare alla testa del reggimento di cui aveva il comando, il principe non era sicuro per mancanza di pratica dei luoghi chiusi da foltissimi boschi di poter riuscire, laonde chiese al cardinale A.... se gli volesse dare come guida il suo vecchio parente, prigioniero in Civitavecchia.

«Ottima scelta! - rispose il cardinale, - Gasparo vi condurrà nei più reconditi siti della foresta più facilmente che a traverso le vie di Roma. Egli è tal uomo che prendendo un pugno di fieno e odorandolo, anche a mezzanotte, vi saprà dire precisamente ove si trova in qualunque parte di quei deserti. Badate che è vecchio ora ma per coraggio lo credo ancora buono ad affrontare il demonio».

Quando Gasparo nelle carceri di Civitavecchia seppe che dovevano condurlo in Roma si tenne per ispacciato e tra sé stesso diceva: «Meglio così, bisogna pur finrla una volta! sono già stanco della vita. Un solo dispiacere porto meco nella tomba, - aggiungeva picchiandosi la fronte il vecchio Gasparo, - di non potermi vendicare del tradimento di questi cani in sottana».

Due compagnie di gendarmi, una a piedi, l’altra a cavallo, condussero l’antico principe dei briganti in Roma. Il governo avrebbe bensì desiderato ch’ei viaggiasse la notte ma di notte v’era pericolo di fuga o di rapimento perché i vecchi compagni di Gasparo non erano ancor morti. Bisognò dunque acconciarsi a tradurlo di giorno: e di giorno la popolazione correva sullo stradale affollata per contemplare il famoso bandito. Il passaggio del Papa non avrebbe attratta tanta gente.

Condotto in Roma alla presenza del Cardinale A. e del principe C. con molte promesse ed oro, lo impegnarono a coadiuvarli nella proposta distruzione dei briganti libertini46 e nel ricupero della principessa.

Gasparo assentì non volendo perderebella occasione di prendere il largo e vendicarsi di chi lo aveva sì scelleratamente tradito.

 

 

 




46 Libertini, nome che i preti danno ai liberali.






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