SCENA QUINTA
Approda uno schiffo: ne scende Roggiero,
che esplora, e poi Tancredi; quattro
scudieri portano le insegne di Tancredi, la
lancia, lo scudo, su cui si vedono scritte le
parole FEDE, ONORE. Gli scudieri restano in
disparte.
TANCREDI
Oh patria! - dolce e ingrata patria! alfine
A te ritorno! - Io ti saluto, o cara
Terra degli avi miei: ti bacio. È questo
Per me giorno sereno:
Comincia il core a respirarmi in seno.
Amenaide! o mio pensier soave,
Solo de' miei sospir, de' voti miei
Celeste oggetto, io venni alfine: io voglio,
Sfidando il mio destin, qualunque sia,
Meritarti, o morir, anima mia.
Tu che accendi questo core,
Tu che desti il valor mio,
Alma gloria, dolce amore,
Secondate il bel desio.
Cada un empio traditore,
Coronate la mia fé.
Di tanti palpiti,
Di tante pene,
Da te mio bene,
Spero mercé.
Mi rivedrai...
Ti rivedrò...
Ne' tuoi bei rai
Mi pascerò.
Deliri - Sospiri...
Accenti - Contenti!...
Sarà felice - Il cor mel dice,
Il mio destino - Vicino a te.
D'Amenaide ecco il soggiorno.
(A Roggiero)
Or vanne,
Fido Roggiero, di lei cerca, e dille,
Che uno straniero cavalier desia
Occultamente favellarle. - Esplora
I moti suoi!... se mai speranza in lei
Del mio venir... se mai di me ti chiede...
ROGGIERO
Deggio svelar!...
TANCREDI
No, no. - Tutto voglio
Il giubilo goder di sua sorpresa:
Fra que' viali ascoso
T'attenderò. - Va', t'affretta, ritorna,
E consola quest'anima ansiosa.
ROGGIERO
Lo possa io pur! - Sulla mia fé riposa.
(Parte pel palazzo).
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