SCENA SESTA
Tancredi da' cancelli, e detti.
TANCREDI
Fermate. -
Io l'accusata donna
Difendo, o cavalieri. -
(Ad Orbazzano)
Or tu, superbo
Usurpator de' beni altrui, tiranno
Entro libera terra, ecco, se hai core,
L'usato pegno accetta
Della mia sfida e della mia vendetta.
(Gli getta un guanto a' piedi).
AMENAIDE
(È desso! o sogno è il mio!)
ARGIRIO
Quale soccorso! -
ORBAZZANO
E chi sei tu?
TANCREDI
L'emulo tuo son io,
Il difensor di questa donna.
ORBAZZANO
E quale
Il tuo grado, il tuo nome?
(ironico)
Il liscio scudo
Le tue glorie nasconde.
TANCREDI
Le saprai,
Conoscerai chi son quando cadrai.
ORBAZZANO
(raccogliendo il guanto)
Audace! - io domerò l'orgoglio insano.
Aprasi lo steccato.
(Alcuni cavalieri partono).
Della rea
Sciolgansi le catene.
(Le guardie eseguiscono).
AMENAIDE
(a Tancredi)
Va': trionfa,
Sarà tua la vittoria, o mio... guerriero:
L'innocenza difendi...
TANCREDI
(Ah! non è vero.)
ORBAZZANO
(alle guardie)
Da voi sia custodita.
Breve istante
Alla vendetta si frappon, ché breve
Fia la tenzon: tremendo
Pugnerà il braccio mio!...
(a Tancredi e parte)
Vieni a perir.
|