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Gaetano Rossi
Tancredi

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  • ATTO SECONDO
    • SCENA SEDICESIMA
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SCENA SEDICESIMA
Durante il stornello si vede Tancredi salire,
indi scendere, concentrato cupamente;
avanza sospiroso, s'arresta.

TANCREDI
E dove son!
Fra quali orror mi guida
La mia disperazion!
V'ha orror che eguagli
Quel dello stato mio?
Di que' torrenti
Il fragor formidabile; de' venti
Fra queste roccie il fremer cupo; il tristo
Abbandon di natura... ah! tutto accresce,
Tutto pasce nel povero mio core
Le tetre idee del mio tradito amore.
Ah! che scordar non so
Colei che mi tradì...
L'adoro ancor.
Dunque penar dovrò,
Languire ognor così!
Povero cor!

(S 'abbandona su d'un sasso all'ingresso
d'una caverna). (Intanto da' burroni, dalla
selva compariscono gruppi di soldati
saraceni, che s'avviano al campo).

CORO DI SARACENI
Regna il terror
Nella città;
Dell'ombre fra l'orror
Si assalirà:
Vinta cadrà.
La ricca preda allor
Nostra sarà:
S'esulterà.
Gloria e valor
N'accende il cor,
Il saraceno ognor
Trionferà.
(Vanno disperdendosi).

TANCREDI
Fra Saraceni io dunque son? - Le tende
Quelle di Solamiro!... del rivale.
In periglio fatale
È la mia patria, e l'abbandono! - almeno,
Giacché scelsi morir, utile a lei
Si sagrifichi il fin de' giorni miei.
(S'incammina).




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