ATTO I
SCENA I
Sala regia. Trono.
Norfolk, Guglielmo e cavalieri, situati in ordine,
attendono l'arrivo della regina.
Guardie.
Introduzione
CORO
Più lieta, più bella
apparve l'aurora;
malefica stella
dal cielo sgombrò.
Del raggio di pace
il sole s'indora;
di Marte la face
estinta restò.
NORFOLK
(Oh voci funeste,
che aborre quest'alma!
La rabbia m'investe:
più calma non ho.
(Il suono de' militari strumenti in distanza,
che si avvicina di grado in grado,
annunzia l'ingresso in città delle armi
vittoriose condotte da Leicester.)
CORO
Udite... S'avanza
l'invitto campione,
de' cori speranza
delizia d'Albione,
d'Elisa sostegno,
del regno splendor.
NORFOLK
(Che smania! che affanno!
Destino tiranno!
Avvampo di sdegno,
m'uccide il dolor.)
GUGLIELMO
(tirando Norfolk in disparte)
Nel giubilo comun, signore, tu solo
parte non prendi in sì felice giorno?
Perché? Rimira intorno:
vedi qual gioia a ognun siede sul ciglio.
NORFOLK
(Importuno!) Guglielmo,
s'io godo al comun bene,
lo sa il Ciel, tu lo sai, che appien conosci
il sensibil mio cor.
GUGLIELMO
(Così potessi
ignorar qual tu se'.)
NORFOLK
Ma in veder che a' trofei
dell'anglico valore
parte io non ho, mi reca affanno al core.
(Elisabetta entra con seguito di dame,
cavalieri, paggi e guardie. Tutti s'inchinano.)
CORO
Esulta, Elisa, omai
in giorno sì beato.
Cangiò sembianza il fato;
tutto cangiò per te.
L'invitto eroe vedrai,
deporti i lauri al pie'.
ELISABETTA
Quant'è grato all'alma mia
il comun dolce contento!
Giunse alfine il bel momento
che c'invita a respirar.
CORO
Dopo tante rie vicende,
real donna, a pace in seno
tu ritorni a riposar.
ELISABETTA
Questo cor ben lo comprende,
palpitante dal diletto.
(Rivedrò quel caro oggetto
che d'amor mi fa brillar.)
CORO
Possa ognor, felice appieno,
teco l'Anglia giubilar.
ELISABETTA
Grandi del regno, è questo
il più bel giorno di mia vita.
Coronò la vittoria agli Angli il crine.
Del forte duce, a cui deve la patria
ogni suo ben, risuona
ovunque il nome, e tanta fama ei gode,
che al suo merto è minor qualsiasi lode.
Pur da noi non si lasci
d'onorar la presenza
di sì nobil campion. Qui lo scortate.
GUGLIELMO
Ei s'affretta al tuo piè.
ELISABETTA
(Qual gioia?) Andate.
(I grandi vanno all'ingresso a ricevere il vincitore;
Norfolk a stento li segue;
Elisabetta, assistita da Guglielmo, va sul trono.
Leicester entra accompagnato da' primari uffiziali,
a seguito da più nobili Scozzesi, tra i quali sono Matilde,
sotto spoglie virili, ed Enrico.)
CORO
Vieni, o prode, qui tergi i sudori;
con gli olivi di pace gli allori
vieni il crine onorato a fregiar.
Tutto cede al tuo braccio possente;
per te riede ogni volto ridente;
per te cessa ogni lungo penar.
LEICESTER
Alta Regina, invano
lo Scotto altero al nostro ardir si oppose.
Col nome tuo sul labbro
gli Angli pugnarono, e, al rimbombar delle armi,
dal vincitor l'udìa
il nemico guerrier mentre perìa.
Di rea discordia omai
spenta è la face.
Al tuo poter soggiace
chi spezzarlo tentò.
D'uopo non hai
più del nostro valore; onde al tuo piede
del comando delle armi,
che degnasti affidarmi, eccoti il segno.
(Depone sui gradini del trono il bastone del comando.)
Esulti Elisa e teco esulti il regno.
ELISABETTA
Giovane eroe, quanto per me facesti,
quanto a pro della patria usò finora
del tuo gran cor la fede,
d'ogni dono è maggior, d'ogni mercede.
Obbligarlo non so. Ti appressa. Intanto
abbiti questo pegno
della grata alma mia.
(Leicester si prostra,
Elisabetta togliendosi dal petto un ordine cavalleresco,
ne fregia di sua mano il duce.)
LEICESTER
Oh generosa!
NORFOLK
(Oh rabbia!)
MATILDE
(Oh gelosia!)
(Al cenno di Leicester si avanzano gli Scozzesi,
e si prostrano alla Regina, presentandole i preziosi tributi
che recano sopra de' bacili da un bianco velo.)
LEICESTER
Questi, sovrana eccelsa
germi di chiara stirpe illustri ostaggi,
proni al tuo soglio vedi.
Que' preziosi arredi
ch'oggi t'invia la sottomessa Scozia...
(Sospende il discorso nel riconoscere tra gli ostaggi
la consorte ed il cognato.)
(Oh cieli!... che mai vegg'io...
Stelle!... Matilde!... Enrico!...
È un sogno il mio?)
ELISABETTA
(agli ostaggi)
Sorgete. Entro la reggia
avrete asilo. All'onorevol grado
de' paggi miei v'eleggo.
(Scende dal trono.)
Londra festeggi in così lieto giorno
delle nostre armi il fortunato evento;
sia partecipe ognun del mio contento.
(Elisabetta nel ritirarsi guarda benignamente Leicester,
donandogli la mano da baciare. Norfolk freme;
Matilde fa lo stesso; Enrico, che se ne accorge,
fa cenno alla sorella d'esser cauta.
Ognuno ritirasi fuorché Leicester, il quale va sull'ingresso
ed ivi trattiene Matilde, ch'è l'ultima ad entrare,
e fa che ella retroceda.)
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