SCENA III
Interno di un ampio carcere a volte, rischiarato in parte da un lampione;
scala a sinistra, che conduce ad una chiusa porta nell'alto;
altra piccola porta murata in fondo, che a suo tempo vien diroccata;
ingresso comune da un lato.
LEICESTER
(solo)
Della cieca fortuna un triste esempio,
lasso! in me trovo. In questo giorno il sole,
testimonio di gloria,
sorgeva a rischiarar la mia vittoria.
Tramonta appena il sole, e in lutto
per me si cangia il tutto.
(Siede.)
Ma d'uopo han di conforto
dopo lungo vegliar, le stanche membra,
e, mio malgrado, al sonno
sento che gli occhi miei regger non ponno.
(Si addormenta e parla in sogno.)
Sposa amata... respira...
Cessan gli affanni nostri...
È il ciel placato...
Tergi quel pianto ormai...
Idolo del mio cor... penammo assai...
Deh! sposa... ascolta... non fuggir...
T'arresta.
(Si sveglia e si alza ad un tratto.)
Ohimè!... dove son io?...
larva fu questa.
Fallace fu il contento,
certa è la mia sciagura.
Immerso, oh Dio! mi sento
nel primo affanno il cor.
Saziati, o sorte irata:
apriti o terra, e invola
quest'alma desolata
a tanto suo dolor.
E l'adorata sposa,
e l'innocente Enrico
per sopportar sì fiera
perir dovranno!... Oh Dio!
immagine d'orrore,
converria di macigno avere il core.
(Norfolk entra con due guastatori.)
NORFOLK
Amico...
LEICESTER
Ciel!... ti scosta.
NORFOLK
Così m'accogli!
LEICESTER
Pria di venire al mio sen,
dimmi, non deggio
il presente mio stato
al tradimento tuo?
NORFOLK
Che parli? Ingrato?
Mi conosci sì poco? Eccoti il ferro:
Vibralo in me, se vuoi, ma l'onor mio
così non oltraggiar.
LEICESTER
Ma Elisabetta...
NORFOLK
Scoperse il ver, né so dir come. A lei
diressi i preghi miei.
Che non feci e non dissi onde quel core
impietosir per te? Vana speranza!
Voglio salvarti,
felice io voglio farti
e ad ogni costo.
LEICESTER
Come?
NORFOLK
Odi... Ma pria mira colà. Matilde
e il suo german divide
da te quel chiuso varco.
LEICESTER
Oh ciel!
NORFOLK
(a' guastatori, che si accingono ad atterrare il muro
della piccola porta nel fondo)
Quanto vi dissi,
s'eseguisca.
(a Leicester)
Fra poco stringerli al sen potrai.
LEICESTER
Oh generoso! Oh degno...
NORFOLK
Del tradimento mio sia questo un segno.
LEICESTER
Deh! scusa i trasporti
d'un misero oppresso;
errai, lo confesso;
pentito son già.
NORFOLK
(Costui di vendetta
mi schiude la via;
poi vittima sia;
estinto cadrà.)
LEICESTER
Non parli?
NORFOLK
L'offesa a te perdona
quest'anima accesa di pura amistà.
A DUE
Ritorna al mio seno,
confortati (confortami) appieno;
felice ti (mi) renda
la mia (tua) fedeltà.
NORFOLK
Unita alle schiere,
la plebe dolente,
attorno fremente
scorrendo sen va.
LEICESTER
Che narri!... E pretende?
NORFOLK
Troncar tue ritorte.
Suo duce ti attende...
LEICESTER
Che ascolto!
NORFOLK
La sorte
per te cangerà.
LEICESTER
Non sia! Va...
NORFOLK
Ma senti...
LEICESTER
Ribelle del soglio!...
NORFOLK
Soccorso a momenti...
LEICESTER
Nol curo, nol voglio:
orrore mi fa!
NORFOLK
Al fato crudele
soccombi, infelice,
se troppo fedele
quell'alma sarà.
LEICESTER
Il fato crudele
può farmi infelice
ma sempre fedele
quest'alma sarà.
(I due guastatori, avendo diroccato il muro della porta,
s'inoltrano nella medesima, indi escono e si ritirano in dove son venuti.
Nell'atto che Norfolk vuol far premure a Leicester,
si sentono stridere i cardini dell'altra porta nella sommità della scala,
da cui discende Elisabetta, preceduta da una guardia che reca una face.
Norfolk, scorgendo la regina, timoroso a tal vista, è in atto di partire,
ma, cangiando pensiero, si cela dietro ad un pilastro
in corta distanza dell'ingresso aperto poco prima,
sul cui limitare si mostrano Enrico e Matilde.
L'oscurità nel luogo del fondo non fa distinguerli da Norfolk né dagli altri.
Leicester, meravigliato in vedere la sovrana,
rimane confuso mentre ella scende.
La guardia, dopo aver posato la face, si ritira al cenno d'Elisabetta.)
LEICESTER
(Prostrandosi)
Tu, regina!... deh! come...
ELISABETTA
Taci.
NORFOLK
(Io tremo...
Che mai sarà.)
MATILDE
(sotto voce ad Enrico)
Cielo! Ella stessa!
ENRICO
(come sopra a Matilde)
Il piede non inoltrar.
MATILDE
(come sopra, vedendo Norfolk.)
Costui perché celato?
ENRICO
Udiam; t'accheta omai.
ELISABETTA
(giunta al basso)
Misero ascolta.
Ecco l'ultima volta
che ti è dato di vedermi. A' danni tuoi
favellaron le leggi, e i grandi a morte
ti condannaron già. La tua regina
approva la sentenza:
Elisabetta far non lo potria.
(accennando la scala)
Per quella ignota via
ella t'offre uno scampo; va', t'affretta;
la regina or non v'è, ma Elisabetta.
LEICESTER
Oh eccelsa donna!... Amore
mi fece reo, ma non ribelle al trono.
S'io m'involassi alla mia pena, il mondo
tale mi crederia. Lascia ch'io pèra.
Mostrati generosa
a Enrico, alla mia sposa;
li salva; altro non bramo.
ELISABETTA
Un impossibil chiedi.
L'empio Norfolk che ti accusò...
LEICESTER
Che dici! Norfolk!
NORFOLK
(Oh ciel!)
ELISABETTA
Matilde e suo germano
al cospetto de' grandi,
nomò complici tuoi contro lo stato.
LEICESTER
Norfolk!
ELISABETTA
Scellerato
tardi il conobbi; ognuno tacea. Punirlo
volli di sua finta amistade, e ognuno
di qual tempra è quel cor mi fe' palese.
NORFOLK
(Ohimè!)
LEICESTER
Che mai tanta perfidia intese!
Ah! Regina, al riparo. Il traditore
qui poc'anzi sen venne; a me fingea
fida amistà; volea farmi capo della plebe.
ELISABETTA
Oh Dio!
NORFOLK
(Ah! perduto son io!)
LEICESTER
Deh! Corri!
MATILDE
(ad Enrico accennando Norfolk)
Mira!
ENRICO
(vedendolo posar la mano sull'elsa della spada)
Ei stringe il brando.
ELISABETTA
(dopo aver pensato)
L'empio si preverrà.
(in atto di scendere la scala)
NORFOLK
(avventandosi colla spada ad Elisabetta)
Ma pria la morte avrai.
ELISABETTA
Cielo! ...
ENRICO, MATILDE
Fermati! ...
NORFOLK
Ohimè!...
LEICESTER
Mostro! che fai!
(Enrico e Matilde disarmano Norfolk;
Enrico gli pone al petto la punta della spada,
afferrandogli il braccio destro;
Matilde gli afferra il braccio sinistro;
Leicester si para d'innanzi ad Elisabetta.)
ELISABETTA
Olà, Guglielmo!...
LEICESTER
Guardie!...
(Guglielmo e guardie entrano con faci, dalla scala.)
GUGLIELMO
Mia sovrana...
ENRICO, MATILDE
Vivi regina!
LEICESTER
Vivi, e vivi al regno.
NORFOLK
Oh destin!
ENRICO, MATILDE
Traditor!
LEICESTER
Barbaro!
ELISABETTA
Indegno!
Fellon la pena avrai
dovuta a tanto eccesso.
Dove s'intese mai
più scellerato cor!
S'aggravi di ritorte;
vada l'iniquo a morte;
terribil fia lo scempio
d'un empio traditor.
(Norfolk è condotto dalle guardie nel fondo del carcere.)
ENRICO, MATILDE
Deh! calmati.
LEICESTER, GUGLIELMO
Respira.
A QUATTRO
E il ciel pietoso ammira
de' regi difensor.
ELISABETTA
Bell'alme generose,
a questo sen venite.
Vivete, omai gioite;
siate felici ognor.
(Dopo aver abbracciato Matilde ed Enrico,
li fa avvicinare a Leicester.)
A QUATTRO
(Ad Elisabetta)
Oh grande!
CORO
(di dentro)
Leicester!
A CINQUE
Quai grida!
CORO
(di dentro)
Vederlo vogliamo
morire al suo pie'.
(Vedonsi spalancare le porte del carcere.
Entra il Coro, di soldati e popolo.)
LEICESTER
Audaci! rispetto, frenate...
ELISABETTA
(alle guardie che vogliono opporsi alla moltitudine)
Fermate!
Sì tenero affetto
punibil non è.
CORO
(prostrandosi)
La regina!... A' piedi tuoi
imploriam pietà, perdono...
ELISABETTA
Ecco il duce: il rendo a voi,
rendo al trono il difensore.
CORO
Viva Elisabetta! L'eroina,
lo splendor di nostra età.
ELISABETTA
(Fuggi amor da questo seno,
non turbar più il viver mio.
Altri affetti non vogl'io
che la gloria e la pietà.)
CORO
Viva Elisabetta, ecc.
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