SCENA IV
Figaro, poi il Conte.
FIGARO
Ah, ah! che bella vita!
Faticar poco, divertirsi assai,
e in tasca sempre aver qualche doblone
gran frutto della mia riputazione.
Ecco qua: senza Figaro
non si accasa in Siviglia una ragazza:
a me la vedovella
ricorre pel marito: io, colla scusa
del pettine di giorno,
della chitarra col favor la notte,
a tutti onestamente,
non fo per dir, m'adatto a far piacere,
oh che vita, che vita! Oh che mestiere!
Orsu', presto a bottega
CONTE
(avanzandosi)
E' desso, o pur m'inganno?)
FIGARO
(scorgendo il Conte)
(Chi sara' mai costui?)
CONTE
(Oh, e' lui senz'altro!)
Figaro!
FIGARO
Mio padrone
(riconoscendo il Conte)
Oh, chi veggo! Eccellenza!
CONTE
Zitto, zitto, prudenza!
Qui non son conosciuto,
ne' vo' farmi conoscere. Per questo
ho le mie gran ragioni.
FIGARO
Intendo, intendo,
la lascio in liberta'.
CONTE
No no
FIGARO
Che serve?
CONTE
No, dico: resta qua;
forse ai disegni miei
non giungi inopportuno Ma cospetto,
dimmi un po', buona lana
come ti trovo qua? poter del mondo!
Ti veggo grasso e tondo
FIGARO
La miseria, signore!
CONTE
Ah birbo!
FIGARO
Grazie.
CONTE
Hai messo ancor giudizio?
FIGARO
Oh! e come. Ed ella,
come in Siviglia?
CONTE
Or te lo spiego. Al Prado
vidi un fior di bellezza, una fanciulla
figlia d'un certo medico barbogio
che qua da pochi di' s'e' stabilito.
Io, di questa invaghito,
lasciai patria e parenti, e qua men venni.
E qua la notte e il giorno
passo girando a que' balconi intorno.
FIGARO
A que' balconi? un medico? Oh cospetto!
Siete ben fortunato;
sui maccheroni il cacio v'e' cascato.
CONTE
Come?
FIGARO
Certo. La' dentro
io son barbiere, parrucchier, chirurgo
botanico, spezial, veterinario,
il faccendier di casa.
CONTE
Oh che sorte!
FIGARO
Non basta. La ragazza
figlia non e' del medico. E' soltanto
la sua pupilla!
CONTE
Oh, che consolazione!
FIGARO
Percio' Zitto!
CONTE
Cos'e?
FIGARO
S'apre il balcone.
(Si ritirano sotto il portico.)
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