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Cesare Sterbini
Il barbiere di Siviglia

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  • Atto I
    • SCENA XIV
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SCENA XIV

Rosina, indi Bartolo.

ROSINA
Ora mi sento meglio. Questo Figaro
e' un bravo giovinotto.

BARTOLO

(entrando)
Insomma, colle buone,
potrei sapere dalla mia Rosina
che venne a far colui questa mattina?

ROSINA
Figaro? Non so nulla.

BARTOLO
Ti parlo'?

ROSINA
Mi parlo'.

BARTOLO
Che ti diceva?

ROSINA
Oh! mi parlo' di cento bagattelle
Del figurin di Francia,
del mal della sua figlia Marcellina.

BARTOLO
Davvero! Ed io scommetto
che porto' la risposta al tuo biglietto.

ROSINA
Qual biglietto?

BARTOLO
Che serve! L'arietta dell'Inutil Precauzione
che ti cadde staman giu' dal balcone.
Vi fate rossa? (Avessi indovinato!)
Che vuol dir questo dito
cosi' sporco d'inchiostro?

ROSINA
Sporco? oh, nulla.
Io me l'avea scottato
e coll'inchiostro or or l'ho medicato.

BARTOLO
(Diavolo!) E questi fogli
Or son cinque eran sei.

ROSINA
Que' fogli? e' vero.
D'uno mi son servita
a mandar dei confetti a Marcellina.

BARTOLO
Bravissima! E la penna
perche' fu temperata?

ROSINA
(Maledetto!) La penna!
Per disegnare un fiore sul tamburo.

BARTOLO
Un fiore?

ROSINA
Un fiore.

BARTOLO
Un fiore. Ah! fraschetta!

ROSINA
Davver.

BARTOLO
Zitta!

ROSINA
Credete.

BARTOLO
Basta cosi'.

ROSINA
Signor..

BARTOLO
Non piu' tacete.
A un dottor della mia sorte
queste scuse, signorina!
Vi consiglio, mia carina,
un po' meglio a imposturar.
I confetti alla ragazza!
Il ricamo sul tamburo!
Vi scottaste: eh via! eh via!
Ci vuol altro, figlia mia,
per potermi corbellar.
Perche' manca la' quel foglio?
Vo' saper cotesto imbroglio.
Sono inutili le smorfie;
ferma la', non mi toccate!
Figlia mia non lo sperate
ch'io mi iasci infinocchiar.
Via, carina, confessate;
son disposto a perdonar.
Non parlate? Vi ostinate?
So ben io quel che ho da far.
Signorina, un'altra volta
quando Bartolo andra' fuori,
la consegna ai servitori
a suo modo far sapra'.
Ah, non servono le smorfie,
faccia pur la gatta morta.
Cospetton! per quella porta
nemmen l'aria entrar potra'.
E Rosina innocentina,
sconsolata, disperata,
in sua camera serrata
fin ch'io voglio star dovra'.
 

(Parte.)




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