SCENA VII
Il Conte e Figaro.
CONTE
Oh cielo!
FIGARO
Nella stanza
convien dir che qualcuno entrato sia.
Ella si e' ritirata.
CONTE
(con enfasi)
Ah cospettone!
Io gia' deliro avvampo! Oh, ad ogni costo
vederla io voglio Vo' parlarle. Ah, tu,
tu mi devi aiutar.
FIGARO
Ih, ih, che furia!
Si', si', v'aiutero'.
CONTE
Da bravo: entr'oggi
vo' che tu m'introduca in quella casa.
Dimmi, come farai? via! del tuo spirito
vediam qualche prodezza.
FIGARO
Del mio spirito
Bene vedro' ma in oggi
CONTE
Eh via! t'intendo.
Va la', non dubitar; di tue fatiche
largo compenso avrai.
FIGARO
Davver?
CONTE
Parola.
FIGARO
Dunque, oro a discrezione?
CONTE
Oro a bizzeffe.
Animo, via.
FIGARO
Son pronto. Ah, non sapete
i simpatici effetti prodigiosi
che, ad appagare il mio signor Lindoro,
produce in me la dolce idea dell'oro.
All'idea di quel metallo
portentoso, onnipossente,
un vulcano la mia mente
incomincia a diventar.
CONTE
Su, vediam di quel metallo
qualche effetto sorprendente
del vulcan della tua mente
qualche mostro singolar.
FIGARO
Voi dovreste travestirvi,
per esempio da soldato.
CONTE
Da soldato?
FIGARO
Si', signore.
CONTE
Da soldato? e che si fa?
FIGARO
Oggi arriva un reggimento.
CONTE
Si', e' mio amico il Colonnello.
FIGARO
Va benon.
CONTE
Eppoi?
FIGARO
Cospetto!
Dell'alloggio col biglietto
quella porta s'aprira'.
Che ne dite, mio signore?
Non vi par? Non l'ho trovata?
CONTE
Che invenzione prelibata!
Bravo, bravo,
in verita'!
Bella, bella,
FIGARO
Piano, piano un'altra idea!
Veda l'oro cosa fa.
Ubbriaco si', ubbriaco,
mio signor, si fingera'.
CONTE
Ubbriaco?
FIGARO
Si', signore.
CONTE
Ubbriaco? Ma perche'?
FIGARO
Perche' d'un ch'e' poco in se'
(imitando moderatamente i moti d'un ubbriaco)
che dal vino casca gia',
il tutor, credete a me,
il tutor si fidera'.
A DUE
Che invenzione prelibata!
Bravo, bravo,
in verita'!
Bella, bella,
CONTE
Dunque
FIGARO
All'opra.
CONTE
Andiam.
FIGARO
Da bravo.
CONTE
Vado Oh, il meglio mi scordavo!
Dimmi un po', la tua bottega per trovarti, dove sta?
FIGARO
La bottega? Non si sbaglia;
guardi bene; eccola la'.
(additando fra le quinte)
Numero quindici a mano manca
quattro gradini, facciata bianca,
cinque parrucche nella vetrina
sopra un cartello "Pomata fina",
mostra in azzurro alla moderna,
v'e' per insegna una lanterna
La' senza fallo mi trovera'.
CONTE
Ho ben capito
FIGARO
Or vada presto.
CONTE
Tu guarda bene
FIGARO
Io penso al resto.
CONTE
Di te mi fido
FIGARO
Cola' l'attendo.
CONTE
Mio caro Figaro
FIGARO
Intendo, intendo.
CONTE
Portero' meco
FIGARO
La borsa piena.
CONTE
Si', quel che vuoi, ma il resto poi
FIGARO
Oh non si dubiti, che bene andra'
CONTE
Ah, che d'amore
la fiamma io sento,
nunzia di giubilo
e di contento!
Ecco propizia
che in sen mi scende;
d'ardore insolito
quest'alma accende,
e di me stesso
maggior mi fa.
FIGARO
Delle monete
il suon gia' sento!
L'oro gia' viene,
viene l'argento;
eccolo, eccolo
che in tasca scende;
e di me stesso
maggior mi fa.
(Figaro entra in casa di Bartolo, il Conte parte.)
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