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Giovanni Schmidt
Armida

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  • ATTO PRIMO
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SCENA TERZA
Preceduta e seguita da molti guerrieri, fra'
quali Eustazio, comparisce Armida sopra
un cocchio, accompagnata da Idraote sotto
spoglie di privato, e da picciol seguito di
Damasceni a cavallo.

Ognuno le se affolla d'intorno.

CORO GENERALE
Quell'astro mattutino,
Forier de' rai del giorno,
Di tanta luce adorno
Non si mostrò finor.

Del volto peregrino
L'angelica possanza
Ogni splendore avanza,
Offusca ogni splendor.
(Armida scende, e guidata da
Eustazio si presenta a Goffredo).

ARMIDA
Signor, tanto il tuo nome ovunque suona,
Che fino a' tuoi nemici
Avvien che desti in petto
Sensi di maraviglia e di rispetto.
Del trono di Damasco in me l'erede
(La cui sventura eccede
Ogni più ria sventura) io ti presento.
Il barbaro Idraote,
Di sangue a me congiunto, il serto avito
Non sol pensa involarmi,
Che insidia i giorni miei.
Se magnanimo sei, che tal ti credo,
Quanto sei valoroso,
Da te sperar mi giova il mio riposo.

GOFFREDO
Principessa gentil, che far poss'io?
Parla.

ARMIDA
La tua pietade
Io reclamo. Fra tanti,
Che qui ti fan corona, eccelsi eroi,
La desolata Armida
Dieci eletti campioni a te richiede.
Questi a ripormi in sede
Bastanti son. Fedele il popol mio,
Attende solo chi l'inciti all'armi;
E se avvien ch'io mi mostri di Damasco
Con tai prodi alle mura,
Duce, la mia fortuna è appien sicura.
(Abbassandogli occhi, con finta umiltà
aspetta la risposta di Goffredo).

IDRAOTE (Che dirà?)

EUSTAZIO
(Quella voce, i mesti accenti
Penetran l'alma mia.)

GOFFREDO
(dopo aver pensato)
Reina, senti.
In servigio del cielo,
Sangue e sudor da noi si spande. Rieda
In libertà Sionne; su quel monte
Di nostra fede ondeggi
Il venerato segno,
E poi si pensi al tuo perduto regno.
(Armida mostra di piangere, Idraote freme,
Eustazio ed un numero di paladini danno
segni di rammarico).

ARMIDA
Sventurata! or che mi resta
Se pietà non trovo in te?
Della morte, più funesta
È la vita omai per me.

GOFFREDO
Calma il duolo; per te spenta
La speranza ancor non è.
La promessa mia rammenta:
Prendi in pegno la mia .

IDRAOTE
(Non tradirmi, amica speme;
Non stancarti o mio furor.)

EUSTAZIO e CORO
(Non ha core chi non geme
Al suo pianto, al suo dolor.)

ARMIDA
(Per me ognun sospira e geme
Preda omai d'un folle amor.)
(A Idraote)
Vieni.

EUSTAZIO
Dove?

ARMIDA
Ove mi guida
Il rigor d'avversa stella.

EUSTAZIO
(ad Armida)
Ferma...

IDRAOTE Ahi misera donzella!

EUSTAZIO
Deh! german, pietà d'Armida.

CORO
(a Goffredo)
Deh! pietà di lei, signor.

GOFFREDO
(Or che farò? Ceder dovrò?
M'assisti, o ciel.)

ARMIDA
Speme non ho,
Regger non so...
Fato crudel!

EUSTAZIO e IDRAOTE
(Chi può soffrir
Il suo martir,
Alma non ha.)

CORO
Veder languir
Infra' sospir
Real beltà...

EUSTAZIO, IDRAOTE e CORO
(Oh crudeltà!)

GOFFREDO
(M'assisti, o ciel.)

ARMIDA
Fato crudel!

CORO
Signor, pietà.

EUSTAZIO
German, se togli al campo
Breve drappel di noi,
Non fia che rechi inciampo
De' Franchi al trionfar.
All'oppugnate mura
Restino i duci eroi;
Guerrier noi di ventura,
Possiam per lei pugnar.

IDRAOTE
Pietà, dover c'invita
Gli oppressi a sollevar.

CORO
Gloria il sentier ci addita
Che noi dobbiam calcar.

GOFFREDO
(dopo breve pausa)
Cedo al comun desio:
Fian paghi i voti suoi.

ARMIDA
E sarà ver?

ARMIDA, EUSTAZIO e IDRAOTE
(Cor mio,
Al fin potrai sperar.)

ARMIDA
Per me propizio il fato,
Rallenta il suo rigore.
Ah! sì, questo mio core
Comincia a respirar.

TUTTI, fuorché GOFFREDO
Per te propizio il fato,
Rallenta il suo rigore.
Armida, il tuo bel core
Cominci a respirar.

GOFFREDO
(Un moto inusitato,
Un gelido timore,
Presagio di dolore,
Mi sento in sen destar.)
Cedei, guerrieri, è ver; però vogl'io
Che dalla vostra schiera
Si elegga un successor del duce spento.
Ei scelga a suo talento
Fra voi dieci campioni. Il chiesto dono
Sappia ciascuno che si concede a lei
Da' vostri sì, non da' consigli miei.
(Goffredo parte con seguito di guerrieri, e le schiere
si ritirano. Frattanto un numero di paladini va con
Eustazio in disparte e parlano alquanto fra loro).




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