SCENA NONA
Rinaldo. I precedenti.
RINALDO
(nell'atto di traversare il campo si ferma)
(Il nome mio!)
GERNANDO
Costui
Di che mai può vantarsi?
Osa forse agguagliarsi a chi si pregia
D'ampio dominio e popoli soggetti?
Oh! l'eroe si rispetti,
Ch'altro non ha che sterile retaggio
D'avi e scettri remoti.
Bella, grande è la scelta
Che in lui faceste; ei meritava il dono
D'esservi duce; in ver, lieto ne sono.
RINALDO
(Indegno!)
GERNANDO
E l'accettò? Folle! ah, tant'osa
Signor d'indegno stato,
Signor, che nella serva Italia è nato!
RINALDO
(Io fremo.)
GERNANDO
E non pensaste
Che l'ombra di Dudone,
Mentre in questo superbo i lumi gira,
Freme lassù nel ciel di nobil ira?
CORO DE' PALADINI
Prode è Rinaldo.
GERNANDO
Stolta
Temerità, furore,
Non già valor guerriero
In lui chi mai non vede?
RINALDO
(avanzandosi)
Ah menzognero!
Se pari agli accenti
Hai l'anima audace,
T'accingi, mendace,
Quel brando a impugnar.
(Snuda la spada).
GERNANDO
Ch'io tema il tuo sdegno?
Indegno, t'inganni.
Son pronti a' tuoi danni
La destra e l'acciar.
(Fa lo stesso).
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