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Giovanni Schmidt
Armida

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  • ATTO TERZO
    • SCENA QUARTA
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SCENA QUARTA
Armida, Rinaldo, tenendosi per mano.

ARMIDA e RINALDO
Soavi catene,
Se amore v'ordì,
Per sempre al mio bene
Mi unite così.

ARMIDA
O mio Rinaldo, ammira
Quest'ameno soggiorno.
Or, benché ardente
Sirio si mostri in ciel, per opra mia
La fiorita stagione
E il pomifero autunno
Si porgono le destre
In questo fortunato asil campestre.

RINALDO
Tutto mi fa beato,
Ma più di tutto Armida,
Purch'io viva sicuro
Di sua costanza...

ARMIDA
E che! dubiteresti...

RINALDO
Così rara beltà, che far potria
Un monarca felice...
Real donzella... lungi
Per mia cagion dal regno suo natio...

ARMIDA
Sul tuo cor non ho regno, e tu sul mio?
E ciò non basta? Amor me vinse.

RINALDO
E seco,
Armida, gareggiasti
Quando co' vaghi rai m'imprigionasti.
Anzi, maggiore è il tuo
Del trionfo d'Amor; tutto potea
Ei nume: tu mortal... Ma che favello?
Mortal non è chi d'ogni cor può farsi
Assoluta reina,
Chi tanta in sé contien beltà divina.
O pupille adorate.
Mentre avvincete un cor, voi lo beate.
Va superbo questo core De' felici lacci suoi
Nel provar, bei lumi, in voi Qual d'Amore è la virtù.
E l'antica libertade In obblio per voi ripone,
Se vuol farne il paragone Con sì bella servitù.

ARMIDA
Resta, mio ben. Degg'io per poch'istanti
Lungi da te...

RINALDO
Come!...

ARMIDA
Non lieve cura
Mi chiama altrove. Addio.
In breve al fianco tuo mi rivedrai.
(Parte).




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