SCENA DECIMA
Armida.
Allontanato Rinaldo, ella insensibilmente rinviene,
quindi si alza, guarda intorno e dice:
ARMIDA
Dove son io!...
Fuggi! Lasciarmi, oimè! così
Poté l'ingrato?
E vivo ancora?... e palpiti
Mio desolato core?...
(si aggira incerta)
Che fo?...
Vendetta... Amore...
Di voi chi udir dovrò?...
Del mio trovar si può
Più atroce stato!
(Rimane concentrata ne' suoi pensieri).
(Frattanto sorge una larva in
sembianza della Vendetta).
Vendetta...
(scuotendosi)
Ah! sì, ti miro:
Te sola invoco: vieni...
(Mentre vuole avvicinarsi alla larva suddetta,
sorge altra larva sotto le forme dell'Amore,
sospiroso e piangente).
Amor... con quel sospiro
Perché il mio sdegno affreni?...
Forse spietato sei,
Sebben tu piangi, Amor.
(Verso la Vendetta).
Forse pietade è in lei
Cinta benché d'orror.
(Pensa alquanto, poi corre
alla prima larva).
È ver... gode quest'anima
In te, fatal Vendetta.
Da me repente involati
Perfido Amor; t'affretta.
(Sparisce la larva dell' Amore).
Se al mio poter, voi Furie,
Sorde non siete ancor,
Ad inseguir traetemi
Un empio, un traditor.
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