SCENA QUARTA
Faraone, Mosè e guardie.
FARAONE
Che potrai dir? Di Achimelecco, il Rege
Di Madian, non leggesti
Testé il foglio, o Mosè? Moabbo, Ammone
Co' Madianiti e i Filistei feroci
Inonderan le mie campagne, il regno,
Se lascerò, come indicò l'editto,
I perigliosi Ebrei partir da Egitto.
MOSÈ
E da misera gente
Qual mal si può temer?
FARAONE
Tutto: bramosa
Di formarsi un asil, dalla violenza
Ottenerlo saprà; quindi turbati
De' vicini regnanti
I domini saranno.
MOSÈ
Oh debole pretesto! oh nuovo inganno!
E chi sono costoro
In faccia al nostro Dio? polve, che il vento
Ed agita e disperde in un momento!
FARAONE
Giusta ragion di stato
A rivocar mi astringe,
Tu il vedi ben, l'ordin già dato.
MOSÈ
Oh cieco,
Oh affascinato Re! nuovi flagelli
Richiami sul tuo capo?
FARAONE
Olà! favelli
Qual dee Mosè!
MOSÈ
Non è Mosè... ragiona
Sul suo labbro quel Dio, che tante pruove
Ti diè del suo poter; quel Dio, che stanco
Di più soffrirti, atroce
Colpo già scaglia al tuo paterno core,
Che costar ti saprà pianto e dolore.
FARAONE
Superbo!
MOSÈ
Il real Prence
Con tutt'i primogeniti, saranno
Fulminati da Dio.
FARAONE
Guardie! tra' ceppi
Costui sia tratto: or or vedrem, se il fulmine
Abbatterà sul trono il figlio mio,
O te da morte salverà il tuo Dio.
MOSÈ
Tu di ceppi mi aggravi la mano?
Mi minacci di morte funesta?
Ma non sai che non tanto è lontano
A colpirti lo sdegno del Ciel.
Fra gli affanni, tra i fieri tormenti
Troppo tardi l'error piangerai,
E pietade, ma invan, chiederai,
Che non merta chi tanto è infedel.
(È condotto via).
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