SCENA TERZA
Osiride, poi Mambre.
OSIRIDE
E avete, avverse stelle,
Più fulmini per me? colei che adoro,
Che de' pensieri miei forma il primiero,
Mi lascerà per sempre? ah! non fia vero!
Di Osiride il potere
Estinto ancor non è... Mambre! ah! non sai!
MAMBRE
Tutto mi è noto: il ciurmator di Giuda,
Di nuov'inganni autor, trionfa, e gode
Del mio rossor, delle tue pene estreme.
Da' miei consigli allontanato il Rege,
Del mago ebreo cede a' prestigi.
OSIRIDE
Ah corri...
L'ingegno adopra... Il mio dolor ti muova...
Io ben conosco a pruova
Quanto puoi, quanto sai: va'... dapertutto
Spargi il velen della discordia: vegga
Dalla partenza ebrea
Le sue perdite Egitto; infin se l'oro
Basta del volgo a guadagnare i cori,
Disponi a larga man de' miei tesori.
MAMBRE
Tutto tentar saprò: tremi, e si prostri
AL mio saper Mosè. Smentiti un giorno
Fur da me i suoi prodigi. Anch'io la verga
Ho trasformato in angue,
E fu da me l'onda cangiata in sangue.
Or se alle frodi sue fortuna arrise,
Prence, vedrai che al fertile mio ingegno
Fia di lieve momento
Muover la plebe e farti appien contento.
(Esce).
OSIRIDE
Ah! tutto non perdei,
Se mi resta un amico... oh Ciel! che miro!
Quasi fuor di se stessa
Ecco l'amata Elcìa, che langue e geme!
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