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Felice Romani
Bianca e Falliero

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  • ATTO SECONDO
    • SCENA OTTAVA
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SCENA OTTAVA
Falliero in mezzo alle guardie e scortato dal
Cancelliere del Consiglio.

FALLIERO
Qual funebre apparato, e qual d'intorno
Languida e smorta luce
L'orror ne addoppia? Oh come ai rei tremendo
Deve apparirne il taciturno aspetto,
Se scuote a me innocente il core in petto!
Oh Bianca, fu presago
Il tuo timor: eccomi in ceppi, e forse
Volgeran molti giorni
Anzi che a te ritorni. Oh Dio!... se intanto
Dal padre astretta al mio rival cedessi?...
Se ti perdessi mai... pensier crudele!
Lungi, ah! lungi da me... Bianca è fedele.
Alma, ben mio, sì pura
Come la tua non v'è.
La stessa mia sventura
Mi fa più caro a te.

CANCELLIERE
Vieni, signor: in altra stanza è d'uopo
Che i tuoi giudici attenda.

FALLIERO
Il nome loro
Saper mi lice almeno?

CANCELLIERE
Loredano, Capellio e Contareno.

FALLIERO
Contaren! son perduto.

CANCELLIERE
Il suo rigore
È inflessibil, è ver; ma spera, è giusto
Capellio e generoso: avrà su quello
Quant'aver puote su paterno core
Forza e poter un figlio.

FALLIERO
Un figlio! come?
Che dici tu?

CANCELLIERE
Sì: di Capellio sposa
Bianca divenne.

FALLIERO
Tu deliri.

CANCELLIERE
Io stesso
Vidi la pompa e l'apparecchio intero
Delle sue nozze: ella è a Capellio unita.

FALLIERO
(con tutta la disperazione)
Bianca!... la mia sentenza è proferita.

CANCELLIERE
Tu tremi?... impallidisci?... il tuo delitto
Certo saria?

FALLIERO
La mia sventura è certa.

CANCELLIERE
Né speme hai tu?

FALLIERO
Quella che agl'infelici
Sola rimane: morte.

CORO
(accostandosi a lui)
Oh Ciel! che dici?

FALLIERO
(prendendo per mano il Cancelliere
dice con somma passione)
Tu non sai qual colpo atroce,
Qual pugnal mi hai fitto in core:
È la morte un duol minore
Del dolor che a me recò.

CORO
Deh! ti spiega.

FALLIERO
Umana voce
Non può dir l'affanno mio.

CORO
Deh! favella.

FALLIERO
Ah! nol poss'io:
Fino il pianto a me mancò.
(Da sé)
Lasso! cessar di vivere
Degli anni suoi sul fiore...
In un istante perdere
Gloria, fortuna, onore...
Ah! dove è un cor sì barbaro
Che me non piangerà?
(Risoluto)
Ma più che onore e vita
A me rapì l'ingrata:
Si mora, e sia compita
La sorte mia spietata;
Del mio morir la perfida
Un dì rimorso avrà.

TUTTI
Ah! dove è un cor sì barbaro
Che teme non piangerà?
(Si ritira in mezzo agli arcieri).




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