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Ciro Kahn
L'uomo di fil di ferro

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  • PARTE PRIMA L’INCUBO
    • V. Viola ed Al.
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V.

Viola ed Al.

Quella stessa mattina, Viola, la figlia di Falqui, si era levata di buon’ora. Il tempo degli esami si avvicinava: e recatasi sul giardino pensile del grattacielo dove alloggiava, Ottava Isola di Corso G. Marconi, si era assorbita nella preparazione della sua tesi di laurea.

Aveva portato con sé numerosi volumi ed andava via via dettando i suoi appunti nel tubo della fonoregistratrice. Ogni uomo inseriva i nastri magnetici con gli appunti di qualche collega o con le lezioni di qualche professore; la macchina li leggeva ad alta voce ed il silenzio intorno era rotto da un continuo parlottare come appunto si conviene e si converrà a una donna di tutti i tempi.

Ad eccezione di una capatina in S. Pietro per prima di mezzogiorno si era proposta una giornata di studio continuo. Ed ecco invece che tutti i fonosegnalatori del grattacielo si diedero a ricercarla modulando in sordina il ronzio  convenuto del suo nominativo.

Auf! sì, proprio Viola? Una fonoradiovisione per me? Allora scendo subito.

Se infatti si fosse trattato di sola fonoradio le sarebbe bastato il normale apparecchio telefonico da cui aveva adesso comunicato con la portineria. Ma il fonoradiovisione comportava un impianto tutto a sé costosissimo che i Falqui non avevano a domicilio.

L’ingegnere Narcisio Falqui era notoriamente ricco ma da anni si era dato a una stretta economia, e la fanciulla, mentre scendeva con l’ascensore per recarsi direttamente al centralino in portineria, giusto rifletteva che quella chiamata così presto, con tariffa cioè notturna e doppia era cosa che a chi l’aveva suscitata doveva costare un occhio. Caso quindi di estrema urgenza o di troppi denari.

Entrò nella cabina e girò l’interruttore. E così capi che si trattava del secondo caso.

La lastra fotogena colorandosi aveva infatti suscitata davanti a lei una parlante immagine.

Hullo... hullo... finalmente! Viola?

La giovinetta aveva già riconosciuto in quel suo interlocutore un lontano parente, Al Falqui, nato e vissuto nel Canada del Nord, figlio di oriundi italiani, ricco come può esserlo chi possiede in terreni estensioni quasi come la Sicilia.

Pronti... sì, ti riconosco, Al... Sei cambiato; ti fai vedere ogni secolo... Pronti?...

Ci fu una parentesi di gargarismi durante i quali anche l’immagine si scompose e si ridicolizzò con gran soddisfazione di Viola. Quel cugino così ricco ma di idee antiquate e agrarie le era antipatico e solo per interesse ella e suo padre avevano mantenuto le relazioni.

Hullo... hullo... miss... mademoiselle... signorina... lasci perdio! Maledetta la fonoradiovisione e chi l’ha inventata! Viola... ah, sei ? Sono quattro ore che sto tentando...

Esagerato!

Esagerato un corno! Credi che io venga all’apparecchio all’una di notte di mia volontà?

— Ma qui sono quasi le sette.

— Me ne frego. Io invece debbo ancora andare a dormire, dalle nove meno un quarto ieri sera che ho chiesto la comunicazione con tuo padre.

— E allo stabilimento l’apparecchio c’è bene!

— Ma me lo dan sempre per occupato. È impossibile una cosa simile; chi vuoi possa comunicare con lui tanto a lungo?

La giovinetta scosse le spalle. — Se papà passa la sua vita più allo stabilimento che a casa è ben segno che lavora.

— Te lo dico io cosa è... E non può essere altro: ha girato l’interruttore per non essere disturbato...

— Avrà i suoi motivi.

— Già; ed io mi sto guadagnando l’inferno a forza d’imprecazioni senza poi contare, questa mia dannazione, cosa mi viene a costare in migliaia di dollari!

— E chi dovrebbe spendere i soldi se non chi li ha?...

— A parlare con te è sempre la vecchia lite!...

Via, Al — fece la giovanetta imponendosi con uno sforzo di volontà una voce calma e un viso sorridentesentiamo un po’: da dov’è che mi stai vedendo? —

— Hai ragione. Non te l’ho ancora detto. Da bordo del « Neptunes ».

Cos’è? Uno steamer nel Mackenzie?

— No: è un electroboat della Transatlantica.

— Come?... imbarcato per l’Europa? Non è uno scherzo?

Perbacco! e non mi vedi in viso una gran paura del mal di mare?

Appunto! impiegare quattro giorni per acqua quando per aria in ventiquattr’ore saresti stato all’aeroscalo di Ostia!

L’immagine del giovanottone davanti a lei rise. — È tutto questo?

— Ti sembra poco guadagnare tre giorni?

Brava! e quando li ho guadagnati cosa faccio in quei tre giorni?

Sai chi ragionava come te? Gli arabi della Tripolitania quando videro i primi treni. Quasi un secolo fa, però. Cosa c’è dunque in te per renderti tanto retrogrado?

Visioni di calma e di pace fra campagne e boschi sterminati lontano dalle vostre metropoli macchinose ed effimere.

Effimera Roma? L’Eterna?

Eterna, si, quando sorgeva in mezzo alle campagne e la servivano gli uomini, ma oggi che poggia su un intrico di ruote dentate e la servono non uomini ma macchine...

Basta, Al, con la tua retorica da proclama dell’Unione Agraria. Arriva pure in barca a vela ma taci!

— Allora posso sperare che manderai qualcuno a Napoli al mio sbarco? Domenica primo giugno alle quattro e mezzo pomeridiane.

— Ci mancherebbe altro se le migliaia di dollari che spendi per avvertirmi del tuo arrivo non ti fruttassero neppure ciò! Verrò a prenderti io direttamente...

L’immagine del giovanottone davanti a lei espresse un comico imbarazzo. — Ti sarai però già accorta che il modernissimo a me non piace.

La fanciulla rise fino alle lagrime. — Rassicurati: papà ne ha già abbastanza della tassa di circolazione stradale per aggiungerci anche quella di circolazione aerea... Una corsa quindi tranquillissima sulla mia elettroauto.

— Così va bene. Mi accorgo che quando vuoi sai anche essere gentile. Del resto avrai tutto da guadagnarci.

— Sarebbe a dire?

— Non ho sempre detto che una volta maggiorenne sarei stato dispostissimo ad aiutarvi?

— Per l’attività commerciale degli stabilimenti?...

— Certo, se accettate di tramutarli in Azienda Agric...

— Al, sai cosa ti dico? Che sei ricco ma idiota. Ciao!

Ricambio. Ma proprio credevi che io fossi arrivato ai venticinque anni per farmi conquistare dalle illusioni inventive di tuo padre? Già: anche nel fumoir qui a bordo ne abbiamo un paio di automi. Automi ultimo modello che ti dicono « Good morning! » e « Good evening! » e ti aspettano ai due lati dell’ingresso con le edizioni del radiogiornale... « A newspaper, please? ». Belli!... Ma allora Charlie Chaplin II che viaggia con noi sai cosa ha fatto ieri sera? Ha messo loro una cosa ben differente in mano. E gli automi invece di svolgere e di distribuire 55 centimetri di giornale han distribuito ai passeggeri stupefatti 55 centimetri di volgare carta igienica... Viola, eh, Viola...

La cabina era deserta. In un eccesso d’irritazione la giovanetta aveva piantato tutto in asso.




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