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Vincenzo Sigonio
La difesa per le donne

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  • Cap. 13   Che la donna di persona grande è da essere avuta nel numero delle donne belle
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Cap. 13

 

Che la donna di persona grande è da essere avuta

nel numero delle donne belle

 

Sono alcuni quali dicono che la grandezza del corpo non appartiene alla bellezza della donna; della qual cosa [64v] si legge un dottissimo epigramma di Catullo in questo modo:

 

Quinzia par bella a molti, e a me bianca,

lunga e dirita par, e ch’en ciò sia

punto di bello, o alcuna leggiedria

mai non dirò, ch’in ogni parte manca.

 

Nondimeno sono più quelli che tengono il contrario, fra quali è Plutarco nella Vita di Agesilao e nel libro Della educazione de li figliuoli, il qual a questo proposito riferisce che gli Efori lacedemoni già punirono in gran quantità di danari Archidamo re loro, il qual avea pigliato una donna picciola per sua moglie, dicendo che egli avea avuto più tosto risguardo di generare e produrre li figliuoli simili alla madre che re; quasi che i figliuoli pigliassero più tosto dalle madri la grandezza e la picciolezza del corpo che dal padre. Il che, dopo Galeno, afferma Alberto Magno nel lib. 10 [65r] cap. 1 e nel lib. 20, cap. 13, De gli animali, e Avicena lib. 3 cap. 21; e prima di loro Aristotele nel lib. 2 Della generazione de gli animali, cap. 4, e nel lib. 10 de li Problemi, cap. 12, e Ippocrate overo, come altri vogliono, Polibio nel lib. Della genitura.

Aristotele poi ancora, nel lib. 4 dell’Etica cap. 3 dice: «La bellezza consiste in un corpo grande», e nel lib. 4 della Retorica, cap. 5, dice la virtù delle donne esser la bellezza e grandezza del corpo. Ovidio parimente, ottimo spettatore e giudice della bellezza, nel lib. 3 delle Elegie loda la sua innamorata dalla grandezza del corpo, dicendo in questo modo:

 

Di beltà condecente ella fu grande,

e di simil beltà grande rimane.

 

E appresso il medesimo Ovidio, lib. 14 del Metamorfosi, Polifemo in lode di Galatea, la quale egli grandemente amava, così dice:

 

Del lungo alno maggiore. [65v]

 

E poco poi dice parimente:

 

Del platano più alta.

 

E Properzio, lib. 2, così scrive:

 

La chioma bionda ha, e le man lunghe, e ’l corpo

in ogni parte assai grandezza mostra.

 

Per questo scrisse Ovidio, lib. 3 Dell’arte d’amare:

 

Se sei picciola sedi

 

e quello che dice:

 

Quella vadi a caval, che non è grande.

 

E Vergilio, nella Priapea, dicendo:

 

Più curta del pigmeo che la gru teme.

 

Ma prima di tutti questi Omero lauda Diana e Nausicaa dalla grandezza e altezza del corpo nel lib. 6 della Odissea così dicendo:

 

Col capo e con la fronte ogn’altra eccede

 

e subito di essa Nausicaa soggionge dicendo:

 

Di grandezza, beltà, natura e stile [66r]

a la dea Dïana, del gran Giove

figliuola, senza fal ti fo simile.

 

Il primo luoco imitò Vergilio nel primo lib. dell’Eneida, parlando di Diana in questa maniera:

 

Nell’andar[e] sopraavanza ogn’altra dea.

 

E Ovidio, nel lib. 3 del Metamorfosi, parlando similmente di essa Diana dice:

 

Nondimen questa più d’ogn’altra eccelsa

insino al collo tutte l’altre avanza.

 

E Stazio nel lib. 1 delle Selve della medesima Diana, a cui fa simile della statura del corpo Violantilla, così parimente scrive:

 

Considera quant’ella sopraavanza.

l’altre matrone italiane, quanto

Dïana a punto ogn’altra ninfa passa.

 

Il medesimo Omero lauda ancora Penelope dalla grandezza del corpo nel lib. 18 dell’Odissea e in [66v] molti luochi, e similmente le figliuole di Pindaro nel libro vigesimo; fa anche esso Omero, nel lib. 13 e lib. 16 della medesima Odissea, Minerva simile a una donna bella e grande. Con le quali autoritadi accostandosi il Sanazaro nella sua Arcadia, descrivendo le bellezze d’una giovane, loda quella dalla rilevata statura; per i quali luochi altro non è da dire, eccetto che la donna, la qual sia grande, merita essere avuta, fra le donne belle, bellissima.

 

 




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