Cap.
19
Che le donne sono
più vergognose de gli uomini
Dicono alcuni scrittori che le
donne sono molto più sfacciate e manco vergognose de gli uomini: questo è stato
detto da Aristotele, da Galeno lib. 2 Della utilità delle parti, e da
Avicena circa il principio del lib. 9 De gli animali, e da Rasi medico
nel trattato 2 cap. 56, e da Alberto Magno lib. 8 cap. 1 De gli animali.
La sentenza de’ quali è stata confermata dal Giurisconsulto nella l‹egge› 1, § Sexum,
nella parola Inverecunde postulans, § de postulatione, nel qual
luoco gli inter [99r] preti adducono la istoria della inverecondia
muliebre. E anco Giovanni Stobeo nel Sermone 71 dice che non è animal
più sfacciato e di minor vergogna che la donna.
Nondimeno non voglio, perciò,
che in questa materia più possino li sudetti autori nimici delle donne che
gl’infrascritti santi autori veri amatori della verità, imperoché dobbiamo più
tosto credere a questi che a quelli; scrive dunque san Girolamo in una Pistola
alle vergini, di cui questo è il principio: «Quamquam in coelestibus»,
che quanto più è vergognoso e onesto il sesso muliebre del virile, che tanto
più l’animo di quello debbe essere modesto. E San Tomaso, Del regimento de’
prìncipi lib. 4 cap. 6, scrive che la natura pose molti freni alle femine,
fra le quali annumera la vergogna. Del cui parere è parimente Egidio Romano nel
lib. del medesimo titolo, cap. 2 nella prima parte e similmente, [99v]
per la autorità di quello, Luca Panormitano nella l‹egge› 1, col. 1, c‹ap.› De
muli‹eribus›, con li quali è conforme il Testo nella l‹egge› Optimam,
c‹ap.› de contr‹ahenda› et commit‹tenda› stipul‹atione›;
assegna la natural vergogna alle donne e la l‹egge› In coniunctione, in
quelle parole: Etsi puella cultu verecundia, c‹ap.› de nuptiis,
dove Baldo nota che è cosa naturale alla donna per la vergogna tacere; e quella
legge parla della putta la quale, interrogata delle sue nozzi, per vergogna
tace. La qual natura delle putte meravigliosamente espresse Omero, lib. 6 dell’Odissea,
parlando di Nausicaa figliuola di Alceo re di Feaci, dicendo a questo modo:
«Ella si è vergognata nominare le nuove nozzi». Il quale imitando Vergilio,
poco dopo il principio del lib. 12 dell’Eneida fa Latino e Amata moglie
parlando con Turno del matrimonio di quello con Lavinia lor figliuola, né in
questo ragionamento fa che essa Lavinia parli, ma solamente le dà le lagrime e
la vergogna: nel qual luoco il Landino si [100r] vede aver
dottissimamente notato tal cosa.
Santo Agostino anco, nel Sermone
46 De verbis Domini, dice: «La vergogna raffrena la donna». Nella qual
sentenza è un Testo nel cap. Honorantur 32 q‹uaestio› 2
dove dice: «Non s’appartien alla virginal vergogna cercar marito»: nel quale è
citata la sentenza di Euripide in Andromache, la quale molto quadra a
questo dicendo di Ermione, che era addimandata per moglie da Oreste: «Mio padre
averà cura delle mie nozzi, a me non sta raggionar di quelle». Perciò che la
vergogna molto onora la donna, la quale sopra l’altre cose è laudatissima nella
donna, essendo la vergogna compagna della pudicizia e fida custodia di quella:
il che afferma Santo Ambrosio lib. 1 De gli uffici, e Accursio nella
l‹egge› Ita nobis nel principio, c‹ap.› De adult‹erio›. La
qual cosa intendendo benissimo Vergilio, avendo egli dipinto Didone dinanti a
Enea ornatissima quasi di tutte le virtù donnesche, parse [100v] a lui
di ornare quella della vergogna, sì come cosa nella donna sopra l’altre
eccellentissima, dicendo nel lib. 1 dell’Eneida che ella parlò con Enea
avendo abbassati gli occhi in segno di vergogna e onestà.
Omero anche, sempre e dapertutto
volendo lodare le donne e le dee istesse, chiama quelle vergognose.
Battista Campofulgosi lib. 4,
parlando della vergogna, loda molto dalla vergogna la moglie di Panthio
lacedemonio, Olimpia madre di Alessandro Magno, Alessandrina vergine di Egitto
e una certa abbadessa e alcune monache prese da’ corsalli.
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