Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText
Vincenzo Sigonio
La difesa per le donne

IntraText CT - Lettura del testo

  • Cap. 9   Che le donne non sono crudeli, ma pie e più misericordiose de gli uomini
Precedente - Successivo

Clicca qui per attivare i link alle concordanze

Cap. 9

 

Che le donne non sono crudeli,

ma pie e più misericordiose de gli uomini

 

Hanno voluto i malevoli scrittori anco tassare le donne di crudeltà e impietà grandissima, dicendo Menandro, appresso Giovanni Andrea Tiraquello nella 9ª Legge congiogale numero 148, che la crudeltà della donna è uguale alla crudeltà della leonessa; e in un altro luoco dice [26v] che la donna è più crudele di tutte le fiere. Tibullo parimente, lib. 3 Elegia 3, chiama la stirpe della donna crudele. Vergilio ancora, lib. 4 dell’Eneida, introducendo Didone parlar crudelmente contra di Enea, per voler isprimere la crudeltà del sesso femminile afferma che quello è crudele; il che parimente tien Orazio nel lib. 3. Le qual cose quanto siano false e aliene dal vero Aristotele e Avicena nel lib. 9 De gli animali cap. 1 lo dimostrano, i quali autori anco sono citati da Bernardino Busti nella 2ª parte del suo Rosario, nel sermone 28, nella lettera E, quali dicono che le donne sono più misericordiose e più pie de gli uomini. Il che afferma anco l’Ecclesiastico nel cap. 36, dicendo che dove non è la donna il povero geme e sospira; e Giovanni Stobeo nel Sermone 65 dice che non è cosa la qual tanto ami l’uomo e che tanto si doglia della calamità di quello come la donna; la qual cosa è affermata da Giovanni Fabro nella Legge ultima, cap. De iuris et facti ignorantia. Il che anco par affirmare Ovidio nelle Pistole, quando Ipermestra scrivendo a Linceo dice che ella è femina e di natura piacevole, [27r] quasi che ella volesse dire che le donne di sua propria natura sono più piacevoli de gli uomini. Al che Plauto parimente allude nella comedia Raudense, dicendo queste parole una donna: ‘Nessuna femina è di me più misericordiosa’. Si vede anco maggior misericordia, amore e pietà nella donna che nell’uomo nello amare e allevare i figliuoli; imperoché la donna ama più quelli di ciò che facia il padre: Aristotele, lib. 8 dell’Etica, è testimonio di questo.

Ma che diranno questi nimici delle donne e malevoli scrittori, se mostreremo che non solo le donne, animali razionali, ma anco gli animali irrazionali del sesso feminile sono più misericordiosi e più pii de gli uomini, animali razionali?

Romolo e Remo fondatori della gran città di Roma, essendo stati esposti alla morte dal zio, non furono nodriti da un lupa? Tito Livio lib. 1, e Ovidio lib. 2 de li Fasti.

Ciro, il qual fu poi re de’ Persi, parimente fu nodrito da una cagna: Sidonio e Giustino sono autori di questo.

Giove fu nodrito da una capra: Ovidio lib. 3 de li Fasti. [27v] Telefo figliuolo di Ercole fu nodrito da una cerva: Ovidio in Ibim.

Licasto e il fratello, figliuoli di Filonomia, furono lattati da una lupa, la qual abandonò i propri figliuoli per allevar quelli, conoscendo cioè ella che erano essi di maggior importanza che i suoi propri: Plutarco.

Camilla regina di Volsci col latte di cavalla e d’altre fiere fu nodrita dal padre Metabone: Vergilio li. 7.

Egidio, ateniese e uomo santo, stando nel deserto fu da una cerva col latte nodrito: nella Vita di quello.

Ma vediamo se nelle donne è maggior pietà, misericordia e amore di quello che è ne gli uomini.

Anastasia romana quanto fosse pia e misericordiosa quindi appare, perciò che con le sue facoltadi e beni ella sostentava i poveri cristiani nelle carceri dove quelli, per causa della crudeltà dell’imperatori crudelissimi, erano rinchiusi, flagellati e uccisi; a cui fu simile Prassede e Prudenziana, verginelle romane: nel Catalogo de li Santi questo si legge.

Beatrice, pur vergine romana, nascosamente sepeliva nei suoi [28r] campi i corpi de li martiri uccisi dalla crudeltà de gli imperatori, il che anco era fatto da Bibiana, sì come si legge nelle Istorie ecclesiastiche.

Rebecca, vedendo il servo di Abramo che addimandava da bere, senza alcuna dimora rispose: ‘Bevi, signore mio, anzi che io trarò l’acqua a li tuoi camelli, insino che tutti bevino’: Genesi cap. 24.

Le donne di Egitto che allevavano i fanciulli temevano Dio, né fecero secondo il precetto del crudel re loro, ma conservarono i maschi: Essodo cap. 1.

Vedendo la figliuola di Faraone il fanciullo esposto, piangendo gli ebbe misericordia e lo fece allevare e lo pigliò per figliuolo adottivo: Essodo cap. 2.

Raab meretrice, vedendo che i spioni di Giosuè erano ricercati per farli morire da gli uomini nimici loro, gli ebbe compassione, e, nascondendogli, li liberò e sani e salvi li rimandò indietro: Giosuè cap. 2.

La donna Sunamite indusse il suo marito a questo, che egli facesse in casa sua ad Eliseo un luoco atto dove egli potesse abitare e stare: lib. 4 de li Re, cap. 4. [28v]

Atalia uccidendo tutto il seme regale, Iosaba figliuola del re Ioram tolse uno de’ figliuoli del re e nascondendolo lo salvò: lib. 4 de li Re, cap. 11.

Li scribi e farisei erano crudeli verso il nostro Signore e bestemmiavano i miracoli di quello e lo moccavano, ma una donna pia e piena di misericordia e amore levò la voce dicendo: ‘Sia benedetto il ventre che ti ha portato e le mammelle che ti hanno lattate’: Luca cap. 11.

Le donne seguitarono il Salvatore mentre che egli era condotto alla croce, essendo egli abandonato da gli apostoli, e sempre stetero presenti alla morte di quello piangendo e sbattendosi molto: Luca cap. 23, Giovanni cap. 19, Mateo cap. 28.

La moglie di Pilato più che ogni altro uomo si sforzò d’impedire la morte e passione del nostro Signore: Mateo cap. 27.

Erostrato avendo abbrucciato un bellissimo tempio della dea Diana, le donne per la pietà della dea con le ricchezze loro e ornamenti un altro, maggiore e più bello di quello, edificarono: questo è scritto nel lib. Della pudicizia delle donne.

Seneca, nel lib. 1 Della clemenza cap. 5, narra un atto di [29r] clemenza usato da una regina, dicendo che un certo re, non potendo con le sue grandissime forze distruggere un certo suo nimico, la regina li disse: ‘Se con la severità insino a questo tempo non hai fatto profitto alcuno, tenta un pocco come ti succeda la cosa usando la clemenza, e perdonagli’. Il che fece il re, e de nimici furono poi amici strettissimi. Questo fatto lo riferisce anco il Casseneo nel Catalogo della gloria del mondo, parte 2, considerazione 13.

Ma per contrario vediamo quanta impietà e crudeltà sia stata ne gli uomini, e quante sceleranze per causa di quella siano state da loro commesse.

Lucio Silla, per cominciare da questo, fu uomo crudelissimo e insanguinò del sangue civile non solo Roma ma anco tutte le parti dell’Italia. Egli fece mozzar la testa a quattro legioni della fazione contraria, le quali gli addimandavano misericordia. Comandò egli che i Prenestini, poi che si detero a P. Cetego, fossero uccisi fuori delle mura e che i corpi loro fossero sparsi per i campi; per la quale [29v] crudeltà perirono cinque milia uomini. Quattro milia e settecento uccisi per comandamento di quello furono portati in publico, acciò che tal crudeltà mai uscisse della memoria agli uomini. Non sacciato della uccisione degli uomini, cominciò incrudelirsi verso le donne. Fécessi portare i capi de molti per sacciare in veder quelli la sua grandissima severità e ferigna crudeltà. Non prima egli spogliò di vita M. Mario pretore, che non li cavasse gli occhi e li rompesse tutte le parti del corpo; subito egli uccise M. Pretorio, perché egli era caduto morto vedendo il supplicio di M. Mario. Né li bastò usare la crudeltà contra i vivi, che anco egli usò quella contra i morti: imperoché egli sparse nel fiume Aniene le cenere di Gaio Mario: Plutarco, e Valerio Massimo lib. 9, cap. 2.

Gaio Mario, dopo l’essilio fatto signore di Roma, subito voltò l’animo, insieme con Cinna, Carbone e Sertorio, alla uccisione de li principali. Espose la testa di Ottavio console nei rostri, pose il capo d’Antonio consolare alle mense, tagliò a pezzi Cesare e Fimbria in casa loro; il padre [30r] di Crasso e il figliuolo, l’uno riguardando l’altro, furono da lui uccisi; Bebio e Numitorio furono, per comandamento di quello, con graffi per mano de’ carnefici tirati per mezzo la piaccia; Catullo, avendo inghiottito ardenti carboni, si liberò dalle mani di quello; Arcario e Merula, sacerdoti di Giove, furono da quello uccisi; li quali essempi di crudeltà egli finì dal primo di genaio insino a li tredeci del medesimo: Valerio Massimo lib. 9, cap. 2 e Plutarco.

Numacio Flacco, difensore del nome pompeiano, assediato da Cesare in Spagna e inchiuso nelle mura della città Antinguensia, fece uccidere e precipitare dalle mura tutti quelli che egli avea inteso che favoreggiavano Cesare; parimente egli fece uccidere le donne, con i figliuoli insieme, di quelli che erano della fazione di quello; altri fanciulli alla presenza de i padri loro fece sepelir vivi, e altre crudeltà grandissime in quella città furono da questo scelerato commesse: Valerio Massimo lib. 9, cap. 2.

Li Cartaginesi con nuovo modo di crudeltà mostrarono quanta empietà e crudeltà fosse negli animi loro, imperoché in [30v] una botta piena di chioddi chiusero Attilio Regolo, avendogli prima tagliato le palpebre de gli occhi, e ivi lo fecero morire rivolgendo la botta acciò che i chioddi si ficcassero nella vita di quello: Valerio Massimo lib. 9, cap. 2.

Annibale poi, capitanio di questi crudelissimi Cartaginesi, fece nel fiume Gelo un ponte di corpi morti, e su quello passò l’essercito: Ovidio in Ibim.

Il medesimo Annibale facea tagliare la prima parte de li piedi a li soldati romani quali, per il viaggio stracchi, da lui erano fatti pregioni; quelli poi ch’egli conducea nel campo costringea combattere insieme, congiongendo li fratelli e i propinqui insieme, né sodisfacea alla sua crudeltà prima che fossero stati tutti venti da uno: Valerio Massimo lib. 9, cap. 2.

Mitridate re di Ponto con una lettera comandò che fossero uccisi ottanta milia soldati romani, quali erano dispersi per l’Asia; il medesimo fece disfare l’oro in gola ad Aquilio Capitanio da lui preso: Valerio Massimo lib. 9, cap. 2.

Ptolemeo re di Egitto fece uccidere Memfite suo figliuolo, quale [31r] egli avea avuto da Cleopatra sua moglie e sorella insieme; dopoi mandò a quella il capo, li piedi e le mani di quello, chiusi in una cesta, in luoco di buona mano nel suo giorno natalicio. Il medesimo, vedendo che egli era odioso a tutti, acciò che egli potesse rimediare al pericolo che li soprastava, circondò la scuola, piena tutta della gioventù, d’armi e di fuoco; laonde parte furono uccisi e parte abbrucciati: Valerio Massimo lib. 9, cap. 2.

Non manco crudele e empio di Ptolemeo fu Oco Artasserse, imperoché egli fece sepelir viva col capo in giù Oca sua sorella, e parimente il zio con i figliuoli e nipoti fece uccidere, perché egli vedea che questi erano riputati molto uomini da bene da li Persi: Valerio Massimo nel sudetto luoco.

Gli Ateniesi fecero tagliare il police delle mani a li giovini Eginiti periti dell’arte del navigare, acciò che quelli per l’avenire più non venessero contra loro a certame navale: Valerio Massimo lib. 9, cap. 2.

Se Perillo fosse empio, crudele e scelerato lo manifesta il toro di rame da lui ritrovato per tormentare i rei; imperoché [31v] egli s’imaginò di fare un toro di rame nel quale, quelli che fossero inchiusi, essendovi sottoposto il fuoco, a lungo e nascosto crucciato imitassero il mugito de li buoi, acciò che il loro gridare simil alla voce umana non movesse a misericordia Falaride tiranno: Valerio Massimo lib. 9, cap. 2 e Ovidio in Ibim.

Gli Etrusci alligavano i corpi morti con li corpi vivi, congiongendo bocca a bocca e mani a mani e li piedi a’ piedi, e a quel modo lasciavano morir quelli; la qual crudeltà è notata da Vergilio, lib. 8 dell’Eneida, in Mezenzio, quando dice ‘Mortua quin etiam’.

Abimaleche, figliuolo di Gedeone, per il desiderio di regnare uccise settanta suoi fratelli, eccetto uno che fuggendo si salvò; il medesimo tagliò a pezzi tutti li Sichimiti e, presa la città loro per forza, quella rovinò affatto, e senza avere rispetto a sesso overo a età alcuna, uccise tutti, grandi e piccioli, maschi e femine; e quelli che erano fuggiti nei templi per essere sicuri furono circondati con grandissima quantità di legne, e dal fuoco e fumo di quelle furono estinti: Giudici cap. 9. [32r]

Ma che maggior crudeltà si può leggere e ritrovare che la grande empietà del scelerato re Erode il quale, per uccidere il nostro Signore apena nato al mondo, uccise cento e quarantaquattro milia fanciulli? Mateo cap. 3.

Diomede re di Tracia e Busiri talmente erano crudeli che pascevano i suoi cavalli di corpi umani: Vergilio lib. 3 della Giorgica e Ovidio lib. 3 de li Fasti.

Caligola costrinse Sillano suo socero a tagliarsi con un rasoio la gola; uccise Ptolemeo suo cugino, figliuolo del re Giuba; similmente egli ricompensò con la morte Macrone e Enia, il quali avea egli avuto per adiutori dell’imperio. Uccise molti de’ senatori; flagellò il suo questore avendolo spogliato ignudo; molti di onesta condizione furono da lui bollati e condennati a cavar metalli overo, a guisa d’animali ligati per mano e piedi, posti in prigione, e altri con la sega tagliati per mezzo, e questo per niuna causa. Egli costringea i parenti a ritrovarsi presenti a li supplicii de li figliuoli; a uno de’ quali, iscusandosi [32v] che egli era infermo, mandò la lettica. Il maestro della caccia e de li spettacoli pubblici, ogni dì con catene alla sua presenza battutto, non prima uccise che egli fosse offeso dalla puzza del putrefatto cervello e capo di quello. Un cavaglier romano, quale era stato tratto a fiere per essere da quelle divorato, gridando che egli era innocente, fece condure a sé, e tagliatagli la lingua lo ritornò alle fiere. Quelli che egli facea tormentare comandava che fossero percossi da colpi leggieri acciò che durassero più nel martìre. Desiderava, questo crudele, uccisione di esserciti, fame, pestilenza, incendii e qualche vorragine della terra; si dolea che i suoi tempi non fossero pieni di qualche calamità inaudita e stupenda. Nella dedicazione del ponte in Pozzuoli molti, e quasi tutti da sé invitati, precepitò dal lito del mare, e alcuni pigliando le soghe delle navi acciò che non si annegassero, fece con le pertiche andare a fondo. Altre infinite crudeltà e empietà lasciamo da parte di questo ribaldo, le quali insieme con queste sono scritte da Svetonio nella Vita di quello. [33r]

Domicio Nerone, figliuolo di Domicio Enobarbo e di Agrippina, uccise la madre, pigliò per moglie Ottavia e Sabina avendo prima fatto uccidere i mariti loro e finalmente, sacciato di quelle, le fece parimente uccidere. Pietro e Paolo apostoli parimente furono da questo scelerato uccisi; Antonia figliuola di Claudio, ricusando pigliar quello per marito, fu da lui uccisa; annegò Crispinio suo figliastro, mandò in essilio Tusco figliuolo della sua baglia. Fece uccidere Seneca suo precettore, uccise molti ricchi quali erano stati a lui fedelissimi, fece cavare gli occhi a un giurisconsulto. A un certo polifago di nazione di Egitto, quale era solito mangiar carne cruda, dava gli uomini vivi quali egli squarciasse e mangiasse. Non ebbe rispetto al popolo né alla città, imperoché accese il fuoco in quella sì come offeso dalla bruttezza de li palazzi e edificii di quella; il qual incendio egli con lieti occhi risguardava stando nella torre di Mecenate, e non permesse che alcuno andasse a cavar cosa alcuna fuori delle sue [33v] case nelle quali era il fuoco acceso: Svetonio nella Vita di quello.

Tiberio Nerone terzo imperatore romano a varii modi afflisse li tre suoi nipoti figliuoli di Germanico, Nerone, Druso e Gaio: imperoché costrinse Nerone alla morte, mostrandogli il carnefice i lacci, i graffi e i rampini da sospenderlo e stracciarlo; Druso di sì fatta maniera fu poi da lui trattato che, posto nella parte più bassa del palazzo, privato de li cibi necessari, cercò con la coltra del letto affogarsi. De li venti uomini patricii quali egli avea eletti per causa del consiglio, a pena due o tre lasciò liberi, avendo fatto per diverse cause uccider gli altri; costrinse alla morte Selano grammatico; nessuna giornata egli ebbe mai tanto religiosa e sacra che cessasse di fare uccidere uomini. Accusò e condennò molti insieme con le moglie e figliuoli loro; proibì che nessuno parente piangesse quelli che egli facea uccidere. Molti, citati da lui a difendersi, parte si ferirono in casa, e parte [34r] nel palazzo si avelenarono, quali nondimeno egli, intendendo il fatto, facea strassinare in pregione ancora che fossero come morti. Molte vergini, prima dal carnefice viciate, finalmente furono per suo comandamento strangolate. Finalmente, per non dire tutte le sceleragini di questo empio e ribbaldo, egli tanto godea del sangue e straccio degli uomini, che dopo i varii e crudeli tormenti che egli facea patire a quelli, dopo la morte loro volea anco vederli a precipitare in mare: Svetonio nella Vita di quello.

Domiciano essercitò molti essempi di crudeltà, fra i quali solo questo diremo, che il scelerato anco uccise Elvidio suo figliuolo: Svetonio nella Vita di quello.

A Domiciano non fu dissimile Manlio Torquato console di crudeltà, uccidendo il figliuolo, e Cassio Alfiero uccidendo Brutto suo figliuolo, e Dario re di Persi uccidendo Ariobarzene suo figliuolo; né manco crudele di questi fu Costantino magno uccidendo Crispo suo figliuolo: Svetonio, Plutarco, Sesto Aurelio.

Ma chi fu più crudele e più sanguinolente di Mitridate? [34v] perciò che egli uccise la madre, i figliuoli e le figliuole e il fratello insieme: Rodigino lib. 16.

Deiotaro re, avendo avuto molti figliuoli, uccise tutti eccetto uno: Rodigino lib. 16.

Achille, capitanio de’ Greci fortissimo, strassinò tre volte intorno alle mura troiane Ettore, figliuolo del re Priamo, poi che l’ebbe ucciso, e poi non prima lo rese al supplicante padre, che li dasse gran quantità d’oro; della qual crudeltà così dice Vergilio, lib. 3 dell’Eneida:

 

Tre volte intorno a’ muri il forte Achille

traea d’Ettore i membri, e ’l corpo essangue

cangiò con oro.

 

Sapore, re di Persi, avendo nella guerra preso Aureliano imperatore, ogni volta che montava a cavallo lo facea abbassare in terra e in luoco di scanno li montava su le spalle: il Mantoano Della fortuna di Gonzaga.

Tamburlano, re di Sciti, usò la medesima crudeltà contra [35r] Passaite, principe di Turchi; il quale, avendolo preso nella guerra, lo tenea in una gabia di ferro e poi, incatenato a guisa di cane, mentre mangiava lo tenea sotto la tavola e gli dava di quelle cose che si danno a’ cani: il medesimo Mantoano.

Essendo Traiano imperatore, li Giudei uccisero molti de’ Greci e di Romani; della quale uccisione non contenti, cominciarono mangiar carne umane e delle budelle de li morti cingersi e delle pelli vestirsi. Molti anco vivi squartavano per meggio, molti davano alle fiere e altri costringevano combattere insieme, donde che per tal furore e arme de’ Giudei più di docento milia uomini furono uccisi: Dione istorico.

Oltre la crudeltà grandissima che usò Erode re contra gli innocenti, anco il scelerato uccise tre suoi figliuoli; donde che Augusto imperatore solea dire che era meglio essere nato porco che figliuolo di Erode, cioè perché i Giudei non mangiano carne di porco: Macrobio è di questo autore. [35v]

Trogo Pomponio scrive che Antipatro uccise Tessalonice sua madre, la quale nondimeno lo pregava, per le mammelle e latte materno a lui dato, che le concedesse la vita.

Publio Malleolo, come narra Tito Livio, uccise la madre, per il che egli fu il primo che fosse cucito nel culeo e precipitato in mare per tal inaudita sceleranza.

Ardieo, tiranno di Panfilia, non solo uccise il fratello maggiore, ma anco il padre, quantunque vecchio: Platone nel lib. 10 della Repubblica.

Tifone egizio uccise Osiride suo fratello, e avendolo tagliato in sei pezzi, ne dette un pezzo a ciascheduno di quelli che era stato con lui a far il fratricidio: Diodoro Sicolo e altri.

Altri infiniti e innumerabili essempi di crudeltà potrei addurre, ma perché essi offendono gli uomini pii, lascio da parte quelli e pongo fine a questo odioso ragionamento. [36r]

 

 




Precedente - Successivo

Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText

Best viewed with any browser at 800x600 or 768x1024 on Tablet PC
IntraText® (V89) - Some rights reserved by EuloTech SRL - 1996-2007. Content in this page is licensed under a Creative Commons License