Capitolo
XVII
GLI UOMINI E I POPOLI
La prima antitesi
della logica contro il sistema sociale è dalla prepotenza dell'individuo.
Legislatore, profeta o conquistatore, l'individuo dispone del popolo a cui
appartiene. Ogni trovato non è forse individuale? ogni religione non suppone
forse un Messia? Quindi la facilità con cui la critica può svolgere l'antinomia
del sistema sociale: da un lato, la società è un sistema ordinato, si svolge
sistematicamente; ogni individuo è sua fattura, sostiene le parti da essa
destinategli; dall'altro lato la società dipende dagli individui, dagli
inventori, dai legislatori; cammina a caso, può essere avviata al bene o
traviata in tutti i principj dell'industria, dell'arte, della scienza e della
religione.
La metafisica
si sforzò di sciogliere il dilemma: come? colle astrattezze Platone pone tra
gli uomini e l'uomo le idee; sostituisce all'antinomia sociale l'antinomia del
genere. Torna inutile il fermarci.. Il dilemma si stabilisce più aperto nella
scolastica; ogni dottore era cristiano e filosofo, apparteneva alla tradizione,
e doveva lottare contro la tradizione; quindi tutti i termini medii con cui
cercavasi di transire dalla trinità ai generi, dall'eucaristia agli
universali.. La scolastica fu tutta una lunga e complicala metafisica per
conciliare l'individuo colla società: si sa con qual profitto. Descartes si
separa dalla tradizione della Chiesa; il dilemma si manifesta ognor più
evidente; la filosofia prende la difesa dell'individuo; stando a Descartes,
quanto esce dall'individuo è bene, le opere collettive sono pessime, sono
simili alla topografia strana e casuale delle vecchie città costrutte nel corso
de' secoli. Descartes non perviene ad un sistema sociale; il cartesiano restava
solitario, or confinato nella solitudine metafisica dell'io, ora nella
solitudine materiale dell'impotenza. I filosofi del secolo decimottavo
continuano l'apologia dell'individuo contro il sistema sociale, sempre
identificato col sistema della chiesa; la loro transizione al sistema sociale
consiste nella persuasione che l'interesse stesso dell'individuo trovasi
nell'interesse sociale. Quindi le minaccie contro i tiranni, le invettive mezzo
affettuose, mezzo furibonde contro i re che resistevano ai consigli della
filosofia; in fondo non eravi transizione; era troppo evidente l'antinomia
della società e dell'individuo; complicavasi con quella dell'interesse pubblico
e del privato, non si andava al di là della fraternità accademica o della
cospirazione occulta dei franchi muratori. Reid cercò la transizione del senso
comune, termine medio comodissimo; i filosofi e i paesani, i legislatori e i
popoli non devono forse attenersi al senso comune? Sventuratamente il senso
comune non è il sistema individuale, nè il sistema sociale; non è la scienza di
Descartes, nè la fede della Chiesa, e lascia i partiti divisi più di prima: il
dilemma attraversa tutte le reti della scuola scozzese, quasi tele da ragno. I
teologi si opposero all'individuo a nome della società: accusandolo di follìa,
davansi alla critica; provavano la forza della critica, non la necessità
nell'individuo di piegarsi e di obbedire alla chiesa. Alcuni liberi pensatori,
ma pedissequi all'autorità teologica, che vogliono trasferita alla loro propria
filosofia, predicano l'autorità del genere umano, la quale sarebbe peggiore
dell'autorità teologica; perchè, in primo luogo, negherebbe l'individuo, prima
sorgente della tradizione; in secondo luogo, l'autorità del genere umano è sì
incerta, sì incompetente, sì mal fondata e traviata in ogni modo sui dogmi più
essenziali della civiltà, che se fosse imposta, ogni uomo di buon senso
dovrebbe rifugiarsi net seno della chiesa, ch'è almeno certa e positiva ne'
suoi dettami.
In metafisica
non v'ha ripiego; transire dall'individuo al sistema sociale è forza accettare
la rivelazione della natura. La società non è società se non nella comunanza
delle idee, altrove non esiste, è una mera agglomerazione, non ha valore. Nella
comunanza delle idee una è la rivelazione, una la logica; dunque correlativo è
il regno dell'individuo e quello del sistema sociale. Il genio e la tradizione
si collegano nella loro origine, nel loro sviluppo e nel loro risultato. Nella
loro origine, perchè il primo principio della rivelazione sociale e
l'istromento della ragione sono gli stessi negli uomini e ne' popoli: nel loro
sviluppo, perché il genio è figlio della tradizione, che fornisce i dati, che
stabilisce i problemi, mentre alla sua volta la tradizione si compone di
scoperte e d'invenzioni individuali, e sarebbe annientata se le si togliesse
quanto deve agli inventori. Nelle loro risultanze il genio e la società
rimangono ancora indivisibili; il genio inventa ciò che tutti vorrebbero
inventare, produce ciò che tutti vorrebbero produrre, prende la società e la
tradizione là dove sono, per condurle là dove vogliono giungere. L'inventore
trovasi in disaccordo col popolo? Viene dimenticato, l'invenzione rimane
sterile: la stampa, la polvere, la bussola erano note alla China più secoli
prima che all'Europa; trassero forse la società chinese al di là della sua
meta? Ne turbarono la quiete? No; l'accidente non può prevalere sul corso del
pensiero. Altronde, accettare un ragionamento è farlo. Non s'intende il
pensiero del genio, non diventa proprietà universale se non perché trovasi in
comunicazione colle idee di tutti, e pronto a spuntare da sè in ognuno. Dunque
se la tradizione accetta l'opera del genio, se il popolo la intende, se Sparta
adotta le leggi di Licurgo, se la Francia fa suoi i libri di Rousseau, egli è
che i popoli sono logici quanto gli individui, egli è perché gli uni e gli
altri camminano verso la medesima meta. Descartes diffidava della società,
paragonava l'incivilimento alle vecchie città irregolarmente costrutte nel
corso dei secoli dal popolo che le abita. Invece di guardare alle case, doveva
guardare alle idee: le prime rimangono sempre dove furono poste, le idee sono
mobili, si rifondono ad ogni istante, ed ogni generazione vi mette la mano per
rifarle regolari e simmetriche, come una città fondata da un unico architetto -
La logica non sa dare la preferenza all'individuo, né alla società; la
rivelazione sceglie, e sola sa scegliere; essa dà a Licurgo il governo di
Sparta, confida a Napoleone le guerre di Francia: da un altro lato, essa svolge
i destini di Roma col senato, dirige la rivoluzione coll'Assemblea Costituente
e colla Convenzione. Da ultimo, si osservi il fatto, il sistema che sorge
dall'avvicendarsi degli individui e delle assemblee; esso collega la tradizione
e il genio in un'unica rivelazione. Le leggi di Roma reggono ancora il mondo:
il bramismo e il buddismo escono dalla notte dei secoli, sì portentosi
nell'armonia de' miti loro, che si direbbero discesi dal cielo. Quest'accordo
meraviglioso de' poeti e de' popoli, de' profeti e delle genti, de' santi e de'
concilii si ripete in tutte le tradizioni, in tutte le religioni sempre
sistematiche, come se uno stesso Dio avesse dettato le opere de' suoi credenti.
Così gli uomini e i popoli si collegano, camminano sulla stessa via, cercano la
stessa meta. Qual meta? Dati insieme alla tradizione delle arti e delle
scienze, applicati con tutte le forze all'industria, al commercio, ogni giorno
apportano nuovi elementi all'associazione di tutti gli uomini; tendono dunque a
riunire l'umanità in un sol corpo.
Direte: «Io
sono individuo, io sono inventore, la mia patria, l'umanità tutt'intera sta
contro di me; io posso morire ignorato, la mia scoperta può andare smarrita:
dov'è la correlazione tra l'individuo e la società? tra il primo inventore del
vapore e la Francia?» - Dov'è? Non esiste. La tradizione è rimasta co' suoi
individui; gli individui che signoreggiavano la tradizione stavano colla
tradizione stessa, e se uscite dalla correlazione, cadete nel vuoto. Io parlo
di storia, del succedersi dei dogmi; rimango nella rivelazione degli esseri,
nel fato. Ha torto la società di non curarvi? siate uomo, difendetevi. Ha
ragione? si difenda essa; discutiamo; e la discussione sarà vinta da chi
produce ragioni reali, positive, preponderanti, in una parola, rivelate. Fuori
di questa sfera, avrete, da un lato, l'individuo inventore e il popolo cieco,
l'individuo legislatore e la massa anarchica; dall'altro lato, il popolo
infallibile, e l'individuo traviato, felice ogni maggioranza, e sventurato chi
riman solo nel suo opinare. È mártire o delirante? Dimandatelo alla logica,
alla metafisica, e cadrete nelle antinomie de' criteri, del vero; dimandatelo
al primo uomo in cui vi abbattete, e vi risponderà che non si ha ragione nè
perchè si sia individuo, nè perchè si sia popolo, ma solo perchè si è nel vero
fondato sulla natura, e sul movimento della logica sottomessa alla rivelazione.
Così si arriva alla verità; e giungere alla verità sia cogli individui, sia coi
popoli, si è giungere all'umanità.
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