Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText
Giuseppe Ferrari
Filosofia della rivoluzione

IntraText CT - Lettura del testo

  • PARTE SECONDA   DELLA RIVELAZIONE NATURALE
    • SEZIONE PRIMA   LA RIVELAZIONE DEGLI ESSERI
      • Capitolo XVII   GLI UOMINI E I POPOLI
Precedente - Successivo

Clicca qui per nascondere i link alle concordanze

Capitolo XVII

 

GLI UOMINI E I POPOLI

 

La prima antitesi della logica contro il sistema sociale è dalla prepotenza dell'individuo. Legislatore, profeta o conquistatore, l'individuo dispone del popolo a cui appartiene. Ogni trovato non è forse individuale? ogni religione non suppone forse un Messia? Quindi la facilità con cui la critica può svolgere l'antinomia del sistema sociale: da un lato, la società è un sistema ordinato, si svolge sistematicamente; ogni individuo è sua fattura, sostiene le parti da essa destinategli; dall'altro lato la società dipende dagli individui, dagli inventori, dai legislatori; cammina a caso, può essere avviata al bene o traviata in tutti i principj dell'industria, dell'arte, della scienza e della religione.

La metafisica si sforzò di sciogliere il dilemma: come? colle astrattezze Platone pone tra gli uomini e l'uomo le idee; sostituisce all'antinomia sociale l'antinomia del genere. Torna inutile il fermarci.. Il dilemma si stabilisce più aperto nella scolastica; ogni dottore era cristiano e filosofo, apparteneva alla tradizione, e doveva lottare contro la tradizione; quindi tutti i termini medii con cui cercavasi di transire dalla trinità ai generi, dall'eucaristia agli universali.. La scolastica fu tutta una lunga e complicala metafisica per conciliare l'individuo colla società: si sa con qual profitto. Descartes si separa dalla tradizione della Chiesa; il dilemma si manifesta ognor più evidente; la filosofia prende la difesa dell'individuo; stando a Descartes, quanto esce dall'individuo è bene, le opere collettive sono pessime, sono simili alla topografia strana e casuale delle vecchie città costrutte nel corso de' secoli. Descartes non perviene ad un sistema sociale; il cartesiano restava solitario, or confinato nella solitudine metafisica dell'io, ora nella solitudine materiale dell'impotenza. I filosofi del secolo decimottavo continuano l'apologia dell'individuo contro il sistema sociale, sempre identificato col sistema della chiesa; la loro transizione al sistema sociale consiste nella persuasione che l'interesse stesso dell'individuo trovasi nell'interesse sociale. Quindi le minaccie contro i tiranni, le invettive mezzo affettuose, mezzo furibonde contro i re che resistevano ai consigli della filosofia; in fondo non eravi transizione; era troppo evidente l'antinomia della società e dell'individuo; complicavasi con quella dell'interesse pubblico e del privato, non si andava al di della fraternità accademica o della cospirazione occulta dei franchi muratori. Reid cercò la transizione del senso comune, termine medio comodissimo; i filosofi e i paesani, i legislatori e i popoli non devono forse attenersi al senso comune? Sventuratamente il senso comune non è il sistema individuale, il sistema sociale; non è la scienza di Descartes, la fede della Chiesa, e lascia i partiti divisi più di prima: il dilemma attraversa tutte le reti della scuola scozzese, quasi tele da ragno. I teologi si opposero all'individuo a nome della società: accusandolo di follìa, davansi alla critica; provavano la forza della critica, non la necessità nell'individuo di piegarsi e di obbedire alla chiesa. Alcuni liberi pensatori, ma pedissequi all'autorità teologica, che vogliono trasferita alla loro propria filosofia, predicano l'autorità del genere umano, la quale sarebbe peggiore dell'autorità teologica; perchè, in primo luogo, negherebbe l'individuo, prima sorgente della tradizione; in secondo luogo, l'autorità del genere umano è sì incerta, sì incompetente, sì mal fondata e traviata in ogni modo sui dogmi più essenziali della civiltà, che se fosse imposta, ogni uomo di buon senso dovrebbe rifugiarsi net seno della chiesa, ch'è almeno certa e positiva ne' suoi dettami.

In metafisica non v'ha ripiego; transire dall'individuo al sistema sociale è forza accettare la rivelazione della natura. La società non è società se non nella comunanza delle idee, altrove non esiste, è una mera agglomerazione, non ha valore. Nella comunanza delle idee una è la rivelazione, una la logica; dunque correlativo è il regno dell'individuo e quello del sistema sociale. Il genio e la tradizione si collegano nella loro origine, nel loro sviluppo e nel loro risultato. Nella loro origine, perchè il primo principio della rivelazione sociale e l'istromento della ragione sono gli stessi negli uomini e ne' popoli: nel loro sviluppo, perché il genio è figlio della tradizione, che fornisce i dati, che stabilisce i problemi, mentre alla sua volta la tradizione si compone di scoperte e d'invenzioni individuali, e sarebbe annientata se le si togliesse quanto deve agli inventori. Nelle loro risultanze il genio e la società rimangono ancora indivisibili; il genio inventa ciò che tutti vorrebbero inventare, produce ciò che tutti vorrebbero produrre, prende la società e la tradizione dove sono, per condurle dove vogliono giungere. L'inventore trovasi in disaccordo col popolo? Viene dimenticato, l'invenzione rimane sterile: la stampa, la polvere, la bussola erano note alla China più secoli prima che all'Europa; trassero forse la società chinese al di della sua meta? Ne turbarono la quiete? No; l'accidente non può prevalere sul corso del pensiero. Altronde, accettare un ragionamento è farlo. Non s'intende il pensiero del genio, non diventa proprietà universale se non perché trovasi in comunicazione colle idee di tutti, e pronto a spuntare da in ognuno. Dunque se la tradizione accetta l'opera del genio, se il popolo la intende, se Sparta adotta le leggi di Licurgo, se la Francia fa suoi i libri di Rousseau, egli è che i popoli sono logici quanto gli individui, egli è perché gli uni e gli altri camminano verso la medesima meta. Descartes diffidava della società, paragonava l'incivilimento alle vecchie città irregolarmente costrutte nel corso dei secoli dal popolo che le abita. Invece di guardare alle case, doveva guardare alle idee: le prime rimangono sempre dove furono poste, le idee sono mobili, si rifondono ad ogni istante, ed ogni generazione vi mette la mano per rifarle regolari e simmetriche, come una città fondata da un unico architetto - La logica non sa dare la preferenza all'individuo, né alla società; la rivelazione sceglie, e sola sa scegliere; essa a Licurgo il governo di Sparta, confida a Napoleone le guerre di Francia: da un altro lato, essa svolge i destini di Roma col senato, dirige la rivoluzione coll'Assemblea Costituente e colla Convenzione. Da ultimo, si osservi il fatto, il sistema che sorge dall'avvicendarsi degli individui e delle assemblee; esso collega la tradizione e il genio in un'unica rivelazione. Le leggi di Roma reggono ancora il mondo: il bramismo e il buddismo escono dalla notte dei secoli, sì portentosi nell'armonia de' miti loro, che si direbbero discesi dal cielo. Quest'accordo meraviglioso de' poeti e de' popoli, de' profeti e delle genti, de' santi e de' concilii si ripete in tutte le tradizioni, in tutte le religioni sempre sistematiche, come se uno stesso Dio avesse dettato le opere de' suoi credenti. Così gli uomini e i popoli si collegano, camminano sulla stessa via, cercano la stessa meta. Qual meta? Dati insieme alla tradizione delle arti e delle scienze, applicati con tutte le forze all'industria, al commercio, ogni giorno apportano nuovi elementi all'associazione di tutti gli uomini; tendono dunque a riunire l'umanità in un sol corpo.

Direte: «Io sono individuo, io sono inventore, la mia patria, l'umanità tutt'intera sta contro di me; io posso morire ignorato, la mia scoperta può andare smarrita: dov'è la correlazione tra l'individuo e la società? tra il primo inventore del vapore e la Francia?» - Dov'è? Non esiste. La tradizione è rimasta co' suoi individui; gli individui che signoreggiavano la tradizione stavano colla tradizione stessa, e se uscite dalla correlazione, cadete nel vuoto. Io parlo di storia, del succedersi dei dogmi; rimango nella rivelazione degli esseri, nel fato. Ha torto la società di non curarvi? siate uomo, difendetevi. Ha ragione? si difenda essa; discutiamo; e la discussione sarà vinta da chi produce ragioni reali, positive, preponderanti, in una parola, rivelate. Fuori di questa sfera, avrete, da un lato, l'individuo inventore e il popolo cieco, l'individuo legislatore e la massa anarchica; dall'altro lato, il popolo infallibile, e l'individuo traviato, felice ogni maggioranza, e sventurato chi riman solo nel suo opinare. È mártire o delirante? Dimandatelo alla logica, alla metafisica, e cadrete nelle antinomie de' criteri, del vero; dimandatelo al primo uomo in cui vi abbattete, e vi risponderà che non si ha ragione perchè si sia individuo, perchè si sia popolo, ma solo perchè si è nel vero fondato sulla natura, e sul movimento della logica sottomessa alla rivelazione. Così si arriva alla verità; e giungere alla verità sia cogli individui, sia coi popoli, si è giungere all'umanità.

 

 




Precedente - Successivo

Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText

Best viewed with any browser at 800x600 or 768x1024 on Tablet PC
IntraText® (V89) - Some rights reserved by EuloTech SRL - 1996-2007. Content in this page is licensed under a Creative Commons License