Capitolo
II
LEGGI DELLA VITA
La rivelazione della
vita trovasi sottoposta alle leggi seguenti:
1° In primo luogo la
rivelazione interiore appare sempre a lato della rivelazione degli esseri,
senza mai confondersi con essa. La vita segue il corpo; i nostri sentimenti
seguono la costituzione fisica, il sesso, il temperamento, la salute, la
malattia, senza che mai sia permesso di afferrare il vincolo che unisce il
fisico al morale dell'uomo. Si conoscono i muscoli, i nervi, tutte le
condizioni della vita organica; e la vita ci sfugge; le cose la risvegliano in
noi senza che si sappia il perchè; reagisce alla volta sua sul corpo; il viso
arrossa, impallidisce, le lagrime cadono; i gesti esprimono i sentimenti che ci
agitano; la collera addoppia le nostre forze, la paura le scema: pure il mistero
più assoluto inviluppa il nesso tra il sentimento e l'azione, tra la volontà ed
il moto. Non si passa dal meccanismo alla vita, nè dalla vita al meccanismo.
2° La rivelazione
della vita corrisponde alla rivelazione degli esseri; essa varia dunque di continuo
col loro variare delle cose. Il mezzo in cui viviamo e gli oggetti che ci
stanno intorno, le città che abitiamo, gli esseri veri o imaginari ai quali
diamo l'esistenza, il passato che la memoria dipinge, l'avvenire che si svela
alla nostra previsione, in breve, la realtà determina la manifestazione della
vita. Quando il mondo cambia, quando i dogmi si trasformano, la vita in balia
delle cose si trasforma egualmente; l'uomo nuovo appare in noi, l'uomo antico
scompare.
3° Non
imaginiamoci che si possa render ragione della vita coll'enumerare i nostri
desiderii, i nostri istinti, le nostre passioni. Questi sono gli elementi della
vita, non la vita: stanno ad essa come i suoni alla musica, o i colori alla
pittura. Gli elementi sono sempre gli stessi, l'arte cambia e si trasforma; la
vita riappare sempre nuova senza che mai sia dato d'analizzarla o di scomporla.
L'amore è uno dei nostri istinti. Ma attraverso le idee dell'India, della
Grecia, del medio-evo, del mondo moderno, esso diventa la passione di Sacontala,
il delirio di Saffo, il sentimento di Beatrice, l'ispirazione della novella
Eloisa. Mutato il mezzo, l'amore si trasforma. Ogni società ha la sua
ispirazione; ogni popolo riceve la sua rivelazione interiore.
4° I
nostri sentimenti si combinano incessantemente, l'aritmetica, che presiede al
loro combinarsi, ci sfugge; la musica misteriosa, che li coordina, ci vien
meno. Una passione solitaria dà un effetto; congiunta con altra passione,
l'effetto è sproporzionatamente maggiore, cambia forma; ci si aggiungano nuovi
elementi, la combinazione varia d'intensità, di natura, di carattere. Gli
stessi elementi vitali trovansi in Dante, in Napoleone, in Nerone, in santa
Teresa: spiegheremo noi questi personaggi storici col dire che Dante era un
poeta, Napoleone un ambizioso, Nerone un tiranno e santa Teresa una santa?
Sarebbe un appagarsi di parole, un cadere nel più cieco meccanismo de'
frenologi.
5° La
rivelazione della vita non può essere descritta, è ineffabile. Il dizionario
dei nostri sentimenti riducesi a poche parole, e queste sono vaghe e quasi
tutte metaforiche. La parola amore applicasi egualmente all'amor coniugale,
all'amore del figlio, del padre, della madre, della patria, alle più svariate
affezioni. Se i sentimenti distinguonsi, se portano un nome, si è perchè creano
più serie d'azioni fisicamente distinte: l'atto solo ci permette di parlare
della potenza misteriosa che ci anima.
6° I
sentimenti non possono neanche essere direttamente misurati. Quando vien detto
che un uomo è cupido, che la sua avidità è insaziabile e spietata, presto la
lingua ha esaurito tutti i suoi mezzi per indicare la passione, sono i mezzi
della metafora. Per esprimersi con precisione, la parola deve gettarsi nella
via indiretta della realtà, e citare fatti: allora descrivonsi gli atti della
cupidigia, i tormenti che si impone; mostrasi il lettuccio dell'avaro, le
sordide sue abitudini, e l'atto ci svela la potenza schifosa e ineffabile della
avarizia. Non si raccontano mai le catastrofi interne delle nostre passioni:
l'eloquenza, il romanzo, il poema, l'arte non possono se non tracciare le
scene, dipingere le situazioni esterne, disporre i fatti, ordinare i fenomeni.
Lungi dall'affrontare direttamente il sentimento, il poeta si toglie con tutta
la sua forza dalla via diretta; e se non riesce nello sforzo, cade fatalmente
nell'astratto; la poesia inaridisce. In qual modo il poeta ci ha rappresentato
l'ira d'Achille? Coi fatti; e svolge dinanzi a noi un dramma, ci rende
spettatori dell'ingiurioso ratto di Criseide; l'eroe si ritira sotto la sua
tenda, freddo mira la strage dei Greci, non si piega alle istanze di tutti i
capitani, e non si arma se non quel giorno in cui Ettore gli ha ucciso l'amico.
No; Omero non canta l'ira d'Achille; egli descrive, racconta, ci trasporta sotto
le mura di Troja, e tutti i sentimenti del suo eroe si risvegliano in noi.
Shakespeare non ci descrive l'amore di Giulietta e di Romeo, ne espone la
storia; Giulietta discende viva nella tomba per raggiungere il suo amante e il
poeta desta collo spettacolo esteriore della tragedia tutte le forze della
nostra interna rivelazione.
7° La
vita segue tutte le evoluzioni circolari della natura. Qualunque ne sia la
ragione occulta, i contrari si collegano, si alternano, le forze opposte
primeggiano a vicenda in ogni cosa; e l'immensa maggioranza dei fenomeni
ritorna in sè stessa con un giro periodico. Di là le evoluzioni dei pianeti, il
moto della terra, il corso delle stagioni, il succedersi del giorno e della
notte. Noi non sappiamo se il moto molecolare ha i suoi periodi; possiam
supporlo se guardiamo ai contrasti del magnetismo e dell'elettricità che
alternano le attrazioni dei due poli. La vegetazione è pur visibilmente
circolare: la pianta respira, si nutre, si riproduce, segue l'alternarsi del
giorno e della notte, sente il moto de' pianeti. La natura si ordina, si anima,
s'innalza perfezionando e moltiplicando i suoi circoli.
L'animale è
una macchina periodica per 1'ispirazione e la respirazione, per la circolazione
del sangue, per il moto peristaltico e antiperistaltico, pel rinnovarsi dei
bisogni fisici, pel passaggio dalla azione all'inazione, dal lavoro al riposo,
dalla sveglia al sonno. Il nostro giro si complica assai più che non appare
alla vista; hannovi circoli impercettibili che si lasciano indurre senza che
sia possibile seguirli. Così le febbri, gli accessi che si rinnovano a periodi
di più anni, i ritorni epilettici attestano una circolarità invisibile di cui
ci sfuggono i periodi, i fluidi, le condizioni. Nuovi circoli si manifestano
nel sistema muscolare e nel sistema nerveo: quando non sono fissati, tendono a
fissarsi coll'abitudine che mira sempre a ripetere il passato e a girare nel
circolo degli atti anteriori. L'educazione fondasi tutta nell'abitudine, e
riducesi ad una specie di organizzazione fittizia e circolare, innestata
sull'orbita della nostra organizzazione naturale. L'analogia è l'abitudine del
pensiero rapida come il lampo, per rinchiuderci nei circoli delle nostre
cognizioni. Per istinto noi siamo imitatori; i figli imitano i genitori, i
servi imitano i padroni; imitansi i difetti, e perfino le malattie. Per istinto
l'uomo è superstizioso, e la superstizione non è se non la cieca aspettativa
circolare di una serie di accidenti che si son trovati insieme una o più volte.
I circoli si
ripetono nella rivelazione della vita. Noi abbiamo bisogno di contrasti, un
solo sentimento non basta alla vita; l'amicizia abisogna di riposo,
d'intervalli, al pari dell'amore; i più teneri sentimenti richiedono antitesi
energiche. Il moto circolare dei sentimenti mostrasi evidente nelle arti. Si
misura il verso, si cerca la rima, siama il ritornello, la melodia circola
periodicamente dalla dissonanza all'armonia, l'architettura sviluppa coi
contrasti, coi ritorni periodici; essa viola di continuo la simmetria per
afferrarla di nuovo. Nei ritornelli, nella rima, nella simmetria, il periodo è
rapido come il battito del cuore; nelle nostre azioni si allarga. Darsi al
lavoro, agire, lottare, vivere, è un alternare gli stati del nostro essere onde
provocare nuovi ritorni: Pirro vuol combattere i Romani per rientrare nella
pace de' lari domestici; il vecchio ricomincia la sua vita affezionandosi al
destino della nuova generazione.
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