Capitolo
IV
LA LOGICA SOTTOPOSTA ALLA VITA
La vita scansa tutte
le contraddizioni critiche dominando la logica, si vive senza nemmeno
sospettare le contraddizioni che genera.
Il nostro
primo atto è di scegliere tra il piacere e il dolore, tra il contento e la
tristezza; e l'intelligenza non ha motivi per la scelta; hannovi dolori che ci
son cari, consolazioni volgari che ci nauseano: la rivelazione della vita
decide; e dacchè la decisione è presa, la logica trovasi soggiogata, dominata,
deve obbedire, servire al fatto della vita: il fatto sarà assurdo quanto gli
oggetti, quanto i pensieri; ma l'assurdo non dispensa la logica signoreggiata
di avverarlo.
Quando siamo
in traccia della felicità, ci si affaccia una nuova contraddizione: se
cerchiamo di moltiplicare i nostri piaceri, moltiplichiamo i bisogni, i
patimenti, in maniera che molto godere sarà molto soffrire. Dobbiamo noi
diminuire il numero dei piaceri? disprezzare la ricchezza? bastare a noi stessi?
Allora cercheremo l'indigenza e l'infelicità nell'interesse della felicità. Ma
l'astratto dilemma svanisce sotto l'impero della rivelazione vitale; la vita
sceglie per noi; siamo spinti alla felicità. Gli uni s'impadroniscono del più
gran numero di beni; gli altri voglion bastare a sè; ed è che, desiderando
alcuni beni invisibili, sacrificano quelli da essi meno amati. Unica regola si
è la vita, quale si desta in noi, in presenza delle cose, in presenza delle
nostre proprie idee.
Sotto
l'impero della logica non è possibile lo scegliere tra i beni; tra essi non
havvi identità, nè eguaglianza, nè deduzione: in qual modo adunque preferire la
tavola al teatro? l'amore alla gloria? Tutti i piaceri, tutti i gaudi
escludonsi a vicenda per sollevare una contraddizione universale. La
contraddizione viene scansata dalla rivelazione vitale; se non ci viene
concesso di scegliere logicamente, la vita sceglie, ha le sue inesplicabili
preferenze, ci dà le sue vocazioni; essa deve lottare tra la voluttà e
l'ambizione, tra la seduzione del riposo e quella del pericolo; e data la
scelta, la logica deve constatarla come un fatto, distinguendola da tutti gli
altri.
Da ultimo,
sotto l'impero della logica lo scambio è impossibile: se i beni che si scambiano
sono della stessa qualità, lo scambio non ha senso; se differiscono, è
impossibile di paragonarli, impossibile di scambiarli. Il dilemma rimane vinto
dalla vita. Impossibile fin che si considera l'essenza stessa dei beni, il
paragone diventa legittimo quando i beni agiscono sopra di noi, quali forze
meccaniche. Per una pecora sono disposto a dare venti giorni di lavoro, per una
misura di grano voglio darne dicianove: tra la pecora e il grano non havvi
identità nè eguaglianza, nè deduzione; essi rappresentano due desideri
distinti: tra le due attrazioni, tra le due forze che mi attirano, havvi
eguaglianza fino a dicianove, havvi paragone; lo scambio è possibile, anzi è
necessario, perchè una forza eccede l'altra di uno. Non si misurano, non si
paragonano mai i valori; si misurano, si paragonano solo le forze d'ogni
valore. Nel commercio e dovunque hannovi due cose distinte: da un lato un
valore incognito determinato dalla vita, una ispirazione, un'attrazione
ineffabile che dà un prezzo alle cose, e ci dispone all'azione; dall'altro
lato, hannovi forze materiali sottomesse a leggi meccaniche, e tutte
paragonabili sotto l'aspetto delle quantità. Si scambiano, si valutano le forze
meccaniche; pure in questo lavoro automatico il commercio sempre in balìa dell'ispirazione:
se l'ispirazione varia, se si áltera la rivelazione della vita, la forza dei
valori varia, lo scambio materiale deve attuarsi su nuove basi.
Così la
rivelazione della vita sceglie tra il bene e il male; sceglie tra
l'indipendenza personale e la ricchezza esteriore; sceglie tra i diversi beni,
e rende possibile lo scambio. Queste sono le quattro operazioni dell'arte di
vivere assolutamente impossibili secondo la logica.
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