Capitolo
X
L'IDEALE DELL'UMANITÀ
Noi operiamo come se
la natura dovesse soddisfare all'aspettativa dell'uomo: la nostra vita è
progressiva: quale sarà l'ultimo termine del progresso? Sarà l'aspettativa
soddisfatta, il dominio completo, assoluto dell'uomo sulla natura. Non si
concepisce l'ideale della vita se non col dar libero corso a tutti gli istinti.
Possibile o impossibile, questa è l'utopia della vita. Perchè si attui, non
basta che la natura corrisponda materialmente alla nostra aspettativa, che ci
largisca tutti i tesori desiderati; urge altresì che l'uomo non incontri
l'ostacolo dell'uomo, che la guerra sia spenta. Essa è il più terribile de'
flagelli, si oppone alla libertà, paralizza la società, l'assorbe in un'opera
meccanica d'offesa e di difesa, toglie all'uomo tutti i tesori che gli sono
prodigati dalla natura. L'umanità non governerà il globo se prima non giunge a
governare sè stessa.
Come potremo
governare noi stessi? Lo potremo quando l'umanità sarà materialmente associata;
e non lo sarà se non quando tutti gli interessi saranno realmente solidari.
Così l'utopia della vita suppone l'associazione universale, in cui ogni uomo,
cercando il suo proprio interesse, sarebbe utile a tutti gli uomini, nella
stessa guisa che ogni banchiere trovasi interessato a sapere ricchi e prosperi
i suoi corrispondenti. La società non è vera società che là dove la solidarietà
trovasi attuata, non in parole, ma in fatto; l'interesse dell'inventore è
quello degli uomini che profittano della sua invenzione; lo scienziato non
cerca se non la verità, ed è utile a tutti: tale è il procedere verso la
solidarietà, verso l'associazione universale.
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