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Giuseppe Ferrari
Filosofia della rivoluzione

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  • PARTE TERZA   IL SISTEMA DELL'UMANITA'
    • SEZIONE TERZA   LA RIVOLUZIONE
      • Capitolo II   LA DICHIARAZIONE DEI DIRITTI DELL'UOMO
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Capitolo II

 

LA DICHIARAZIONE DEI DIRITTI DELL'UOMO

 

Dimentichiamo gli uomini, gli eventi, le vicissitudini accidentali; seguiamo solo i principj della rivoluzione; vedremo che la rivoluzione vuol recare in atto i due principj dell'irreligione e della legge agraria.

La prima iniziazione rivoluzionaria comincia colla Costituente e sta tutta nell'idea di pubblicare una dichiarazione dei diritti dell'uomo. «Noi abbiamo pensato come voi,» dice Necker all'assemblea costituente, «che la costituzione doveva essere preceduta da una dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino; non perchè tale dichiarazione avesse lo scopo di dare ai primi diritti la forza, la quale essi traggono solo dalla morale e dalla ragione, ma perchè essi fossero sempre presenti agli occhi ed al pensieroSecondo Meunier il relatore: «Ogni governo deve proporsi lo scopo di conservare i diritti dell'uomo... la costituzione deve cominciare dalla dichiarazione dei diritti naturali e imprescrittibili dell'uomo. - La natura ha fatti gli uomini liberi ed eguali; - il principio di ogni sovranità risiede nella nazione; - il governo non deve mettere al libero esercizio delle umane facoltà altri limiti che quelli evidentemente necessari per assicurarne l'esercito ad ogni cittadino». Giusta Durand de Maillane, la dichiarazione «doveva essere affissa nelle municipalità, tribunali, nelle chiese.» Tutti gli uomini della rivoluzione erano unanimi sul punto di partenza; trattavasi di aprire una nuova era nella storia del genere umano. Alla volta sua l'antico regime era unanime nel respingere la dichiarazione: essa è inutile, dicevasi; essa è pericolosa, metafisica; essa incoraggia la ribellione. –«No,» replicava Castellane; «è utile perchè i diritti sono disconosciuti nel mondo, perchè la storia del governo francese, da Carlomagno in poi, è la storia della violazione dei diritti dell'uomo.» – «La dichiarazione è necessariaconcludeva Mirabeau, «per la ragione che l'ignoranza e il disprezzo dei diritti naturali sono l'unica causa delle pubbliche sventure e della corruzione dei governi

La dichiarazione fu variamente discussa, poi modificata in altre costituzioni; ma stiamo all'idea sola di dichiarare i diritti dell'uomo: ma imponeva di attuare i due principi supremi nella misura permessa dagli eventi. Tutte le leggi rivoluzionarie ne furono le conseguenze ragionate.

In primo luogo, la dichiarazione legalizza Voltaire e Rousseau, li riassume, li impone: senza la dottrina de' due capi, a che dichiarare i diritti dell'uomo? Tanto valeva ascoltare Mirabeau il maggiore, che consigliava di sostituirle il decalogo; tanto valeva seguire il vescovo di Chartres, che proponeva di surrogarla con alcuni pensieri religiosi nobilmente espressi.

La dichiarazione dirige tutti i colpi della rivoluzione contro il feudalismo. Quando si sopprimono le servitù rusticali, il diritto di primogenitura, le distinzioni onorifiche, i titoli di nobiltà, le genealogie, si dichiara che si sacrificano ai diritti dell'uomo violati dalla feudalità.

Più tardi, si abbattono gli ordini monastici per due ragioni, perchè inutili e perchè contrari alla legge naturale: di fatto la natura, il lavoro, la libertà proscrivevano i tre voti di castità, di povertà e di obbedienza.

La costituzione civile del clero è anch'essa una conseguenza della dichiarazione dei diritti dell'uomo. Lo si dice espressamente: il sacerdote si reputa più dell'uomo; si pretende delegato dall'Altissimo, si vanta superiore al popolo, non riconosce eguali: che subisca la legge dell'eguaglianza, si assicuri la società contro le pretensioni del sacerdozio.

La sovranità del popolo sorge dalla sovranità umana; essa arma tutti i cittadini, la nazione armata trovasi superiore al governo, che diventa risponsabile: diviene impossibile il potere regio; tosto o tardi la nazione deve giudicarlo, e lo giudica in forza della dichiarazione che scopre l'uomo celato sotto la vetusta e mostruosa finzione del re.

La dichiarazione sottrae ogni popolo al dominio dei re: quando si tratta della Spagna, si proclama che il patto de' Pirenei non è un patto nazionale, e che le liti dei re non possono più essere quelle de' popoli. Avignone sfugge al pontefice, e si riunisce alla Francia, a nome della dichiarazione dei diritti dell'uomo. «Appena dichiaraste voi,» dicevano i deputati avignonesi, «che tutti gli uomini sono liberi, abbiamo voluto divenirlo noi pure. Forse il tempo non è lontano in cui il popolo francese detterà leggi all'universo, in cui tutte le nazioni vorranno riunirsi ad esso per fare di tutti gli uomini tanti amici, tanti fratelli. Il popolo avignonese ha voluto essere il primo.» La Francia si collega contro l'Europa. «Lo scopo dei re,» dice Brissot, «è d'impedire che si propali questa dichiarazione che minaccia tutti i troni. Ma noi possiamo lottaresoggiunge egli, «perchè la libertà non fallisce contro l'oro e con essa torremo ai re gli eserciti e i popoli

La guerra della rivoluzione ha il suo programma, e lo riceve dalla dichiarazione dei diritti dell'uomo contro la cristianità. In qual modo hannosi a governare i generali della repubblica ne' paesi conquistati? «Lo scopo della guerra,» dice Chambon, «è la distruzione di tutti i privilegi; guerra ai palagi, pace ai tuguri. Tutto ciò che è privilegiato, tutto ciò che sente di tirannia, dev'essere trattato da nemico. La Francia si dichiara potere rivoluzionario nei paesi conquistati; quindi la Convenzione decreta: che nei paesi conquistati le decime, i diritti feudali sono aboliti; la sovranità del popolo è proclamata con la convocazione delle assemblee primarie, da cui sono esclusi i preti e i nobili; per la prima volta gli agenti del cessato potere rimangono pure esclusi dall'assemblea nazionale e da ogni officio politico; tutte le pubbliche ricchezze sono poste sotto la salvaguardia della repubblica francese; i commissari della repubblica cessano ogni officio nell'atto stesso in cui il governo è definitivamente constituito

 Così la Francia, trasfigurata dalla dichiarazione dei diritti dell'uomo, è condannata ad essere la nazione liberatrice. I primi lesi dal nuovo diritto sono il papa in Avignone, l'imperatore nel Belgio; poi il trono e l'altare trovansi minacciati in ogni Stato, poi la lega europea riunisce contro la Francia tutti i principi, tutti i sacerdozi dell'Europa. Da una parte la rivoluzione deve combattere ogni religione armata; dall'altra deve combattere ogni privilegio: che cos'è adunque la rivelazione, se non la guerra dell'irreligione e dell'eguaglianza? Essa vuole la giustizia presagita da Campanella, essa atterra il pontefice, l'imperatore, Cristo e Cesare, le quattro tirannie che Machiavelli aveva additate all'odio dell'Italia.

 

 

 




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