SEZIONE
PRIMA
DELLA
NATURA
Capitolo
I
DELL'ALTERAZIONE
Tutto cambia
nell'universo, i corpi si trasformano di continuo, l'alterazione è la prima
legge della natura Questa legge non regge alla prova della logica. -
In primo luogo essa smentisce la forma dell'identità. Una cosa che cambia non è
più quella che era, non è più la stessa: il cambiamento le sostituisce una cosa
assolutamente nuova, fornita di nuove proprietà. Richiede l'identità che ogni
essere rimanga sempre lo stesso; l'acqua deve restare in eterno la stessa
acqua: coll'alterazione le cose non sono mai quelle che sono, non ci bagniamo
mai due volte nella stessa onda. - Nell'alterazione, la seconda forma della
logica, l'equazione, è anch'essa violata. L'oggetto che cambia, cessa d'essere
eguale a sè stesso: non v'ha equazione tra l'infanzia e la virilità, tra la
virilità e la vecchiaia; l'alterazione adunque nega la seconda forma della
logica. - Anche il sillogismo non può seguire la trasformazione degli esseri.
Vi ha forse un sillogismo della generazione? Qual'è il termine medio tra
l'albero e i frutti che produce? qual'è il termine medio tra la vita e la
morte? non havvene alcuno: i due stati di una cosa che si áltera differiscono,
restano sempre distinti, sono due estremi che nessun termine potrà mai riunire.
La logica, affrontando l'alterazione col sillogismo, riceve pertanto una terza
mentita. L'alterazione è logicamente impossibile, benchè materialmente
incontestabile.
Quanto si
dice dell'alterazione si applica al moto, il quale non è che si riduce
all'alterazione relativa allo spazio. Il corpo in moto è là dove non è; non è
là dove è; movendosi, lascia un luogo, ne prende un altro; esso diviene più
vicino, più lontano da un dato punto. Il moto adunque fa variare l'ordine delle
cose, cambia le proporzioni e trasforma la natura l'áltera, e sotto l'azione
del moto essa cessa di essere identica con sè stessa per diventare ciò che non
è, un'altra natura.
La
distinzione che esiste tra i due stati di ciò che si áltera, ci svela una
contraddizione nell'origine d'ogni cosa. D'onde proviene quest'oggetto? Non
viene logicamente dal suo stato anteriore, non dall'oggetto che lo precedeva;
egli non era, egli è; questo solo è certo: dunque procede dal nulla. L'albero
non esce dal germe, ma dal vuoto, creato ex nihilo: l'infante non è
generato dal padre e dalla madre; egli viene dal non essere. Il nulla è
l'antecedente universale, ogni produzione è una creazione assolutamente nuova e
improvvisa. D'altra parte, le cose rientrano continuamente nel nulla. Stando
alla logica, l'uomo che muore non è reso alla terra, non è fatto polvere, ma
s'annienta; il suo cadavere in dissoluzione, la sua polvere sono cose nuove
senza razionale rapporto coll'uomo che viveva.
L'assurdità
dell'alterazione è sì evidente, che i filosofi primitivi la riconobbero, appena
che si sforzarono di spiegare la natura. Di là i sofismi degli antichi:
domandavansi se un grano, due grani, tre grani formavano un mucchio: e si
continuava la progressione fino al momento in cui l'interlocutore dichiarava
che il mucchio era fatto. Si replicava allora, dunque un grano forma un
mucchio; il che valeva quanto dire: dunque il passaggio dal grano al mucchio è
arbitrario; dunque non vi ha equazione tra i due termini; dunque il mucchio
formasi violando le leggi della logica. La stessa dialettica negava la
generazione e la corruzione delle cose. Si diceva: Socrate non può nascere nè
prima di esistere nè dopo la sua nascita; se nasce prima di esistere, egli è e
non è al momento della sua nascita; se nasce quando già esiste, allora nasce
due volte. Lo stesso dicevasi della morte; e qui il dilemma intervertito,
domandava se Socrate muore quando è vivo o quando è morto. Vivo non può morire,
perchè Socrate sarebbe morto e vivo nel tempo stesso: morto non può morire,
perchè in quest'ultima ipotesi morrebbe due volte. Per le stesse ragioni la
parete non può cadere, ma deve sempre rimanere in piedi o in terra. La palla
spinta in alto non deve mai toccare la vôlta, e se la tocca non deve più
ricadere. Insomma, nulla deve cambiare. I sofismi sono stravaganti all'aspetto;
ma nella sostanza sono fondati, e da due mille anni impugnano l'alterazione.
Concludiamo.
Secondo la natura, il passato genera il presente, il presente genera
l'avvenire: secondo la logica, il passato rende impossibile il presente, il
presente rende impossibile l'avvenire.
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