Capitolo
IV
LE CONTRADDIZIONI DELLA MATERIA
La materia ci
presenta due serie di qualità, le une primarie, le altre secondarie; le qualità
primarie sono l'impenetrabilità, la mobilità, l'estensione e la figura; qualità
che si chiamano primarie perchè supposte in tutti i corpi. Una cosa che non
fosse nè impenetrabile, nè mobile, nè estesa, nè figurata, non sarebbe un
corpo. Le qualità primarie sembrano destinate a soddisfare la logica; esse
sono, per così dire, intelligibili e ragionevoli, perchè contemplano sempre la
natura sotto l'aspetto della quantità. Secondo le qualità primarie, il mondo è
una quantità di materia senza origine e senza fine; la materia dividesi in particelle
eguali o ineguali, si combina in mille modi senza che cessi d'essere sempre la
stessa materia, la stessa quantità, sempre eguale a sè stessa. La disposizione
sola varia. Supponiamo che la disposizione ai tempi di Mosè fosse A, ai tempi
di Gesù Cristo B, ai tempi di Maometto C; si avrà la doppia equazione A=B=C. Le
qualità primarie sono adunque ragionevoli; per esse lo studio della natura
diventa logico, e se si vuol costruire il mondo non si ha più che a domandare
una data quantità di materia e di moto.
Sotto
l'azione della logica le qualità primarie cessano immediatamente di essere
razionali, e sono lungi dallo spiegare il mondo, lo rendono imopssibile.
Prendiamo
l'impenetrabilità della materia; la logica richiede che ogni atomo sia
inaccessibile agli altri atomi, che rimanga eterno, impassibile con tutte le
sue qualità, che non entri ne' diversi composti se non conservando la sua
individualità. Ciò posto, ci converrà negare le affinità chimiche, la fusione,
l'assimilazione organica, tutti i processi coi quali la natura elabora le sue
creazioni. In essi gli elementi, i componenti si distruggono mutuamente per
costituire nuovi esseri dotati di nuove proprietà. Unite due gas, avrete un
liquido, l'acqua: unite l'ossigeno al mercurio, l'uno aeriforme, l'altro
liquido, e avrete un precipitato. Il calore è imponderabile; coll'invadere un
solido, il ghiaccio, l'oro, il ferro, vi dà un liquido: combinate un seme con
una diversa quantità di terra, di aria e di acqua, a capo di qualche anno
avrete un albero; deponete un germe in un essere vivente, e vedrete nascere un
vivente. Dappertutto l'affinità, la fusione, l'assimilazione fanno sparire due
o più elementi per far apparire una cosa affatto nuova. Ma ammessa
l'impenetrabilità, la logica vieta il cambiarsi degli elementi; quando li
elementi cambiano, vieta al composto di manifestarsi. Dunque tra
l'impenetrabilità della materia e le metamorfosi della natura non vi ha nè
identità, nè equazione, nè deduzione, vi ha la distanza della contraddizione.
Supponiamo
che i componenti rimangano distinti, che il composto si riduca ad una semplice
mescolanza senza fusione, a una nuova disposizione di atomi senza
assimilazione. Il mondo che uscirà dalla mescolanza delle materie non sarà il
mondo in cui viviamo, sarà un mondo in cui ogni qualità unita a una sostanza
durerà sempre, e in cui la distruzione della qualità sarà impossibile. In tale
mondo le cose si mostreranno variamente disegnate, come mosaici mobili i cui
colori saranno eternamente gli stessi. La nascita, la morte saranno tolte, la
fusione generatrice per cui la vita si rivela in un essere sostanziale, unico,
indivisibile non potrà mai realizzarsi; si vedranno atomi sgranati, non si
vedrà alcun oggetto. - Si risponderà: «la natura è in realtà come voi dite;
tutto si compone di atomi sgranati, mobili, che cambiano di posizione senza
cambiare di essenza; la logica non ci permette di concepire altrimenti la
natura; se la vedete in balia dell'assurdo, se i vostri occhi ve la mostrano
elaborata e travolta da continue fusioni in cui le qualità nascono, spariscono,
cambiano di forma, il torto è vostro; accusate i vostri sensi, la vostra
irriflessione, e cedete alla ragione, che stabilisce l'impenetrabilità della
materia.» Richiesto, accorderò che la materia è impenetrabile, che la fusione e
le metamorfosi della natura non sono che false apparenze, vere illusioni. La
nascita, la morte, l'individualità degli esseri siano pure nostri errori.
Bisognerà dunque spiegarmi questi errori; e se esistono, anche solo come
errori, bisogna renderne ragione dinanzi alla logica. Perchè l'impenetrabilità
prende essa l'apparenza della fusione, della vita, della penetrabilità? Perchè
l'illusione sarà essa nella penetrabilità piuttosto che nella impenetrabilità?
A diritto o a torto l'impenetrabilità prende l'apparenza della penetrabilità;
come mai l'impenetrabilità può opporsi così a sè stessa, e creare l'errore
della sua propria contraddizione? Questa metamorfosi viola la logica; e se
ammettiamo che l'impenetrabilità può diventare l'errore della compenetrazione,
perchè non potrebbe essa diventare realmente penetrabile? Siate logico o
illogico: non è lecito fermarsi a mezza via.
Anche la
seconda delle qualità primarie della materia, la mobilità, si ribella ai fatti
che deve spiegare. Non v'ha dubbio che la materia sia mobile, si può metterla
in moto, traslocarla: e la mobilità non darebbe luogo a contestazione se la
materia non fosse nel tempo stesso motrice, cioè energica, attiva, capace di
dare e di darsi il moto. Il vostro corpo che muove la materia è alla sua volta
materiale. Ne nasce che da una parte la materia è immobile, d'altra parte è
motrice; da una parte riceve il moto, d'altra parte lo dà; di modo che la
materia è nel tempo stesso inerte e energica, passiva e attiva. Ora un medesimo
oggetto non potrà mai essere passivo e attivo, non potrà mai essere i due
contrari senza contraddirsi; bisogna che sia mobile o motore. Il motore suppone
un punto di appoggio, dev'essere in sè, deve essere immobile; se non resiste al
proprio sforzo, cede, è mobile, è mosso, non muove. Se un oggetto fosse nel
tempo stesso motore e mobile, esso avrebbe in sè due parti distinte, la parte
che dà il moto e quella che lo riceve; esso avrebbe in sè un motore ed un
mobile, l'uno immobile, l'altro in moto; il primo respingerebbe il secondo con
tutta la forza della logica, non potendo identificarsi con esso senza
costituirsi nel tempo istesso immobile ed in moto. Istessamente se la parte
motrice fosse alla sua volta mobile, dovrebbe essa pure contenere un nuovo
motore, il quale, ancora per ipotesi essendo mobile, dovrebbe contenerne un
altro che bisognerebbe cercare progredendo all'infinito, finchè lo si trovasse
immobile e assolutamente al di fuori della natura. Ne consegue che ammesse la
mobilità, la passività della materia, la logica rende impossibile l'attività
delle cose, nega le mille potenze che animano gli oggetti della natura,
distrugge le qualità secondarie eternamente creatrici di esseri sempre nuovi.
Si dirà:
«perchè non uscire dalla contraddizione trasportando «in Dio il principio
d'ogni moto?» per mille ragioni, tra le altre perchè la forza motrice è
dappertutto nella natura. Io la vedo nelle qualità secondarie, in ogni
proprietà; nelle affinità delle molecole, nella gravitazione dei mondi. Per voi
i cieli e la terra celebrano la gloria di Dio; per me i cieli e la terra sono
altrettante divinità: per voi le forze motrici non son che mobili, suppongono
un motore trasmondano, e non sono motrici che per una nostra illusione; ma
prima di lasciare la terra per trasportarmi in una regione trasmondana, io
voglio e devo guardare al punto di partenza. Esso è tutto nel dato che la
materia è mobile; voi la dichiarate mobile in realtà, motrice per illusione.
Perchè non sarebbe essa, al contrario, motrice in realtà, e mobile per illusione?
Le sue qualità primarie sono passive, le sue qualità secondarie sono attive,
energiche; la doppia apparenza è contraddittoria, i due termini si escludono:
l'azione e la passione si rendono impossibili a vicenda. Per qual ragione
sceglieremo noi il primo termine piuttosto che il secondo come punto di
partenza? Perchè non diremo noi che la mobilità è illusoria, che si riduce ad
una falsa apparenza, che questa apparenza è creata dalle forze, le quali sono
chiamate secondarie per errore, mentre son creatrici delle qualità primarie?
L'alternativa è geometrica, il dilemma inevitabile, la scelta impossibile.
La terza
qualità primaria della materia ripugna, come le due precedenti, alle qualità
secondarie della natura. Mentre si dice che la materia è estesa, convien pur
dire che la materia è energica, attiva, fornita di forze; ogni qualità
secondaria è una vera forza; perciò il colore agisce sull'occhio, il suono
sull'orecchio. Possiamo noi combinare l'idea della forza con quella
dell'estensione? Le forze sono desse estese? Possiamo noi attribuirle
all'estensione? No: la forza è una e indivisibile, è la forza che dà unità al
corpo vivente, che ne domina le diverse parti, che le costringe a formare un
tutto unico; e se la forza è una, essa rende impossibile il multiplo della
estensione, rende impossibile la terza tra le qualità primarie della materia. -
Per combinare la forza coll'estensione non ci resta altro espediente che quello
dello spiritualismo, dando un'anima ad ogni corpo; e supponendo che in ogni corpo
la forza è un'anima, un'essenza, un'entelechia, una monade, come più piace, ma
sempre spirituale, cioè una e indivisibile. Però in quest'ipotesi l'anima e il
corpo si rendono impossibili a vicenda, e per isfuggire una contraddizione
cadiamo nelle mille antinomie dello spirito e della materia. Dopo creata
l'anima, dopo identificata la forza coll'anima, non possiamo più raggiungere il
corpo; l'anima, l'essenza, la monade, non possono nè indebolirsi, nè
fortificarsi, nè nascere, nè morire; sono logiche, sono eterne; meri spiriti,
non possono nè dare il moto agli organi, nè dominare la materia estesa; e lo
spiritualismo, per ispiegare il fatto dell'unità degli esseri e
dell'indivisibilità delle forze, si trova immediatamente, assolutamente fuori
della natura, dove si nasce e si muore, e ogni cosa si compone di parti estese.
Quindi la sicurezza colla quale il materialismo risponde alle argomentazioni
dello spiritualismo, che appagano la logica, ma mentono; procedono per
identità, ma non sono di questo mondo. Quindi il dilemma di credere all'anima o
al corpo, all'uno o al multiplo, cioè alla forza o all'estensione; dilemma
eterno, non essendoci concesso nè di negare l'unità, nè di negare l'estensione,
nè di considerare la forza come un'illusione della materia che si opporrebbe a
sè stessa, nè di considerare l'estensione come un'illusione della forza che si
opporrebbe a sè stessa; non essendoci dato neppure di preferire l'uno o l'altro
de' due termini, poichè sono entrambi egualmente patenti e irresistibili. In breve,
l'estensione rende impossibile il mondo, e il mondo rende impossibile la
materia estesa.
Lo stesso
ragionamento si applica alla quarta delle qualità primarie, la figura; la forza
che dà la figura, e l'essere che la riceve si escludono a vicenda. La prima non
si manifesta all'occhio, s'induce, ma non si vede, si divina, ma non si
conosce; prima di agire non è nello spazio, dopo l'azione non lascia vestigio
di sè. Una e indivisibile come il triangolo, il quadrato, il circolo, riunisce
più particelle della materia, le costringe a convergere verso un solo scopo; in
questo modo appunta in sei triangoli il cristallo di rocca, disegna i petali
della rosa, e li schiera in un unica corolla. Essa novera, misura le vertebre,
i muscoli, i nervi, le vene, gli organi degli animali, organizzati ciascuno da
una cifra unica e misteriosa, dotata di multipli e di divisori invariabili. La
cifra che ha dato cinque dita alla mano dell'uomo, trentadue denti alla bocca,
la qualità agli organi esterni della vista, dell'udito, dell'odorato, della
azione e della locomozione, non può in niun modo essere nè estesa, nè
divisibile, nè tangibile. Se la figurabilità appartiene alla materia, se è
l'evidente proprietà degli esseri; se gli alberi sono alberi, e gli uomini
uomini, dobbiamo loro negare la figura. La figurabilità crea, e la figura è
creata; essa muove, e la materia è mossa; essa combina, e la materia è
combinata; essa dispone, e la materia è disposta; essa è artefice, e la materia
è oggetto dell'arte. San Tomaso direbbe che è indivisibile, e la materia è
misurata; Spinoza direbbe che è naturante, e la natura è naturata. Dunque dal
principio della figura alla figura non vi ha passaggio matematico; tra i due
termini vi ha solo la distanza della contraddizione. E qui ancora, se il principio
figurativo è reale, la figura è un'illusione; se la figura è reale, l'illusione
è nel principio figurativo. Dov'è la verità? dove l'illusione? Non possiamo
rispondere, non possiamo ricorrere allo espediente di accusar d'errore l'uno
de' due termini del dilemma: perchè, vero o falso, il termine accusato non
cesserebbe di esistere; se non si spiega come vero, bisogna spiegarlo come
falso, come errore: e la spiegazione costerebbe alla logica quanto la sua vera
e reale creazione. Volete dedurre l'illusione della figura dal principio
figurativo? conviene che il principio si smentisca per dare l'illusione del suo
contrario; volete dedurre il principio figurativo dalla figura? convien che la
figura si smentisca, e sempre per dare l'illusione di ciò che la distrugge. Non
v'ha uscita: la contraddizione sarà eterna.
Così, secondo
le qualità primarie, il mondo di Mosè, di Gesù Cristo e di Maometto è lo
stesso, ha variato solo per la disposizione delle parti, e vi ha equazione
perfetta fra le tre età. Secondo le qualità secondarie, le tre epoche non sono
equivalenti e si sono sviluppate dando una triplice mentita
all'impenetrabilità, alla mobilità, all'estensione ed alla figura della
materia. Una stessa identica materia è adunque penetrabile e impenetrabile, mobile
e senza moto, estesa e inestesa, figurata e senza figura: ciò ripugna alla
ragione, ma è.
Per isfuggire
all'assurdo si dice da alcuni: «Una stessa cosa non potrebbe essere eguale e
diseguale a sè stessa; rendiamo ragionevole il mondo, rendiamolo possibile.
Giacchè le qualità primarie si oppongono alle secondarie, separiamo le une
dalle altre; diamo le qualità primarie alla materia, agli atomi, alle molecole;
le qualità secondarie ad altri esseri, come le essenze, le anime, le monadi. La
contraddizione sparirà». No, essa durerà sempre. Separiamo la materia dalle sue
qualità secondarie, consideriamo le qualità secondarie come esseri
indipendenti, e, se si vuole, come puri spiriti. In quest'ipotesi le cause
della cristallizzazione, della vegetazione, della vita, saranno staccate dalle
materie, saranno senza estensione, senza figura, senza passività, senza
resistenza (cioè penetrabili). Che saranno esse? forze senza materie, essenze
immateriali, entelechie, anime in pena, esseri fantastici, e tutte le contraddizioni
saranno capovolte e allora converrà dirci in qual modo l'essere senza figura
potrà dare la figura; come l'essere inesteso potrà agire sulla estensione; come
all'essere penetrabile qual ombra sarà dato di agir su corpi resistenti; infine
come l'essere attivo, spoglio d'ogni passività, potrà comunicare il moto, esso
incapace di sforzo, di conato, di contrazione e di espansione, essendo incapace
di resistenza e di reazione. E che? non sarà la vita inerente al corpo vivente?
La cristallizzazione sarà esteriore al cristallo? la vegetazione non sarà nel
vegetale? e l'affinità molecolare scorrerà al di fuori delle molecole? Ecco
l'universo popolato di animali invisibili, di alberi intangibili, di minerali,
di roccie impercettibili e immateriali.
D'altra parte,
qual sorte subirà la materia colle quattro qualità primarie che le si vogliono
lasciare? Essa è inerte, passiva; senza colore, non si mostra più all'occhio;
senza odore, senza sapore, sfugge all'odorato e al palato; non dà più suono,
non può più esser udita, non resiste più al tatto, avendo perduta la coesione
che deve alle qualità secondarie. Dunque la materia sparisce, diventa
intangibile, non è più la materia, e trovasi ormai eguale al non essere. Chi
vuoi evitare la contraddizione tra le qualità secondarie e le qualità primarie,
tra la natura e la materia, trovasi ridotto a creare una natura che non è la
natura, e una materia che non è la materia; deve creare due mondi invisibili,
come se l'ombra aggiunta all'ombra potesse generare la luce. Ogni qualvolta si
vuole eludere la contraddizione non si fa che raddoppiarla.
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