Capitolo
VI
LA CAUSA E L'EFFETTO SI ESCLUDONO
Alcuni principj si
presentano come le condizioni dell'universo, come le ipotesi necessarie della
natura. Questi sono i principi della causa, della sostanza, del tempo e dello
spazio. Lo spazio è necessario all'esistenza del corpo, il tempo a quella del
moto; la sostanza è il substrato indispensabile delle qualità, la causa è il
principio primo d'ogni manifestazione. Nel fatto i principj enunciati sono la
base del mondo materiale, ma sotto l'impero della logica essi lo rendono
impossibile.
Nulla accade
senza una ragione sufficiente. Ecco il principio della causalità, il quale fa
supporre ogni fenomeno generato da una causa e fa dipendere ogni oggetto da un
oggetto anteriore che lo produce. Ma chi non vede che la distinzione della
causa e dell'effetto si riduce a dividere l'alterazione in due momenti? Non è
forse ovvio che le contraddizioni dell'alterazione devono passare
nel movimento della causa verso l'effetto? Se la causa esiste, essa dovrà
sempre esistere qual'è, nè generare cosa alcuna; la logica, esigendo l'identità
eterna della causa, rende l'effetto impossibile. Che, se si ammette l'effetto,
sarà impossibile di trovargli una causa senza supporre che in un dato momento.
esso non era, e la logica, esigendolo sempre identico, sopprime la causa che lo
genera.
Esaminiamo
tutte le forme della causalità; la contraddizione tra la causa e l'effetto sarà
sempre la stessa.
Primo caso.
La causa indivisibile dall'effetto passa tutta nello effetto: così opera la
natura, in cui il presente è figlio del passato. In questo caso la causa e
l'effetto non sono letteralmente che i due momenti dell'alterazione, e quindi
l'uno esclude l'altro.
Secondo caso. La
causa genera l'effetto senza alterarsi e rimanendo distinta dall'effetto: dopo
d'aver lasciato uscire dal suo seno un altro oggetto, dessa è ancora quella che
era e conserva sempre le sue qualità. Egli è in tal modo che, secondo i
Cristiani, Dio fa il mondo senza diminuirsi; qui l'effetto viene dal nulla e
s'informa dall'assurdo.
Terzo caso.
La causa genera l'effetto, modificandosi nel modo che la madre partorisce il
figlio. Qui v'ha da una parte l'alterazione, dall'altra l'apparizione di una
cosa nuova; da una parte la causa si modifica, si trasforma, cessa di essere
quella che era, e trovasi condannata dalla logica; dall'altra parte, abbiamo un
fatto nuovo, un fatto che emana dal nulla, e che non evita l'assurdità della
sua origine se non appoggiandosi sull'assurdità anteriore della causa che si
áltera.
Quarto caso.
La causa contiene l'effetto, come la casa contiene i mobili, e l'effetto esce
dalla causa senza alterarla e senza derivare dal nulla la sua propria origine.
In questo caso la causa è un mero spostamento, essa tocca solo l'ordine delle
cose, essa è logica; ma questo è il solo caso che non si verifica mai nella
natura; non si dice mai che la casa sia la causa dei mobili che contiene.
L'alterazione è sempre necesaria, perchè l'effetto sia da noi riferito ad una
causa che precede.
Dunque, la
causa e l'effetto invece di unirsi, si respingono a vicenda; i due termini non
sono che i due momenti contraddittorii dell'alterazione o del rapporto.
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