Capitolo
VII
LA SOSTANZA ESCLUDE LA QUALITÀ
Le qualità
non possono stare da sé; esse suppongono sempre un essere al quale
appartengono, suppongono una sostanza. Questo è un fatto; e se noi ne cerchiamo
la ragione, troviamo che il fatto contiene una contraddizione.
Egli è certo
che la qualità e la sostanza sono due cose distinte; tra loro non vi ha
identità, nè equazione, nè sillogismo. Dunque esse si uniscono a caso: il vincolo
che le unisce è assolutamente incognito e per noi interamente arbitrario.
Dicesi che la qualità suppone la sostanza, che la sostanza è la condizione che
permette alla qualità di esistere; tale è la nostra credenza; ma nella bilancia
della logica la qualità e la sostanza pesano egualmente, sono due nozioni di
egual valore; se l'una d'esse si pretende condizione dell'altra, la logica non
può accettare la pretensione prima d'averla verificata coll'identità,
coll'equazione e col sillogismo. Se la sostanza si pretende condizione della
qualità, la mancanza d'ogni prova permette d'intervertire la pretensione in
favore della qualità: perchè la qualità non sarebbe essa la condizione della
sostanza? Io non conosco le sostanze se non per le qualità.
Data la qualità,
la logica nega la sostanza; data la sostanza, la logica nega la qualità.
Cominciamo dall'ammettere le qualità. Dove è la sostanza? Essa è sotto le
qualità, nell'interno delle cose; si giunge ad essa solamente spogliando le
cose d'ogni loro qualità. Tolto il colore, il peso, la resistenza, resta la
sostanza. Che è dessa adunque? Tolte le qualità, nulla rimane; la sostanza
diventa eguale a zero: e ne consegue che le qualità si fondano sul nulla, e che
il nulla è la condizione delle cose, il principio del mondo. Al contrario,
prendiamo le mosse dalla sostanza; la qualità svanisce. La sostanza è un essere
intelligibile, generico, come l'uomo, come l'animale; dunque non ammette gradi,
nè alterazione, nè diminuzione, nè aumento nel suo essere. Dunque sarà sempre
la stessa sostanza in tutti gli esseri, in quel modo che l'uomo è sempre lo
stesso in tutti gli uomini. Dunque la natura avrà una sostanza unica; la
sostanza di Nerone sarà identica a quella di Socrate, i due uomini non saranno
separati che per un errore della nostra mente. In altri termini, la sostanza
assorbirà tutte le sostanze, non permetterà loro di esistere, e da ultimo,
lungi dall'essere la condizione delle cose, non lascerà alcun posto agli
oggetti di questo mondo, agli esseri della natura; invocata per renderli
possibili, li renderà impossibili. Ecco la sostanza nemica delle sostanze, e
distruggitrice di tutti gli esseri della natura: chè diremo noi delle qualità,
continuando a interrogare la sostanza? Esse non si presentano come attributi
della sostanza generale, ma bensì come attributi di sostanze particolari: i
colori sono i colori degli oggetti, le affinità sono le affinità delle
molecole, le forze sono le forze di questo o di quel corpo. Le qualità si
riuniscono, si separano, si aggruppano, non già come i colori di un
caleidoscopio inerenti a un tutto unico. ma aderiscono a migliaja di oggetti
distintissimi. Dinanzi alla sostanza universale gli oggetti sono illusioni,
ombre, o al più attributi, qualità; che saranno dunque le qualità degli oggetti?
saranno le ombre delle ombre, le qualità delle qualità; esse cadono a nulla
come altrettante negazioni.
Se per un
sentimento d'equità vogliamo concedere una particella d'essere alla sostanza,
una particella alla qualità, in modo che l'una e l'altra possano convivere, a
dispetto della logica, in questo caso, lungi dal conciliarle, le separiamo in
una maniera più compiuta. La sostanza rimarrà ciò che è: una, indivisibile,
inalterabile; le qualità rimarranno ciò che sono: qualità delle cose ch'esse
formano e costituiscono, in realtà o per semplice illusione, poco importa. La
pluralità degli esseri sarà dovuta unicamente alle qualità, perchè la sostanza
inalterabile non è attiva, nè generatrice, nè creatrice; gli esseri formati
dalle qualità resteranno affatto estranei alla sostanza. Quindi le qualità
sussisteranno, agiranno, e basteranno a sè come altrettante divinità; quindi la
sostanza oziosa ne' suoi limbi non avrà parte alcuna a sostenere nell'universo,
nè sarà la condizione delle qualità.
|