Capitolo
XI
L'ESSERE E IL NON-ESSERE
Abbiamo già
detto che, secondo la natura, devesi ammettere l'esistenza dei generi, l'essere
è il genere supremo che abbraccia quanto esiste, l'universo intero.
Il non-essere
esiste? questo problema, posto duemila anni sono, è il problema della logica
che domanda ad ogni cosa di essere ciò che è. La risposta sarà sempre una
contraddizione. Se il non-essere esiste, esso è non-essere e essere nel tempo
stesso; se non esiste, non è, tutto è essere, tutto è pieno, non v'ha più
vuoto, nessun intervallo tra le cose, non si può più distinguere una cosa
dall'altra, tutto è uno. Così l'essere rende impossibile l'universo, rende
impossibile l'esistenza.
Lungi dall'essere un
sofisma, la contraddizione espressa accusa di sofisma quelli che vogliono
sottrarvisi. Ecco i sotterfugi:
Platone dice:
«Il non-essere non esiste, non è che il diverso; si riduce all'albero che non è
uomo, alla pietra che non è albero; il non-essere ha solo una esistenza
relativa.» Sia pure: dunque non ha un'esistenza assoluta, dunque, parlando
schiettamente, non è; dunque l'intervallo tra le cose, la differenza sono
impossibili, e siamo ridotti di nuovo all'ente unico di Parmenide. Esso
sovrasta alla diversità, accusandola d'inconsistenza, d'illusione, di
contraddizione.
Aristotele
dice: «L'essere è un'astrazione: gli esseri soli esistono: l'essere è un
non-nulla, è il non-essere: non esiste se non congiunto alle cose: prima di
esse può esistere, ma non esiste: è la materia che si definisce: l'essere in
potenza, il non-essere in atto.»
Accordisi la
distinzione: ne risulta che il non-ssere esiste o che l'essere non esiste; ne
risulta che la materia è un termine medio tra l'essere e il non essere; ne
risulta che questi due termini la costituiscono, la formano contradditoria come
l'alterazione; ne risalta da ultimo che l'essere e il non-essere si
contraddicono.
Secondo i
neoplatonici: «l'essere solo esiste; è infinito: il finito, il non-essere, il
mondo sono limiti, ombre, vere negazioni al cospetto dell'essere.» Togliesi
così l'essere alla natura confinata presso il non-essere: dove sarà l'essere?
non è nella natura che esiste veramente; è in Dio che veramente non esiste;
tanto sarebbe il dire: io non esisto, io sono il non-essere; solo il nulla
esiste, ed è l'essere. La contraddizione è capovolta, ma sempre la stessa.
L'opposizione
dell'essere e del non-essere si riproduce per tutta la natura. Dicesi che le
cose sono contingenti: perchè? per la ragione che sono alterabili, che si
alterano, che si contraddicono. E perchè sono esse contraddittorie? perchè
miste col non-essere, notate di falso, passando esse dall'essere al non-essere,
o viceversa dal non-essere all'essere. - Nel seno dell'alterazione sentiamo la
contraddizione di questi due termini anche prima che si mostri. Domani pioverà
o non pioverà; l'una delle due contraddittorie sarà necessariamente la vera;
pure la pioggia è un'alterazione effimera, contingente, assolutamente opposta
al carattere della necessità. Domani il mondo sarà o non sarà necessariamente;
pure il suo sparire non è necessario più del suo durare. Simili affermazioni,
ad un tempo necessarie e contingenti, non riproducono forse la contraddizione
dell'essere e del non-essere? L'avvenire figlio dell'esistenza è infallibile,
figlio del nulla è incerto, e il contrasto si scopre già nell'affermazione che
lo precede.
Finalmente,
l'essere è il principio dell'identità, la prima forma della logica: essa
richiede che una cosa sia o non sia senza ammettere alcun mezzo. Qual'è la
conseguenza dell'identità applicata alla natura? Noi l'abbiamo veduta
distruggere la natura. Tutto cambia nel mondo, e il cambiamento viola
l'identità delle cose, facendole essere e non essere ad un tempo. L'identità
sopprime la fusione, l'attrazione, l'urto, ogni rapporto, perchè affermando la
distinzione delle cose, rende impossibile la comunicazione delle cose tra loro.
L'identità mette in conflitto le qualità primarie colle qualità secondarie
della materia che si escludono vicendevolmente. Da ultimo, l'identità mette in
opposizione le condizioni delle cose colle cose stesse e nega lo spazio per
mezzo del corpo, il tempo per mezzo del moto, la sostanza per mezzo della
qualità, la causa per mezzo dell'effetto. Perchè? per la ragione che le
condizioni sono rapporti, materiali o immateriali poco importa: l'identità,
dopo di aver separate le cose, vuole che rimangano isolate, le une fuori delle
altre, cioè senza rapporti. Dunque l'essere e il non-essere si combattono in
tutti i punti del creato.
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