Capitolo
V
OGNI PENSIERO SI CONTRADDICE
SUPPONENDO IL SUO PROPRIO OGGETTO
La logica ha
reso impossibile l'alterazione, i rapporti, la natura, la nostra propria
esistenza; ci ha lasciato solo il pensare; eppure la critica non si ferma
ancora, e penetrando più oltre, esclude gli uni per gli altri i nostri
pensieri.
La distanza
che separa il giudizio: io esisto dalla mia reale esistenza, trovasi tra i
nostri giudizi e le cose alle quali si riferiscono: quand'io dico: questa
sostanza esiste, la mia affermazione, benchè certissima, resta al di fuori
della sostanza affermata; quando io dico: ogni effetto suppone una causa, il
mio giudizio resta sempre nel mio pensiero; quando io dico: l'essere esiste,
v'ha ancora un intervallo che separa questa proposizione dall'esistenza reale
dell'essere. Or bene se mi riduco a non affermare se non l'esistenza de' miei
propri pensieri, l'intervallo si presenta di nuovo per separare la mia
affermazione dai pensieri ai quali si riferisce. Il pensiero e la realtà si
distinguono sempre; la cognizione e l'oggetto conosciuto si oppongono di
continuo; e tale opposizione finisce per cogliere ogni pensiero, considerato
nella sua relazione cogli altri pensieri che afferma.
A chi
appartiene il pensiero? Non lo sappiamo, ed esso non ci è dato che sotto la
condizione di contraddirsi. A che si riferisce esso? Lo ignoriamo, e non si
riferisce ad un oggetto se non contraddicendosi. Che ci dice il pensiero di sè
stesso? Assolutamente nulla, perchè la sua affermazione non cade mai sopra di
sè stesso, ma si riferisce sempre ad un oggetto o ad un pensiero che gli è
estraneo. Nel giudizio: Parigi esiste, la proposizione non afferma sè stessa,
non tiene conto di sè; essa afferma un'altra cosa, cioè Parigi. Quando si dice:
la natura esiste, questo giudizio non afferma sè stesso, al contrario fa
astrazione da sè, e non appare che per portarsi fuori di sè nella natura. Esso
ci permette di dubitare della sua esistenza, e vuole che noi crediamo
all'esistenza della natura. Così la diade sfuggevole del soggetto e
dell'oggetto afferra ogni pensiero, gli vieta d'isolarsi dall'oggetto; gli
impone d'essere doppio, d'essere fuori di sè, d'essere assurdo; e se il
pensiero cessa di contraddirsi, scompare all'istante. L'identità,
l'eguaglianza, la deduzione non potrebbero trovarsi se non nel pensiero del pensiero.
ma il pensiero del pensiero è l'incomprensibile.
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