SEZIONE QUARTA
IL DESTINO DELL'UOMO
Capitolo
I
LE CONTRADDIZIONI DEL NOSTRO
DESTINO
Il dubbio che
passa dalle cose ai pensieri scende dai pensieri alle nostre azioni, le quali
trovansi così due volte assalite dalle contraddizioni della natura e da quelle
del pensiero. Non v'ha certezza alcuna nell'azione, non vi ha spirito positivo
che possa sfuggire alle antinomie; non ragione pratica che abbia il diritto di
resistere alla critica. Il separare la teoria dalla pratica, malgrado
l'autorità di Kant, si riduce al voler ingannarsi, ad una maniera di partito
preso di non dar retta alla logica; nè possiamo imitare Descartes, che
risolvette di essere buon cattolico e buon soldato nell'istante in cui il
dubbio distruggeva ogni suo principio. La critica ha tolto anticipatamente la
possibilità della pratica; di Dio non resta nemmeno l'apparenza; e la teodicea
ci ha servito unicamente da macchina di guerra per confermarci nel dubbio.
Trascuriamo
le nostre critiche, la natura non ci offra più veruna antinomia, il pensiero
sia una guida sicura; vedremo che non ci è dato di poterci governare da noi, e
che ogni azione è moralmente impossibile.
Qual è il
motivo d'ogni nostra azione? La felicità è lo scopo della vita; ogni azione è
suggerita da un interesse, siamo ragionevoli perchè vogliamo il bene. Ora, nel
momento in cui cerchiamo la felicità, un principio opposto, il dovere, appare
per imporci il sacrifizio di noi stessi: noi vogliamo essere felici, ma
cerchiamo, ma preferiamo l'infelicità. Sarà per orgoglio, per vanità, per
ambizione: la nostra virtù non sarà che la forma della virtù; pure è voluta, e
cerchiamo il sacrifizio. L'interesse e il dovere, l'egoismo e l'ascetismo si
contrastano le nostre azioni; la contraddizione è formale; essa mette alle
prese tra loro il bene ed il male, la morale e la politica, il successo e il
martirio. Il bene dell'egoista è il male dell'eroe, il male dell'eroe è il bene
dell'egoista; la perfezione dell'egoismo consiste nel sacrificare ogni cosa a
sè, quella dell'eroismo consiste in un'abnegazione, per la quale l'uomo più
sublime, secondo l'evangelio, sarà quello che avrà più odiato se stesso. Il
nostro destino ondeggia tra i due estremi dell'utile e della virtù; in ogni
istante della vita dobbiamo governarci, e nondimeno il governo di noi stessi
non è mai logicamente possibile. Esaminiamo prima le contraddizioni della
giustizia; vedremo in seguito quelle della felicità.
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