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Giuseppe Ferrari
Filosofia della rivoluzione

IntraText CT - Lettura del testo

  • PARTE SECONDA   DELLA RIVELAZIONE NATURALE
    • SEZIONE PRIMA   LA RIVELAZIONE DEGLI ESSERI
      • Capitolo XIV   UN SISTEMA ESSENDO DATO, TUTTI I SISTEMI SONO POSSIBILI
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Capitolo XIV

 

UN SISTEMA ESSENDO DATO, TUTTI I SISTEMI

SONO POSSIBILI

 

Rettificato l'errore, si giunge alla verità: che è dessa? un nuovo ordinamento de' nostri pensieri suggerito dalla rivelazione che si estende; pel nuovo ordinamento l'intelligenza non cede alla rettificazione se non formando un nuovo sistema che reputa eterna e universale come il precedente. Così ogni sistema non è distrutto se non dal sistema che gli succede; e l'intelligenza rimane sempre sistematica in tutta la serie indefinita dei dogmi che può accettare ed oltrepassare.

Per noi l'errore sta sempre nel sistema rejetto, la verità nel sistema accettato; egli è impossibile che si trovi altrove. Ne nasce una obbiezione: «Voi disperate del vero, si dirà; chi ne assicura che il sistema al quale crediamo debba essere il definitivo? qual'è il criterio, qual è il criterio, quale la malleveria che ci protegga contro l'alterazione? Dinanzi a noi la serie de' sistemi futuri si apre vasta quanto l'infinito. Finchè una nuova scoperta sarà passibile, sarà possibile un nuovo sistema; finchè sarà dato all'alterazione di manifestarsi nel mondo della natura, un'alterazione intellettuale dovrà corrisponderle nel mondo della riflessione; finchè l'intelligenza non avrà la visione immediata della totalità degli esseri resi permanenti, nuovi sistemi potranno sempre sorgere dalle regioni dell'ignoto per rappresentare una realtà per lo avanti ignorata. Come dunque fidarci d'un sistema oggi abbracciata e forse dimani respinto? Non sappiamo nemmeno se la serie de' sistemi sia progressiva, siamo in balia delle case. Il fanciullo impara ma il vecchio dimentica; gli esseri nascono, ma la morte li attende; la generazione e la corruzione si contendono alternamente tutte le cose della natura; anche già pervenuti alla verità, possiamo ripiombare nell'errore. La difesa contro l'errore potrebbe trovarsi solo nell'equazione esatta tra la riflessione e la realtà; tra i pensieri e le cose; qualora questa equazione fosse assicurata dall'altra equazione, in cui l'universo adeguerebbe l'essere, in guisa che il possibile stesso perisse vinta da ciò che è. Allora sì che l'alterazione sarebbe vinta nelle cose e nei pensieri, in noi e fuori di noi. L'universo sarebbe eguale alla pienezza dell'essere, la rivelazione sarebbe necessaria e logica quanto la logica stessa. Ma in qual modo trovare l'equazione dell'essere colla totalità dei fatti? Sarebbe 1'equazione dell'infinito colle cose finite, dell'infinitamente grande coll'infinitamente piccolo; non potendola raggiungere, voi permettete di supporla nel fatta, di seguirla nelle cose, quasichè fossero assolute. Quindi la fallibilità nell'uomo riappare necessaria: dinanzi all'avvenire la rivelazione resta incerta, cessa; l'avvenire è vuoto. Quindi le due idee del falso e del vero si ripresentano sole, divengono i due termini di un dilemma, e i motivi della scelta ci mancano. L'avvenire, rivelatore sempre nuovo, ci accuserà forse dell'errore? o sanzionerà, confermerà l'ordinamento attuale de' nostri pensieri? L'ignoriamo. Tutto è passibile, tutto impossibile.»

Non ho dissimulata l'obbiezione, essa contiene in sè la risposta: noi non possiamo vincere il dubbio, non possiamo trovare un criterio del vero, non possiamo sciogliere alcun dilemma critico; quando un dubbio ci arresta, non ci rimane altro se non d'investigare se il dubbio sia critico o positivo. Lasciando a chi vuole la cura di sciogliere il dubbio critico, pretendiamo di evitarlo, di sottrarvici, come lice quando si dà un'apparenza positiva a un ragionamento critico. Qual'è dunque l'accusa che vien mossa? traducesi nella sola frase: la vostra verità non è vera, perchè variabile, perchè dimani sarà falsa, perchè anche dimani direte vero relativamente ad oggi, ciò che dimani dichiarate falso, perché dichiarate vero nell'antichità il paganesimo oggi da voi detto erroneo. Or bene, traduciamo la traduzione in parole scientifiche; l'accusa si ridurrà ad accusarci di ammettere il variare della natura, il fallire dell'uomo. Non havvi risposta; il vero e il falso, la fallibilità e l'infallibilità sono termini che, messi alle prese, generano una contraddizione astratta, senza uscita veruna; nel fatto non ci toccano, non ci commovono: l'insetto vive credendo eterna l'estate, noi viviamo come se fosse eterno l'ambiente in cui siamo. Nè havvi filosofo o teologo che valga a fermare l'alterarsi delle cose, il fallire dell'uomo. L'obbiezione esposta è una mera ribellione della logica; deve essere compressa, soggiogata dalla rivelazione. In presenza della realtà, non dobbiamo trattare del possibile e dell'impossibile; il sistema attuale è figlio della rivelazione; accettato, divien vero di quella verità relativa che trascina seco i filosofi e i popoli, scansando così tutti i dilemmi del vero e del falso. Nel fatto, non basta a dire al Musulmano che può ingannarsi, che è fallibile, che la religione di Maometto può cambiare; bisogna dimostrare con ragioni positive che vive ingannato, che il suo profeta ha mentito, che il suo culto è combattuto dalla natura. Anche quando un sommo pontefice vuole l'infallibilità accusando d'errore tutti i viventi, non si vale della logica astratta: non lotta contro il dilemma del vero e del falso; ma si giova di un titolo che trova nella parola di Dio, nei prodigi, nei profeti, in una rivelazione speciale che gli largisce il privilegio di una grandezza unica sulla terra. Oppongonsi sempre fatti a fatti, principj a principj, e nel corso della vita non s'invoca mai la sola logica; il creditore può ingannarsi, il credito può essere vero o falso, ma il titolo decide, il dilemma è sciolto dalle cose; gli oratori di un'assemblea possono essere tutti nel vero o nel falso, ma non si confuterebbero mai accusandosi reciprocamente di essere fallibili: voglionsi ragioni positive, motivi reali che governino la discussione, senza mai lasciarla in balia dell'astratto.

La metafisica, promettendo di più, riesce a nulla; credendosi assoluta, mente a sè stessa; apportando vuote astrazioni nella vita per dominarne il corso, rimane vittima delle antinomie, e non si sa più distinguere il bene dal male, il sì dal no. Egli è sotto quest'aspetto che il movimento dei sistemi filosofici e religiosi riducesi all'alternarsi del possibile e dell'impossibile, ai due momenti di una stravaganza senza limite, e di una demolizione senza termine. Qui ogni filosofo che s'impadronisce dell'alterazione può rendere inviolabile la propria follìa: dato che cosa alcuna possa uscire dal nulla, che havvi d'impossibile? In pari tempo, lo stesso filosofo, combattendo gli altri sistemi, dichiara che tutto è impossibile, perchè l'alterazione ritorce i loro sistemi contro le tre forme dell'identità, dell'equazione e del sillogismo. No; se i sistemi dei filosofi hanno avuto una missione, un senso istorico, se sono stati sistemi, se hanno signoreggiata la ragione degli uomini, se l'impulso dei più antichi è giunto fino a noi, non è perchè uscissero dall'inane moto del possibile e dell'impossibile. È perchè, mentre falsificavano la rivelazione, l'accettavano; mentre credevano momentanee le contraddizioni eterne, cercavano di scioglierle con nuovi fatti indagati nel seno della natura; mentre pensavano d'incatenare la natura tutta intiera alle loro scoperte positive, le scoperte stesse s'aggiungevano alla tradizione dello scibile, e positivamente trasformandola rinnovavano la società.

 

 




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