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Giuseppe Ferrari Filosofia della rivoluzione IntraText CT - Lettura del testo |
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Capitolo II
PRINCIPIO DELL'OBBLIGAZIONE
Siamo noi tenuti ad accettare la rivelazione morale? dobbiamo noi sacrificarci alla tendenza, forse ingannevole, che si oppone ai nostri interessi? Dobbiamo obbedirle, essa, ci obbliga, ci signoreggia; se le resistiamo, ci opprime, ci grida spregevoli e ridicoli, per sottoporci, quasi essere degeneri, agli uomini che accettano il suo impero. La rivelazione morale dunque ha tutta l'autorità di un fatto primitivo, sui generis. Io non posso dire perchè mi obblighi, come non posso dire perchè esistano gli esseri, le forze, i fenomeni; ma la sento indivisibile dalla legge che regge l'egoismo; e qualunque sia la sua forma, non posso scinderla dal mio interesse senza fremere di dolore, senza essere costretto a fuggire lo sguardo degli uomini; e se voglio sfidarlo, deggio fare uno sforzo che mi pesa più della stessa onestà. Qualche volta la rivelazione morale scompare, l'abitudine del delitto spegne il rimorso. Si dirà che, identificando il primo principio del dovere colla rivelazione morale, il dovere sarà soppresso quando la rivelazione stessa scompare. Ciò non può negarsi; e nessun ragionamento, nessuna teoria, nessun dogma potrà mai surrogarsi alla coscienza. Non havvi sillogismo per far intendere l'abnegazione a chi non la sente; non havvi metodo per insegnare la virtù; il cristianesimo confessa che non può rivolgersi all'uomo morto alla grazia; per noi l'uomo morto all'umanità vedrà sempre nella virtù un'atto di follìa. Che fare dinanzi a colui che non accetta alcuna legge? È forza difender noi stessi, togliergli le sue vittime e incatenarlo. Dacchè non possiamo sostituirci alla rivelazione morale, ci resta solo di soggiogarla colla forza materiale. Del resto, l'uomo assolutamente morto alla morale è una mera ipotesi. Fu dimandato se il principio che obbliga è in noi o fuori di noi: fuggiamo questa indagine di una logica cavillosa e ribelle. Fuori di noi il principio che obbliga sarebbe straniero e impotente: in noi sarebbe a livello del nostro egoismo, e potendo obbligarci da noi stessi, potremmo da noi stessi assolverci. La rivelazione morale non è in noi, nè fuori di noi e in pari tempo è dovunque; discende dalle regioni dell'impossibile, pure esiste, ci domina dalla culla, ci segue fino alla morte, e sorge dal fondo di ogni interesse. Vogliamo noi negarla? Lo stesso ragionamento che la distrugge, distrugge la nostra esistenza e l'esistenza dell'universo. Poco importa adunque che nelle regioni dell'intelligenza morale si contraddica; poco importa che i mille dilemmi dello scetticismo signoreggino il vizio e la virtù per sostituire di continuo l'ingiustizia alla giustizia. Questa è una fatalità trascendente o una pratica puerilità: può togliere senza pericolo la distinzione del bene e del male; senza deturparci, può distruggere il vizio e la virtù, perchè annichila gli oggetti del vizio e della virtù. Se legittima l'omicidio, in pari tempo lo rende impossibile, perchè annienta la vittima minacciata. Il principio del dovere, quale si manifesta nella rivelazione morale, riunisce tutti i caratteri di un principio primo. È essenziale alla morale, è semplice, evidente, universale, superiore a tutto; non dipende da una dottrina; s'impone egualmente all'uomo del popolo ed allo scienziato. Noi sentiamo tutti che la virtù non s'insegna, e la rivelazione morale è l'insegnamento della natura; sentiamo che la scienza non è necessaria alla virtù, che l'eroe può ignorare la formola scientifica del principio obbligante; e nel fatto la rivelazione morale si palesa al momento dell'azione senza bisogno d'interpreti e di logici. L'intelligenza non può spiegare l'obbligo se non con similitudini meccaniche suggerite dall'idea di subordinare i mezzi allo scopo; in queste similitudini l'essenza stessa del dovere svanisce, si identifica con un interesse, e quando lo scopo non può esser raggiunto, dispensaci dal metter mano ai mezzi. Perchè sfidare la morte in un inutile combattimento? Ma la rivelazione ci addita imperiosamente lo scopo; e poco le cale che sia possibile o impossibile di raggiungerlo; bisogna combattere, nè si può retrocedere; è mestieri esser giusto qualunque sia l'evento.
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