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Giuseppe Ferrari Filosofia della rivoluzione IntraText CT - Lettura del testo |
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SEZIONE PRIMA
LE RELIGIONI
Capitolo I
CHE COSA È UNA RELIGIONE
Noi siamo tutti in religione, sappiam tutti che cos'è una religione. È un sistema che suppone l'esistenza di un Dio o di più Dei, dai quali tutto dipende: la natura esprime la loro volontà, i suoi fenomeni manifestano i loro disegni, le sue convulsioni sono soprannaturali, l'universo intero è subordinato al loro governo. Come scienza, la religione è la scienza della natura e della volontà degli Dei; come arte, è arte di vivere secondo il volere di Dio e col suo favore. Essa c'insegna a sottrarre la nostra felicità alla sua grazia, alla potenza od all'impotenza dei signori del mondo. Che l'anima sia mortale o immortale, che Dio sia debole o irresistibile, che si possa vincerlo, ingannarlo, o che sia onnisciente, onnipotente, se crediamo alla sua esistenza e alla sua azione siamo religiosi. La fede in Dio è l'errore più primitivo, più naturale del genere umano. Si suppongono cause ai fenomeni; si vuol sapere d'onde vengano i fiumi, i venti; chi diriga il sole, perchè la luna rischiari la notte e credesi che le cause dei fenomeni siano esseri viventi. Dunque la vita deve render ragione di tutto, deve essere la prima spiegazione dell'universo. La si trasporta all'origine dei fiumi, nel moto degli astri, nelle nubi, nelle viscere de' vulcani, in tutti gli elementi; uno sfrenato positivismo circonda l'uomo di genii; la prima fisica è la religione. Fu detto che la religione è figlia dell'ignoranza; il detto è falso, se non si soggiunge qual'è l'ignoranza che crea gli Dei. Se parlasi dell'ignoranza in generale, tutti gli uomini saranno sempre religiosi, perchè siamo tutti ignoranti; le nostre cognizioni si ristringono a un frammento della rivelazione naturale. Se dicensi che per difetto di solide cognizioni l'uomo s'inganna, e attribuisce l'origine dei fenomeni a cause vive ed imaginarie, confondesi la religione con tutti gli errori possibili. L'ignoranza che crea la religione è quella dell'uomo che conosce la parte positiva dei fenomeni senza sospettarne la parte critica. In forza di quest'ignoranza egli pensa che giungerà a conoscere ogni cosa in un modo istorico, e che tutte le sue cognizioni dovranno concatenarsi come le avventure di un poema. L'analogia lo guida; coll'analogia il pensiero oltrepassa il noto e lo trasporta nell'ignoto; coll'analogia egli divien regola dell'universo; e prolunga indefinitamente il regno della vita al di là di tutti i limiti, supponendo che la vita basti sempre alla vita, che il fatto spieghi sempre il fatto, senza che mai l'apparenza stessa possa diventare un problema. Finchè s'ignora la critica, il diritto della religione è assoluto; tutte le scienze de' nostri fisici non possono distruggerlo. Queste scienze sono isolate invenzioni, sparsi frammenti di scienza; esse non chiariscono la parte critica dei fenomeni; per sè non distruggono la persuasione, che rimanendo nei fatti positivi, si giunga alla scoperta d'un mondo il quale si pieghi col dato della vita. Gli inventori delle religioni credevano che il sole girasse intorno alla terra e che il fulmine fosse l'arme di Giove; noi crediamo che la terra giri intorno al sole, che il fulmine sia un effetto dell'elettricità: queste rettificazioni lasciano sussistere intero il principio della religione, che cerca una spiegazione compiuta rimanendo nel fenomeno. Il credente non pensa punto a negare il fatto; è positivo, studia il corso degli astri, le proprietà dei vegetabili, degli animali, le subordina a un principio, le presenta quali effetti di un'intenzione divina. Rettificate voi le sue osservazioni? aumentate voi il numero delle sue cognizioni? La volontà divina renderà ragione dei nuovi fatti, dei nuovi fenomeni. Il credente spiegava perchè il sole girasse intorno alla terra; corretto, spiegherà perchè la terra giri intorno al sole: diceva il perchè Giove avesse scagliata la folgore; corretto, dirà perchè siam fulminati dall'elettricità. La scoperta non è altro che un fatto, non sottrae il fenomeno alla mano invisibile della divinità. Dite voi che la terra fu slanciata intorno al sole? Non avete detto chi ha slanciata la terra intorno al sole: dite voi che l'elettricità crea il fulmine? Non avete detto chi crea l'elettricità. Lo stesso di tutte le scoperte. Perchè Giove ha quattro satelliti? perchè Saturno ha due anelli? perchè siamo noi sì lontani da Sirio? Non lo sappiamo; il credente deve saperlo, deve compiere le sue cognizioni. Se s'inganna sui fatti, correggetelo; il suo Dio retrocederà senza svanire, s'ingrandirà per dominare un mondo che s'ingrandisce. Secondo Bacone, poca scienza conduce all'incredulità, molta scienza conduce alla religione. È possibile che la sentenza fosse scritta a caso per mascherare l'irreligione di Bacone: è certo che essa esprime una profonda verità. Alcune scoperte possono compromettere questo o quel miracolo, questo o quel passo della Bibbia; produrranno una rivoluzione religiosa; ma alla fine la religione le conquista, le utilizza, e riescono alla maggior gloria di Dio. La sentenza di Bacone è sì vera, che Newton commentava l'Apocalisse; altri fisici rimanevano sotto l'impero della religione; gli uomini dati alle scienze esatte sono facili alla superstizione. Chi ignora i pregiudizi degli scienziati? Se l'incredulità s'insinua tra i fisici, s'insinua a caso; essi volgon le spalle alla religione senza essere irreligiosi; separano la fisica dalla religione, stanno assorti nelle loro specialità, nè si curano d'altro. Ma una specialità non è mai un sistema, e la teologia continua a regnare. L'osservazione senza la critica è impotente; esita in presenza dei grandi problemi dell'universo, s'arretra senza negare, nega senza rendersi conto della sua negazione. Essa non si fortifica se non quando la critica fa valere i suoi diritti, relega lo spirito umano nel fatto, gli chiude tutte le uscite per cui volesse sottrarsi all'impero del fenomeno, nè gli permette di cercare fuori del mondo il mezzo per compiere il sistema della società, e di dominare d'un tratto tutti i fenomeni.
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