Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText
Giuseppe Ferrari
Filosofia della rivoluzione

IntraText CT - Lettura del testo

  • PARTE TERZA   IL SISTEMA DELL'UMANITA'
    • SEZIONE SECONDA   LA METAFISICA
      • Capitolo V   LA METAFISICA DEL SECOLO DECIMOSETTIMO
Precedente - Successivo

Clicca qui per attivare i link alle concordanze

Capitolo V

 

LA METAFISICA DEL SECOLO DECIMOSETTIMO

 

Nel decimosettimo secolo le scienze fisiche raddoppiano il moto della rivelazione, il cristianesimo è assalito da ogni parte, la storia, i viaggi, le scoperte fanno sentire l'urgenza di sottrarsi alla sua chiesa e di pensare liberamente. Anche qui la metafisica, alla vigilia della rivoluzione, trasporta la rivoluzione nell'impossibile. Si parla del libero esame; Descartes è il metafisico del libero esame; del dubbio preliminare: Dove cade il dubbio? sulla chiesa? nella tradizione? sull'autorità che vieta di conoscere il vero? Cade sul pensiero, è il dubbio per ogni cosa, è la generalità del dubbio, fatta astrazione dalle cose stesse. Seguiamo Descartes; egli vuole tutto dimostrato, non ammette se non le verità chiare ed evidenti: la chiara e distinta percezione distruggerà l'autorità che vieta il libero esame? Descartes si dichiara neutrale; dichiara che la religione si sottrae al suo dominio: la rivelazione sacra non è chiara, nè distinta; suppone il dono di una grazia soprannaturale, che il filosofo non può dispensare. Parla consigliato dalla paura? Non si può asseverarlo; egli ammette solo le verità assolute, separa seriamente la filosofia dalla storia, dalla morale, dalla politica: la religione deve subire la sorte della storia, della morale, della politica: essa non pretende di essere matematica, e il filosofo la confina tra le cose non matematiche. Qual è la morale di Descartes? Il metafisico è pure un uomo, un Francese; qual'è dunque la sua vita che sottrae al rigore della sua metafisica? Leggesi nella terza parte del suo discorso sul metodo: Descartes dubita di tutto, ma per non rimanere irresoluto nella sua azione si forma una morale provvisoria, che consiste nelle massime seguenti: «1° seguire le leggi, i costumi, la religione del paese in cui si è nati; 2° rimaner fermo quanto è possibile nelle opinioni adottate, qualunque sia l'evento; 3° tentare di vincere sè stesso piuttosto che la fortuna». Le tre massime tradotte in buon volgare consigliano di obbedire alla religione dominante, di vincere noi stessi piuttosto che i nostri oppressori, di lasciare il mondo qual'è, e di essere irrazionalmente ostinati. Questo diciamo del metodo di Descartes: che diremo noi del suo dogma? Si riduce al deismo, e Dio diventa il termine medio per cui la teologia e la filosofia si conciliano quanto è dato di conciliarsi a due dottrine: Bossuet e Fénélon adottano il Dio di Descartes, mentre Malebranche e Leibniz adottano il Dio cristiano: lo scambio è continuo, perfetto, amichevole. Nello scambio il Dio astratto diviene principio d'una religione generica, che dicesi naturale. La religione naturale nega o ammette la religione rivelata che essa generalizza? respinge il cristianesimo, o gli serve d'introduzione? Nessuno può rispondere; la religione naturale può condurre al cristianesimo, può rovesciarlo, rimane indecisa, e si cospira onde perpetuare l'indecisione. Una morale naturale compie il deismo, ed è nuova astrazione in cui i doveri prendono una forma vaga e generale per abbracciare la morale della monarchia e quella della repubblica, la morale di Cristo e quella del mondo. Sorgono dubbi sui diritti, sui doveri? La metafisica vuol deciderli, trasporta ogni questione vivente nel campo delle contraddizioni eterne; e quivi vuole sciolti i problemi dell'eguaglianza, dello Stato, dell'umanità, Da ultimo; il libero esame ha emancipato l'individuo nella sfera della metafisica: ogni individuo è realmente emancipato? No; è stabilito a priori che la sua ragione gli appartiene; vi si aggiunge che l'individuo solo è potente per la ragione; le opere collettive sono condannate, disprezzate; non si rispettano se non sono opera di Licurgo, di Romolo, dei legislatori; e l'apologia metafisica dell'individuo impone l'obbedienza alle moltitudini; sottomette la stessa emancipazione all'individuo, consiglia allo stesso novatore di copiare i pontefici.

La metafisica perfezionava gli equivoci dei risorgimento; e anche qui il perfezionamento non era suo, apparteneva alla letteratura del secolo di Luigi XIV. Essa accoglieva in Francia il classicismo esule d'Italia, lo raffinava: la nuova vita abborriva le anticaglie dell'Europa, le disprezzava più che non al tempo di Petrarca, e ammirava l'antichità greco-romana colla nuova convinzione che si poteva oltrepassarla, Trascurata ognor più la realtà istorica, l'astrazione giunge a formarsi un linguaggio che è di tutti i tempi, di lutti i luoghi. Gli eroi di Corneille sono romani che non offendono alcun re, l'Ester di Racine poteva combattere la revocazione dell'editto di Nantes, e non muovere a sdegno alcun cattolico; il Telemaco di Fénélon . confonde la mente di chi vorrebbe indovinarne il pensiero: sì profondo, sì leale è l'equivoco tra la morale cristiana e la morale della libertà.

Nè si attribuisca all'equivoco metafisico del deismo la secolarizzazione dell'Europa; essa è dovuta più all'arte, che alla filosofia, più al Petrarca, che a Descartes. La secolarizzazione è il cristianesimo, meno la chiesa, il dogma, meno il sacerdote; essa solleva solo un problema di persone che può ricevere due soluzioni contraddittorie: il laico può succedere al sacerdote nell'insegnamento per l'unica considerazione che il bene può esser fatto egualmente dall'uno e dall'altro: il sacerdote può succedere di nuovo al laico per la stessa considerazione che il bene può esser fatto egualmente dall'uno e dall'altro. La secolarizzazione dà al re un diritto sulla religione, la quale non perde alcun diritto sul re; essa concede alla diplomazia l'uso di una lingua profana, il francese, che può servire egualmente a propagare le idee nuove e le antiche. La secolarizzazione corrisponde a dunque alla poesia di Corneille, di Racine, di Fénélon; s'insinua tra l'antico e il nuovo: e quando vince l'antico, non produce ragioni metafisiche, dà ragioni positive, sta nel fatto, oppone legge a legge, e si sottrae tanto all'indeterminato dall'arte quanto e quello della metafisica.

Concludiamo colla conclusione stessa del secolo decimosettimo: un uomo sorge, non è metafisico, è un proscritto del cattolicismo, è un eretico, è Bayle, che scrive il Dizionario, che scrive l'accusa positiva del cristianesimo, dichiarando, immorale, iniqua la caduta, la maledizione, tutta la tradizione giudaica. Bayle rendeva impossibile l'equivoco vitale del classicismo di Luigi XIV: che fa la metafisica? Scrive la teodicea di Leibnitz. S'impadronisce del libero esame di Descartes, e trasporta l'accusa di Bayle nella regioni dell'impossibile; all'iniquità patente dello Genesi oppone tutte le possibilità metafisiche che trasportano il giusto nell'ingiusto: Fa sorgere dall'impossibile il miracolo; dal miracolo la leggenda; dalla leggenda la chiesa, l'autorità; difensore di Cristo, Leibnitz si trova amico di Cesare, e siede nel consiglio aulico dell'imperatore, e dichiarasi nei migliore de' mondi possibili, e propone la conciliazione de' cattolici coi protestanti, quasi volesse combinare tutte le forze della cristianità contro la rivoluzione nascente

 

 




Precedente - Successivo

Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText

Best viewed with any browser at 800x600 or 768x1024 on Tablet PC
IntraText® (V89) - Some rights reserved by EuloTech SRL - 1996-2007. Content in this page is licensed under a Creative Commons License