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Tullia d'Aragona
Le rime

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  • RIME DI TULLIA D'ARAGONA   A DONNA ELEONORA DI TOLEDO DUCHESSA DI FIRENZE *** TULLIA D'ARAGONA
    • XLVII. A Lattanzio de' Benucci
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XLVII.

A Lattanzio de' Benucci

 

Io ch'a ragion tengo me stessa a vile,

scorgo parte in me che non m'annoi,

bramando tormi a morte e viver poi

ne le carte d'un qualche a voi simile,

 

cercando vo per questo lieto aprile

d'ingegni mille, non pur uno o doi

suggetti degni de i più alti eroi,

e d'inchiostro al mio tutto dissimile.

 

Però dovunque avvien, che mai si nome

alteramente alcuno, indi m'ingegno

trar rime, onde s'eterni il nome nostro.

 

E spero ancor, se 'l mio cangiar di chiome

non rende pigro questo ardito ingegno,

d'Elicona salire al sacro chiostro.

 

Risposta al sonetto del BENUCCI: Deh, non volgete altrove il dotto stile.


 

 




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