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Tullia d'Aragona Le rime IntraText CT - Lettura del testo |
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Io ch'a ragion tengo me stessa a vile, nè scorgo parte in me che non m'annoi, bramando tormi a morte e viver poi ne le carte d'un qualche a voi simile,
cercando vo per questo lieto aprile d'ingegni mille, non pur uno o doi suggetti degni de i più alti eroi, e d'inchiostro al mio tutto dissimile.
Però dovunque avvien, che mai si nome alteramente alcuno, indi m'ingegno trar rime, onde s'eterni il nome nostro.
E spero ancor, se 'l mio cangiar di chiome non rende pigro questo ardito ingegno, d'Elicona salire al sacro chiostro.
Risposta al sonetto del BENUCCI: Deh, non volgete altrove il dotto stile.
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