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Tullia d'Aragona Le rime IntraText CT - Lettura del testo |
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31.
Quando doveva, ohimè, l'arco e la face, l'una spenta del tutto e l'altro stanco, a questo ardito e tormentoso fianco per suo gran danno e mio, troppo vivace,
non breve tregua pur, ma eterna pace donar, poi che nel lato destro e manco per le nevi del capo omai vien bianco il crin fatto d'argento, che sì spiace;
più che mai fresco e più che mai cocente, mi saetta lo stral, m'accende il foco di tal ferite e così caldo ardore,
ch'ogni salute a mio soccorso è poco: anzi cresce la piaga e fa maggiore incendio, ch'al suo mal l'alma consente.
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