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Tullia d'Aragona Le rime IntraText CT - Lettura del testo |
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XX.
La nobil valorosa antica gente, che di novo i fratelli ancisi vede, e in acerbo esilio a pianger riede, Signore, a te, s'inchina umilemente.
E potendo vendetta arditamente gridar da' monti, e piaghe, e mille prede, mercè sola e pietate a te richiede, di comune voler, pietosamente.
O sanator de le ferite nostre, mira la velenosa e cruda rabbia, che 'l sangue giusto, ingiustamente sugge.
Così tosto avverrà, ch'in te si mostre, com'a gran torto, tanti danni or abbia la gente, cui pietate e doglia strugge.
V. 2 B. D. E. nuovo. - 6 B. C. D. E. de' morti. Componimenti poetici, ecc., ediz. cit. pag. 112.
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