Silvio Pellico
Dei doveri degli uomini

CAPO QUINTO.   Proponimento sulla religione.

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CAPO QUINTO.

 

Proponimento sulla religione.

 

Le accennate considerazioni e le infinite pròve che stanno a favore del cristianesimo e della sola nostra Chièsa ti facciano ripètere simili parole: ti facciano dire risolutamente:

- Vòglio èssere insensibile a tutti quegli argomenti sèmpre speciosi ed inconcludentissimi con cui la mia religione è attaccata. Vedo non èssere vero ch'ella si opponga ai lumi. Vedo non èssere vero che convenisse in tempi rozzi e non più ora, giacchè, dopo aver convenuto alla civiltà romana, agli stati variatissimi del èvo mèdio, convenne a tutti i popoli che dopo il mèdio èvo tornarono ad incivilirsi, e conviène pur oggi ad intellètti i quali non cèdono in elevazione ad alcuno. Vedo che da' primi eresiarchi sino alla scuòla di Voltaire e compagni, e poi sino ai San-Simoniani de' nostri , tutti si vantarono d'insegnar còsa migliore, e nessuno potè mai. Dunque? Dunque, mentre mi glòrio d'essere nemico della barbarie ed amico dei lumi, mi glòrio d'èssere cattòlico, e compiango chi mi deride, chi ostènta di confondermi co' superstiziosi e co' farisei.

Ciò veduto e protestato, sii coerènte e fermo. Onora la religione quanto più puòi co' tuòi affètti e col tuo ingegno, e professala fra credènti e fra non credènti. Ma professala non con adempire freddamente e materialmente le pratiche del culto, bensì animando l'osservanza di quelle pratiche con pensièri elevati; innalzandoti ad ammirare la sublimità de' mistèri senza volerli arrogantemente spiegare; penetrandoti delle virtù che ne derivano e non dimenticando mai che la sola adorazione delle preci nulla vale, se non ci proponiamo di adorar Dio in tutte le nòstre òpere.

Alla mente d'alcuni splènde la bellezza e la verità della religione cattòlica; sèntono che niuna filosofia può èssere più di lèi filosofìca, più di lèi avvèrsa ad ogni ingiustizia, più di lèi amica di tutti i vantaggi dell'uòmo, - e nondimeno seguono la trista corrènte, vivono come se il cristianesimo fosse un affare di volgo, e l'uòmo gentile non dovesse parteciparvi. Quelli sono più colpevoli dei veri increduli, e ve n'ha molti.

Io, che fui di siffatti, so che non si èsce di quello stato senza sfòrzo. Operalo, se tu mai vi cadi. L'altrui scherno nulla pòssa su te quando si tratta di confessare un degno sentimento; il più degno de' sentimenti si è quello di amar Dio.

Ma nel caso che tu abbia a passare da false dottrine o da indifferenza alla sincera professione della fede, non dare agl'incrèduli lo scandaloso spettacolo della ridicola bacchettoneria e de' pusillanimi scrupoli; sii umile innanzi a Dio ed innanzi ai mortali, ma non èssere mai dimentico della tua dignità di uòmo apostata della sana ragione. La sola ragione di chi insuperbisce ed òdia è contraria al Vangelo.

 

 

 


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