Silvio Pellico
Dei doveri degli uomini

CAPO OTTAVO.   Amore di patria.

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CAPO OTTAVO.

 

Amore di patria.

 

Tutti gli affètti che stringono gli uòmini fra di loro e li portano alla virtù sono nòbili. Il cinico, che ha tanti sofismi contro ogni generoso sentimento, suòle ostentare filantropia per deprimere l'amor patrio.

Ei dice: - «La mia patria è il mondo; il cantuccio nel quale nacqui non ha diritto alla mia preferènza, dacchè non può sopravanzare in prègi tante altre tèrre ove si stà od egualmente bène o mèglio; l'amor patrio non è altro che una spècie d'egoismo accomunato fra un gruppo d'uòmini per autorizzarsi ad odiare il rèsto dell'umanità.

Amico mio, non èssere ludibrio di così vile filosofia. Suo carattere è vilipèndere l'uòmo, negare le virtù di lui, chiamare illusione o stoltezza o perversità tutto ciò che lo sublima. Agglomerare magnifiche paròle in biasimo di qualunque òttima tendènza, di qualunque fòmite al bène sociale, è arte facile ma spregevole.

Il cinismo tiène l'uòmo nel fango; la vera filosofia è quella che anèla di trarnelo, ella è religiosa ed onora l'amor patrio.

Cèrto, anche dell'intiero mondo possiamo dire ch'è nòstra patria. Tutti i pòpoli sono frazioni d'una vasta famiglia, la quale per la sua estensione non può venir governata da una sola reggènza, sebbène abbia per suprèmo signore Iddio. Il riguardare le creature della nòstra spècie come una famiglia vale a rènderci benèvoli all'umanità in generale. Ma tal veduta non ne distrugge altre parimenti giuste.

Egli è anche un fatto che l'umanità si divide in pòpoli. Ogni pòpolo è quell'aggregato d'uòmini che religione, leggi, costumi, identità di lingua, d'origine, di glòria, di compianti, di speranze, o, se non tutti, la più parte di questi elementi, uniscono in particolare simpatia. Chiamare accomunato egoismo questa simpatia e l'accordo degli interèssi fra i mèmbri d'un pòpolo sarèbbe quanto se la manía della satira volesse vilipèndere l'amor patèrno e l'amor filiale, dipingèndoli come una congiura tra ogni padre ed i figli suòi.

Ricordiamoci sèmpre che la virtù è moltilatere; che dei sentimenti virtuosi non v'ha uno il quale non dèbba venir coltivato Può alcuno d'essi, diventando esclusivo, riuscire nocevole? Non divènti esclusivo, e non sarà nocevole. L'amore dell'umanità è egrègio, ma non dève vietare l'amore del luògo nativo; l'amore del luògo nativo è egrègio, ma non dève vietare l'amore dell'umanità.

Obbròbrio all'anima vile che non applaude alla moltiplicità d'aspètti e di motivi che può prèndere fra gli uòmini il sacro istinto d'affratellarsi, di scambiarsi onore, aiuti e gentilezza!

Due viaggiatori europèi s'incontrano in altra parte del globo; uno sarà nato a Torino, l'altro a Londra. Sono europèi; questa comunanza di nome costituisce un cèrto vincolo d'amore, un cèrto, dirèi quasi, patriotismo, e quindi una lodevole sollecitudine di prestarsi buòni uffici.

Ècco altrove alcune persone che stèntano a capirsi; non parlano abitualmente la stessa lingua. Non credereste che potesse èsservi patriotismo fra loro. V'ingannate. Sono Svizzeri, questo di cantone italiano, quello di francese, quell'altro di tedesco. L'identità del legame politico che li protègge, supplisce alla mancanza d'una lingua comune, li affeziona, li fa contribuire con generosi sacrifizi al bène d'una patria che non è nazione.

Vedi in Italia, od in Germania, un altro spettacolo: uomini vivènti sotto divèrse leggi e divenuti quindi pòpoli divèrsi, talvolta costretti a guerreggiare un contro all'altro. Ma parlano, od almeno scrivono tutti la stessa lingua; onorano avi comuni, si glòriano della medesima letteratura; hanno gusti consimili, un altèrno bisogno d'amicizia, d'indulgènza, di conforti. Questi motivi li fanno tra loro più pii, più concitati a gare gentili.

L'amor patrio, e quando si applica ad un paese vasto e quando si applica ad un piccolo, è sèmpre sentimento nòbile. Non v'è parte d'una nazione che non abbia le sue pròprie glòrie: principi che le diedero potènza relativa, più o meno considerevole; fatti stòrici memorabili; istituzioni buòne; importanti città; qualche onorevole impronta dominante nell'indole; uòmini illustri per coraggio, per politica, per arti e sciènze. Vi sono quindi anche ad ognuno ragioni di amare con qualche predilezione la nativa provincia, la nativa città, il nativo borgo.

Ma badisi che l'amor patrio, tanto ne' più ampli suòi circoli, quanto ne' più ristretti, non facciasi consistere nel vano insuperbire d'essere nato in quella terra, e nel covare indi òdio contro altre città, contro altre province, contro altre nazioni. Un patriotismo illiberale, invido, feroce, invece d'èssere virtù, è vizio.

 

 

 


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