Silvio Pellico
Dei doveri degli uomini

CAPO DECIMOQUARTO.   Gli studii.

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CAPO DECIMOQUARTO.

 

Gli studii.

 

Dacchè il puòi, t'è sacro debito coltivare l'ingegno. Ti renderai più atto ad onorare Dio, la patria, i parènti, gli amici.

Il delirio di Rousseau, che il selvaggio sia il più felice de' mortali - che l'ignoranza sia preferibile al sapere - è smentito dall'esperiènza. Tutti i viaggiatori hanno trovato infelicissimo il selvaggio; tutti noi vediamo che l'ignorante può èssere buòno, ma che può èsserlo egualmente e debb'èsserlo anzi con più eccellènza colui che sa.

Il sapere è soltanto dannoso quando vi s'unisce orgoglio. Vi s'unisca umiltà, e pòrta l'animo ad amare più altamente Dio ed amare più altamente il gènere umano.

Tutto ciò che impàri t'applica ad impararlo con quanta più profondità è possibile. Gli studi superficiali producono tròppo spesso uòmini mediòcri e presuntuosi, uòmini in secreto conscii della loro nullità e tanto più smaniosi a collegarsi con noiosacci a loro simili per gridare al mondo che sono grandi e che i veri grandi sono piccoli. Quindi le perpètue guèrre de' pedanti contro i sommi intellètti, e de' vani declamatori contro i buòni filosofi. Quindi lo sbaglio che prèndono talora le moltitudini, di venerare chi più grida fòrte e meno sa.

Il nòstro sècolo non manca d'uomini d'egrègio sapere, ma i superficiali sovèrchiano vituperosamente. Disdegna d'èssere del loro numero. Disdegnane, non per vanità, ma per sentimento di dovere, per amore della patria, per magnanima stima della mente umana che il Creatore ti ha data.

Se non puòi farti profondo in più gèneri di studi, scorri pur leggermente sopra alcuni, a fine soltanto di acquistarne quelle idèe che non è lecito d'ignorare; ma scegli uno di tai gèneri, e qui vòlgi con più vigore le tue facoltà, e sopra tutto il volere, per non restare indiètro ad alcuno.

Ottimo inoltre è questo consiglio di Sèneca: - Vuòi che la lettura ti lasci durevoli impronte? Ti limita ad alcuni autori pièni di sano ingegno, e ti ciba della loro sostanza. - Èssere dappertutto val quanto non èssere in alcun luògo particolare. Una vita passata in viaggi fa conoscere molti òspiti e pòchi amici. Così è di que' precipitosi lettori che, senza predilezione per alcun libro, ne divorano infiniti

Qualunque sia lo studio cui maggiormente t'affezionerai, guárdati da un vizio assai comune: quello di divenire tale esclusivo ammiratore della tua sciènza che tu sprègi quelle sciènze alle quali non hai potuto applicarti.

Le triviali burbanze di cèrti poèti contro la pròsa, di cèrti prosatori contro la poesia, de' naturalisti contro i metafisici, de' matematici contro i non matematici, e viceversa, sono puerilità. Tutte le sciènze, tutte le arti, tutti i mòdi di trovare e far sentire il vero ed il bèllo hanno diritto all'omaggio della società e primamente dell'uòmo colto.

Non è vero che sciènze esatte e poesia s'escludano. Buffon fu grande naturalista, ed il suo stile splènde animato da stupèndo colore poetico. Mascheroni èra buòn poèta e buòn matematico.

Coltivando poesia ed altre sciènze del bèllo, bada a non tòrre al tuo intellètto la capacità di posarsi freddamente sopra còmputi o lògiche meditazioni. Se l'aquila dicesse: «Mia natura è di volare, non pòsso considerare le còse se non volano», sarebbe ridicola. Ne può benissimo considerare tante con le ale chiuse.

Così all'opposto la freddezza che da te chièdono gli studi d'osservazione non ti avvezzi a credere, èssere perfètto l'uòmo quand'ha smorzato in ogni luce della fantasia, quando ha ucciso il sentimento poètico. Questo sentimento, se è bèn regolato, invece d'indebolire le ragione, in certi casi la rinfòrza.

Negli studi, siccome in politica, diffida delle fazioni e de' loro sistèmi. Esamina questi per conoscerli, compararli con altri e giudicare, non per èsser loro schiavo. Che significarono le gare tra i furènti lodatori e slodatori d'Aristotile e di Platone e d'altri filòsofi? Ovvero quelle tra i lodatori e slodatori d'Ariòsto e di Tasso? Gli idolatràti e vilipesi maestri rimasero quel ch'èrano, divinità mediòcri spiriti; coloro che s'agitavano per pesarli in false bilancie furono derisi, ed il mondo che assordarono nulla imparò.

In tutti gli studi che fai, cerca d'unire discernimento pacato ed acume, la paziènza dell'analisi e la fòrza della síntesi, ma principalmente la voglia di non lasciarti abbattere dagli ostacoli e quella di non insuperbire dei trionfi; cioè la vòglia d'illuminarti al modo permesso da Dio, con ardire, ma senza arroganza.

 

 

 


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