Silvio Pellico
Dei doveri degli uomini

CAPO VIGESIMOPRIMO.   Amori biasimevoli.

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CAPO VIGESIMOPRIMO.

 

Amori biasimevoli.

 

Ma bada, te lo ripèto, a non immaginarti ammirabile per virtù una dònna che tal non sia. Allora egli è quel che chiamasi amore romanzesco; egli è un amore ridicolo e pregiudicevole; egli è un prodigare indegnamente il cuòre innanzi a vano idolo.

La dònna stimabile ed anzi in sommo grado stimabile esiste, sì, sulla tèrra; ma esistono pure, ed in gran numero, quelle che l'educazione, i mali esèmpi altrui e la pròpria leggerezza hanno guastate, quelle che non sèppero innalzarsi fino ad apprezzare solamente i voti dell'uòmo virtuoso, quelle che più gòdono d'essere vagheggiate per la loro bellezza e pel brio del loro spirito che di meritare amore per la nobiltà de' loro sentimenti.

Ma dònne così imperfètte sògliono èssere pericolosissime, e più pericolose di quelle affatto vili. Seducono non colla sola loro leggiadria e colle studiate loro arti, ma anche spesso con alcune virtù, colla speranza che fanno nascere che in esse prevalga il buòno al cattivo. Non accògliere questa speranza quando vedi in esse molta vanità od altri gravi difètti. Sii sevèro nel giudicarle; non già per dirne male, non già per esagerarti i loro tòrti, ma per fuggirle a tèmpo, se presumi che cadresti in un laccio poco degno.

Quanto più sèi amante per indole e disposto a venerare la dònna meritevole, tanto più dèi farti un obbligarti di non appagarti di virtù mediòcri in una dònna, per dare il titolo d'amica.

I giovani scostumati e le loro pari si burleranno di te, ti appelleranno altèro, selvaggio, pinzòchero. Non impòrta; sprèzza i loro giudizii. Non èssere altèro selvaggio pinzochero, ma non prostituire mai i tuoi affètti; sii fermo a serbar libero il tuo cuòre, od a farne omaggio a tal dònna sola che abbia pièno diritto alla sua stima.

Chi ama egrègia dònna non pèrde il tèmpo a corteggiarla servilmente, a pascerla d'adulazioni e di vani sospiri. Ella ciò non soffrirebbe. Ella vergognerèbbesi d'avere per amante un ozioso, uno sdolcinato; ella non sa apprezzare se non l'amicizia dell'uòmo schiètto, dignitoso, meno sollecito di parlare d'amore che di piacerle con lodevoli principii e lodevoli fatti.

La dònna che tòllera l'uòmo puerilmente schiavo a' suoi pièdi, piegato a soffrire con bassezza mille capricci di lèi, non occupato d'altro che d'affettate elegànze e d'amorose smòrfie, ben a divedere d'aver poco elevata idèa di lui e di medesima. E colui che in tal vita si compiace, colui che ama senza nòbile scòpo, senza lo scòpo di diventar migliore rendèndo omaggio ad una gran virtù, colui sciupa miseramente ingegno e cuòre, e sarà difficile che gli rèsti alquanto d'energia da fare mai più alcun che di buòno nel mondo. Non parlo delle femmine di costumi pèssimi: l'uomo onesto ne inorridisce; e non fuggirle è grande ignominia.

Quando una dònna ti sia sembrata degna del tuo amore, non abbandonarti a sospetti, a gelosie, all'indiscreta pretensione d'èssere follemente idolatrato.

Scegli bène, e pòi ama senza tormentar te e la tua elètta con molèste smanie, senza turbarti se non è cieca all'amabilità altrui, senza esigere che spasimi di tenerezza per te.

Siile devoto per èssere giusto, per tributare ammirazione e gentile servitù ad un merito sommo, per innalzarti ad una creatura che t'appare elevatissima; non affinchè ella spinga l'amor suo per te ad un grado maggiore di quello che può dimostrarti.

I gelosi, i fremènti per la rabbia di non èssere abbastanza amati, sono veri tiranni. Piuttosto che divenir malvagio per qualunque piacere, dèesi rinunciare a quel piacere: piuttosto che divenir tiranno, o cadere in qualunque altra indegnità per amore, rinuncia all'amore.

 

 

 


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