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Se l'inclinazione del tuo cuòre e le conveniènze ti detèrminano pel matrimònio, mòvi all'altare con pensièri santi, con vero proponimento di rèndere felice colèi che t'affida la cura de' suòi giorni, colèi che abbandona il nome de' suòi padri per prèndere il tuo, colèi che ti preferisce a tutto ciò ch'ebbe fino allora di caro, e che spèrà per te dar vita a nuòve creature intelligènti, chiamate a possedere Iddio.
Misera pròva dell'incostanza umana! La più parte dei matrimònii si stringono per amore, s'accompagnano di pensièri solènni, si sanciscono con tutta la volontà di benedirli sino alla mòrte e due anni di pòi l'unita coppia si disama, si tollera con pena, si offènde con reciproci rimpròveri, con trascurare mutuamente d'esser gentile.
Donde ciò? Prima di tutto, dall'èssersi coloro che si maritano troppo mal conosciuti prima delle nòzze. Va cauto nella scelta, assicùrati delle buòne qualità dell'amata, o sèi perduto. Pòscia il disamore deriva dalla vigliaccheria di cèdere alle tentazioni dell'incostanza; dal non èssere attènto a dire ogni giorno a sè medesimo; «Il proponimento che feci èra debito, vòglio èssere saldo a mantenerlo!»
Qui, come in ogni altra circostanza della vita, bada che la facilità a mutarsi in male è grande nell'uomo; bada che ciò che fa spregevole l'uomo non è mai altro che la mancanza di fòrte volontà; bada che ciò che più rènde pièna di turpitudini e di sciagure la società si è il non aver carattere fermo.
Un matrimònio può solo èssere felice a questo patto; ciascun de' due spòsi dèe prescriversi per primo dovere questa inalterabile risoluzione: «Voglio amare ed onorare per sèmpre il cuòre cui ho data padronanza sul mio.»
Se la scelta fu buòna, se un de' cuòri già non èra pervèrso, non è vero che pòssa pervertirsi e divenire ingrato allorchè l'altro lo colma di soavi attenzioni e di generoso amore.
Non s'è mai veduto un marito non colpevole d'indegna rozzezza vèrso la moglie, od almeno d'indegne negligènze, ovvero d'altri vizi, il quale, se a lèi fu caro una vòlta, abbia cessato d'èsserle tale.
L'anima della dònna è naturalmente dolce, riconoscènte, disposta ad amare in suprèmo grado quell'uòmo ch'è costante in amarla ed in meritare la sua stima. Ma perch'ella è molto sensitiva, si sdegna agevolmente della inamabilità del marito e di tutti i torti che pòssono degradarlo. E questo sdegno può spingerla ad invincibile antipatia ed a tutti gli errori che ne conseguono. La sventurata sarà grandemente rèa allora, ma cagione di sue colpe sarà di certo il marito.
Indelèbile in te sia questa persuasione: - Niuna dònna la quale èra buòna il giorno delle nòzze, pèrde la sua bòntà in compagnia d'uno spòso che continui ad aver diritto all'amor suo.
Per avere durevolmente diritto all'amore di una spòsa, bisogna non diminuire di pregi ai suoi sguardi; bisogna che l'intimità coniugale nulla tòlga al marito della riverènza e della cortesia ch'ei prima di condurla all'altare le dimostrava; bisogna ch'egli nè divènti a lèi scioccamente sèrvo e sia incapace di corrèggerla, nè le faccia sentire dispòtica autorità e la corrègga con asprezza; bisogna ch'ella abbia donde prendere alto concètto del senno e della rettitudine di lui; bisogna ch'ella pòssa gloriarsi d'essergli consorte e dipèndente; bisogna che la dipendènza in ch'ella è verso lo spòso non sia imposta dall'alterezza di lui, ma voluta da essa per amore, per sentimento della vera dignità di lui e di sè.
L'òttima scelta che potrai aver fatta d'una dònna e la certezza che avrai d'eminenti virtù che l'adornino non t'inducano a riputare meno necessaria per parte sua un'incessante attenzione ad èssere amabile ai suoi sguardi; non dire: «Ell'è sì perfetta che mi perdona tutti i miei tòrti; non occorre studiare di farmele caro; ella m'ama sèmpre egualmente.»
Come? perchè tanta è la sua bontà, sarai meno industre a piacerle? Non farti illusione; appunto perchè il suo animo è squisito, l'incuria, l'ineleganza, lo sgarbo, le saranno còse più affliggènti, più disgustose. Quanto maggiore è la gentilezza delle sue manière e de' suòi sentimenti, tanto maggiore è in lei il bisogno di ritrovarla eguale in te. Se non la tròva, se ti vede passare dalla seducènte cortesia d'un innamorato all'insultante trascuratezza d'un cattivo marito, ella per virtù si sforzerà lungamente d'amarti malgrado la tua indegnità, ma lo sforzo sarà vano. Ti perdonerà, ma non ti amerà più, e sarà infelice. Guai allora se la sua virtù non fosse a tutta pròva, ed un altr'uòmo le piacesse. Il suo cuore, da te non abbastanza apprezzato, da te mal custodito, potrebbe èssere preda d'una passione colpevole, d'una passione funèsta alla sua pace, alla tua, a quella de' figli!
Molti mariti sono in questo caso, e le mogli ch'essi maledicono èrano virtuose. Le misere traviarono perchè non erano amate.
Dato ad una dònna il sacro titolo di spòsa, tu devi consecrarti al suo bène, com'ella dèe consecrarsi al tuo; ma l'obbligo che a te incumbe è maggiore, perch'ella è creatura più debole, e tu, siccome fòrte, le sèi maggiormente debitore d'ogni buon esempio e di ogni aiuto.