IntraText Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText |
I link alle concordanze si evidenziano comunque al passaggio
Rispètto alla sventura. - Beneficènza.
Onore a tutte le onèste condizioni umane e quindì ai pòveri! purchè rivolgano la loro sventura al miglioramento di sè stessi, purchè non presumano che il patire li autorizzi ai vizi e alla malevolènza.
Tuttavia non èssere rigoroso nel giudicarli. Abbi pietà anche de' pòveri in cui prevalgano talora impaziènza e rabbia. Pensa èssere durissima còsa il patire stènti in una via od in un tugurio, mentre a pòchi passi dell'addolorato passano uòmini egregiamente vestiti e pasciuti. Perdonagli se ha debolezza di mirarti con livore, soccorri al suo bisogno, purchè è uòmo.
Abbi rispètto alla sventura in tutti coloro che ne sòffrono gli strali, se anche non giacciano in assoluta indigènza, se anche non ti dimandino alcun aiuto.
Ognuno che viva senza agi e faticando, e sia in istato d'inferiorità vèrso te, vènga da te guardato con affettuosa compassione. Non fargli sentire con arroganti mòdi la differènza della tua fortuna. Non umiliarlo con aspre paròle, nemmeno quando ti spiaccia per qualche sua rozzezza od altro difetto.
Nulla è consolante per l'infelice come di vedersi trattato con amorevole riguardo da' suòi superiori: il cuore gli si empie di gratitudine; ed allora ei capisce perchè il ricco sia ricco, e gli perdona la prosperità perchè ne lo giudica degno.
I padroni sprezzanti e brutali sono tutti odiati, per quanto paghino bène i loro sèrvi.
Farti odiare dagli inferiori è grande immoralità: 1. Perchè sèi allora malvagio tu stesso; 2. Perchè, invece di sollevare le loro afflizioni, le accresci; 3. Perchè li avvezzi a servirti slealmente, ad abborrire la dipendenza, a maledire tutta la classe dei più fortunati di loro. E siccome è giusto che tutti abbiano quanta più felicità è possibile, colui che non è basso in grado dèe procacciare che gli inferiori non trovino incomportevole lo stato loro, ma anzi lo amino, perchè non disprezzato, perchè sparso d'onèsti confòrti dal ricco.
Sii liberale in ogni genere di sovvenimento a chi ne abbisogna: - di danari e protezione quando puoi - di consigli negli incontri opportuni, - di buòne maniere e di buoni esempi sèmpre.
Ma principalmente se tu vedi il mèrito opprèsso, ti adòpera con tutte le fòrze a rialzarlo: o se ciò non puòi, t'adòpra almeno a consolarlo ed a rèndergli onore.
Arrossire di mostrare stima al disgraziato onèsto è la più indegna delle viltà. La troverai pur tròppo comune; sii tanto più vigilante a non lasciarti infettare da essa mai.
Quand'uno è infelice, i più propèndono a dargli tòrto, a supporre che i suòi nemici abbiano donde vilipenderlo e tormentarlo. Se quegli scagliano una calunnia per giustificar sè ed infamar lui, quella calunnia, avesse pur tutte le inverisimiglianze, suòl venire accòlta e ripetuta crudelmente. I pòchi che s'affaticano a dissiparla son di rado ascoltati. Sembra che la maggiorità degli uòmini sia felice quando può credere al male.
Abbi orrore di quella sciagurata tendènza. Laddove suònano accuse, non isdegnare d'ascoltare le difese. E s'anco difese non s'òdano, sii tu medesimo tanto generoso da congetturarne alcuna. Non prestar fede alla colpa, se non quando è manifèsta; ma bada che tutti coloro che odiano, pretendono èssere manifesta più di una colpa che tale non è. Se vuòi essere giusto, non odiare: la giustizia degli odianti è rabbia di farisèi.
Dacchè la sventura ha colpito uno, fosse egli stato tuo nemico, foss' egli stato un devastatore della tua patria, guardare con supèrbo trionfo la sua miseria è villania. Se opportunità lo richiède, parla de' suoi torti, ma con meno veemènza che nel tèmpo della sua prosperità; parlane anzi con pia attenzione di non esagerarli, di non separarli dai meriti che in quel mortale pur brillarono.
Bèlla è sèmpre la pietà vèrso gli infelici; sino vèrso i rèi. La legge può aver diritto di condannarli; l'uòmo non ha mai diritto d'esultare del lor dolore nè di dipingerli con colori più neri del vero.
L'abitudine della pietà ti rènderà talvolta benigno a gènte ingrata. Non desumere sdegnosamente che tutti sieno ingrati; non tralasciare d'èssere benigno. Fra molti ingrati v'è pur l'uomo riconoscènte, degno de' tuòi benefìzii. Non avresti fatto cadere su lui questi benefizii, se tu non ne avessi gettato a parecchi. Le benedizioni di quell'uno ti compenseranno dell'ingratitudine d'altri dièci.
Inoltre, non trovassi tu mai riconoscenza, là bontà del tuo cuòre ti sarà prèmio. Non v'è dolcezza maggiore che nell'essere misericòrde e procacciar di sollevare la sventura altrui. Ella supera di gran lunga la dolcezza di ricevere aiuto; perocchè nel riceverne non v'è virtù, e nel darne ve n'è molta.
Sii delicato con tutti nel beneficare, ma più colle persone più rispettabili, colle dònne timide e onèste, con coloro che sono novizii nel crudele tirocinio della povertà e spesso divorano in secreto le loro lacrime piuttosto che pronunciar l'angosciante parola: Ho bisogno di pane!
Oltre ciò che privatamente darai, senza che una mano sappia ciò che dà l'altra, come dice il Vangelo, t'unisci anche ad altre anime generose per moltiplicare i mezzi di giovare, per fondare buòne istituzioni e mantenere quelle che già sono.
Egli è pure un detto della religione questo: Providentes bona non tantum coram Deo, sed etiam coram omnibus hominibus (siate pròvvidi a far il bène non solo innanzi a Dio, ma anche alla vista degli uòmini) Paul. ad Rom. c. XII).
Havvi òttime còse che l'individuo solo non può fare e che in secreto non si pòssono. Ama le società di beneficènza e, se n'hai mòdo, promuòvile, scuòtile quando sono intorpidite, corrèggile quando sono falsate, non ti disanimare per le bèffe che gl'avari e gli inutili si fanno sèmpre di quelle anime operose le quali faticano a pro' dell'umanità.