Silvio Pellico
Dei doveri degli uomini

CAPO VIGESIMOTTAVO.   Gentilezza.

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CAPO VIGESIMOTTAVO.

 

Gentilezza.

 

Con tutti coloro coi quali t'occorre trattare usa gentilezza. Essa, dettandoti manière amorevoli, dispone veramente ad amare. Chi s'atteggia burbero, sospettoso, sprezzante, dispone a malevoli sentimenti. La scortesía produce quindi due gravi mali: quello di guastar l'animo a colui che l'esprime, e quello d'irritare od affliggere il pròssimo.

Ma non istudiarti soltanto d'èsser gentile di manière: procura che la gentilezza sia in tutte le tue immaginazioni, in tutte le tue volontà, in tutti gli affètti tuoi.

L'uòmo che non bada a liberarsi la mente dalle idèe ignobili, e spesso le accoglie, viène non di rado trascinato da esse ad azioni biasimevoli.

S'òdono uòmini anche di non vile condizione usare scherzi grossolani, a tener linguaggio inverecondo. Non imitarli. Il tuo linguaggio non abbia ricercata eleganza, ma sia puro d'ogni brutta volgarità, d'ognuna di quelle gòffe esclamazioni con che gli ineducati vanno intercalando il lor favellare, d'ognuno di que' motteggi scurrili con che vuòlsi da tròppi offèndere i costumi.

Ma la bellezza del favellare dèvi cominciare fin da giovane a proportela. Chi non la possède prima dei venticinque anni non l'acquista più. Non ricercata eleganza, te lo ripeto, ma paròle onèste, elevate, portanti negli àltri dolce allegria, consolazione, benevolènza, desidèrio di virtù.

La sovèrchia ineleganza nel parlare, nel lèggere uno scritto, nel presentarsi, nell'atteggiarsi, suòl meno provenire da incapacità di far mèglio che da vergognosa pigrizia; dal non voler badare al dovuto perfezionamento di ed al rispetto cui gli altri hanno diritto.

Ma facèndo a te medesimo un'obbligazione della gentilezza e sovvenèndoti ch'ella è un'obbligazione perchè dobbiamo operare in mòdo che la nòstra presènza non sia una calamità per alcuno, ma anzi un piacere ed un beneficio, non adirarti tuttavia contro i rozzi. Pènsa che talvòlta le gèmme sono avvòlte in fango. Sarèbbe mèglio che il fango non le lordasse, ma pure in quella umiliazione sono gèmme.

È gran parte di gentilezza il tollerare con instancabile sorriso simil gènte non meno che la schièra infinita dei noiosi e degli sciòcchi. Quando non v'ha occasione di giovar loro, è lecito scansarli, ma non si dèbbono mai scansare in guisa che s'accorgano di . Ne sarèbbero addoloràti, o t'odierèbbero.

 

 

 


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