Silvio Pellico
Dei doveri degli uomini

CAPO TRIGESIMO.   Umiltą, mansuetudine, perdono.

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CAPO TRIGESIMO.

 

Umiltà, mansuetudine, perdono.

 

La supèrbia e l'ira non s'accordano colla gentilezza, e quindi non è gentile chi non ha l'abitudine d'èssere umile e mansuèto. «Se vi è sentimento che distrugga il disprèzzo insultante per gli altri, è l'umiltà certamente. Il disprèzzo nasce dal confronto con gli altri e dalla preferènza data a stesso: ora come questo sentimento potrà mai prendere radice nel cuòre educato a considerare e a deplorare le proprie miserie, a riconoscere da Dio ogni suo mèrito, a riconoscere che, se Dio non lo rattiène egli potrà trascorrere ad ogni male?» (Vedi Manzoni nel suo eccellente libro Sulla Morale Cattolica).

Reprimi continuamente i tuòi sdegni, o diverrai aspro ed orgoglioso. Se una giust'ira può èssere opportuna, ciò avviène in rarissimi casi. Chi la crede giusta ad ogni tratto, còpre con maschera di zèlo la pròpria malignità.

Questo difètto è spaventevolmente comune. Parla con venti uòmini a tu per tu; ne troverai diciannòve, ciascuno de' quali si sfogherà teco a dirti i pretesi generosi suòi frèmiti vèrso questo e quello. Tutti sembrano ardere di furore contro l'iniquità come se soli al mondo fossero rètti. Il paese ove stanno è sèmpre il peggiore della tèrra; gli anni in cui vivono sono sèmpre i più tristi; le istituzioni non mòsse da loro sono sèmpre le pèssime; colui che òdono parlare di religione e di morale è sèmpre un impostore, se un ricco non profonde l'òro, è sèmpre un avaro; se un pòvero patisce e dimanda, è sèmpre uno scialacquatore; se avvièn loro di beneficare alcuno, questi è sèmpre un ingrato. Maledire tutti gli individui che compongono la società, eccettuati per buon garbo alcuni amici, pare in generale una inapprezzabile voluttà.

E quel ch'è pèggio, quest'ira, or gittata ai lontani, or rovesciata sui vicini, suòl piacere a chiunque non sia l'immediato oggètto di essa. L'uomo fremènte e mordace vièn volontièri preso per generoso, il quale, se reggesse il mondo, sarebbe un eròe. Il mansueto invece suòl èssere mirato con isprezzante pietà, quasi imbecille o vigliacco.

Le virtù dell'umiltà e della mansuetudine non sono gloriose, ma tiènti ad esse, che valgono più d'ogni gloria. Le universali manifestazioni d' e d'orgoglio non pròvano altro che l'universale scarsità d'amore e di vera generosità, e l'universale ambizione di parer migliore degli altri.

Stabilisci d'èssere umile e mansuèto, ma sappi mostrare che non è imbecillità vigliaccheria. - In qual guisa? Perdèndo talvòlta paziènza e mostrando i dènti al malvagio? Vituperando con paròle od iscritti chi con paròle od iscritti calunnia te? - No; sdegna di rispondere a' tuòi calunniatori, ed eccettuate particolari circostanze ch'è impossibile determinare, non pèrdere paziènza col malvagio; non minacciarlo, non vilipènderlo. La dolcezza, quando è virtù e non impotènza d'enèrgico sentire, ha sèmpre ragione. Ella umilia più l'altrui supèrbia che non l'umilierèbbe la più fulminea eloquènza dell'ira e dello sprègio.

Mostra nello stesso tèmpo non èssere vigliacca, imbecille la tua mansuetudine, mantenèndoti dignitoso vèrso i malvagi, non plaudendo alla loro iniquità, non mercando i loro suffragi, non dipartèndoti dalla religione e dell'onore per tema del loro biasimo.

T'avvezza all'idèa d'aver nemici, ma non turbartene. Non v'è alcuno per quanto viva benèfico, sincèro, inoffensivo, che non ne conti parecchi. Certi sciagurati hanno talmente naturata in l'invidia che non pòssono stare senza vibrare scherni o false accuse contro chi gode qualche riputazione.

Abbi il coraggio d'èssere mansuèto e perdona di cuòre a quegl'infelici che o ti nuòcono o ti vorrèbbero nuòcere. «Perdona non sètte vòlte, disse il Salvatore, ma settanta vòlte sètte», cioè senza limite.

I duèlli e tutte le vendette sono indegni delirii. Il rancore è un misto d'orgoglio e di bassezza. Perdonando un tòrto ricevuto, si può cangiare un nemico in amico, un pervèrso in uòmo rèduce a nòbili sentimenti. O quanto è bèllo e consolante questo trionfo! Quanto supera in grandezza tutte le orribili vittòrie della vendetta!

E se un offensore da te perdonato fosse irreconciliabile e vivesse e morisse insultandoti, che hai tu perduto coll'èssere buòno? Non hai tu acquistato la maggiore delle gioie, quella di serbarti magnanimo?

 

 

 


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