Quando morì
carico d'anni e d'onori il generale Maurizio di Rocca Tournion, un piemontese
di vecchia razza che aveva fatte le sue prime armi in Crimea e diventò poi
tanto celebre nelle guerre fortunose della nostra indipendenza, i suoi eredi
che erano parenti lontani, si divisero le suppellettili del suo piccolo
appartamento da scapolo. Ad uno di essi toccò fra le altre cose un astuccio di
una forma bizzarra in cuoio lavorato, evidente provenienza di qualche bazar di
Oriente. L'astuccio era largo poco più di un palmo, chiuso con un cordoncino di
seta stinta ed emanava un profumo misto di essenza di rosa e di tabacco fino.
In un angolo dove gli arabeschi del cuoio avevano lasciato un breve spazio,
erano state impresse a secco due spade incrociate sormontate da una rosa. Fra
il raso della fodera c'era un manoscritto, un centinaio di foglietti di carta
sottile, resistente, coperti con una di quelle calligrafie nervose non larghe
nè alte come porta oggi la moda, ma spezzate, minute, eppure non prive di una
intima eleganza che noi dobbiamo cercare, per farcene una idea, nelle lettere
delle nostre bisavole. Il testo era in francese. Poche note a matita
traversavano i margini - scritte queste dalla mano pesante del generale. Del
generale era pure un foglio congiunto al manoscritto a guisa di prefazione e di
schiarimento; prova che il defunto ci teneva e che se avesse pensato a fare
testamento, il misterioso manoscritto avrebbe avuto probabilmente una
destinazione diversa che non quella di cadere sotto gli occhi del pubblico.
Ma ecco senz'altro le parole del
generale. "Avevo vent'anni. Sotto le mura di Sebastopoli la vita andava
con un treno d'inferno: guerra, gioco e vino. Ci si coricava senza sapere se al
domani si avrebbe potuto fare lo stesso, incerti d'ogni ora, d'ogni minuto,
avendo la morte sulla soglia e bivaccando nelle nostre tende con una
spensieratezza fatalistica per cui qualcuno di noi perdeva in una notte metà
della sua sostanza. Nessuno pensava all'avvenire. La punta delle nostre baionette,
la bocca dei nostri cannoni, tutto era lì. Il mio capitano salutava sempre
l'alba con queste parole: Buon giorno, madama Morte, è oggi che mi prendi?
"Io non ricordo nella mia vita
un tempo più pazzo e più eroico di quello.
"Un giorno, in un periodo di
tregua, il pranzo che ci accolse tutti insieme per festeggiare l'onomastico del
nostro colonnello prese, dalla solennità della circostanza e dal momentaneo
riposo, un carattere di ricevimento mondano che fece penetrare sotto la tenda
un soffio della patria lontana, delle nostre famiglie, delle abitudini care e
signorili della nostra infanzia. C'era un mazzo di fiori sulla tavola, se non
mi sbaglio; ma quello di cui sono sicuro, è che un sottotenente lesse dei
versi. Avendo perduto la sera prima fino al mio ultimo soldo mi trovavo nella
migliore disposizione per fare dei brindisi e non a parole soltanto.
"Col crescere dell'allegria i
discorsi si portarono sulle donne. Io, avendo già molto brindato alla salute
del colonnello, mi trovavo sprovvisto di argomenti sentimentali e inforcai lì
per lì un tema sulla inferiorità della donna sostenendo che non sa amare se non
in un modo meschino, gretto e privo di poesia. Lanciai anche con molta energia
e discreta fortuna alcuni aforismi di questo genere: L'amore della donna è come
la spuma dello sciampagna, se non si beve subito ricade sul piede del calice.
La donna non ama che per vanità, per trovare una conferma della sua bellezza.
La donna ecc. ecc.
"Ero all'apice de' miei
trionfi oratori, quando mi accorsi di un personaggio che non avevo visto prima;
me ne accorsi per la profonda tenacia dello sguardo che teneva fisso su di me,
con una espressione inquietante, dove si poteva leggere tanto la
disapprovazione quanto una non celata simpatia. E veniva quello sguardo dagli
strani occhi bizantini, pieni di mistero, nerissimi, di un vecchio aitante
nella persona, altero nel portamento, con una occulta sovranità di pensiero che
si tradiva nel gesto regale, nella maestà tranquilla degli atti, nel corruscare
delle pupille.
"Domandai al mio vicino chi
fosse quell'ignoto commensale, ma non me lo seppe dire o lo dimenticai. In
realtà dimenticai molte altre cose di quel pranzo memorabile. Dopo il cognac
noi giovani formammo un gruppo a parte e quando mi mossi non vidi più al suo posto
il vecchio dagli occhi nerissimi; tuttavia, forse per una allucinazione della
mia mente esaltata, mi pareva che qualche cosa di luminoso fosse rimasto al di
sopra del suo posto vuoto.
"Il giorno dopo stavo fuori
della tenda, non ancora perfettamente snebbiato dai fumi della sera prima ed
ero malinconico. Pensavo a mia madre; mi pareva di vederla nella sua poltrona
di velluto verde, così bella ancora e così interessante nel suo pallore di
donna delicata, volti il cuore e la mente all'unico figlio che adorava e che si
trovava tanto lontano. Per la prima volta la morte mi si presentò sotto il suo
terribile aspetto di divisione eterna. Potevo morire senz'aver riveduto mia
madre, e lasciarla sola nel mondo, sola a piangermi! Tenevo il gomito
appoggiato sul ginocchio e la fronte sulla mano, per cui non Lo vidi
avvicinarsi, ma Egli mi raggiunse, e mi toccò sulla spalla - Egli, il vecchio.
"La stessa espressione di
rimprovero triste e dolce stava sul suo volto. Mi alzai di botto, quasi
obbligato a mettermi in una attitudine di rispetto davanti a quell'uomo
singolare.
" - Fanciullo - Egli disse con
voce tenera e grave - ieri voi avete bestemmiato.
" - È vero, - risposi,
chinando la testa perchè nel ricordare i discorsi del giorno prima sentivo
salirmi una vampa di rossore.
"Il vecchio sempre tenero e
grave, senza mostrare di accorgersi del mio turbamento, soggiunse:
" - Siete così giovane!
"Queste erano le parole di mia
madre. Sì; ella pronunciava spesso le identiche parole passandomi nei capelli
la sua mano sottile. In quel momento, già disposto dai pensieri precedenti,
ebbi un brivido. Non ho vergogna a confessarlo; ero commosso, come preso nella
rete di un fascino sopranaturale.
" - Pensate a vostra madre? -
soggiunse Egli con una penetrazione che già non mi meravigliava più. - È in suo
nome che vi prego di accettare questo ricordo. Nei nostri paesi si crede ancora
alla virtù degli amuleti.
"Mi porse il piccolo astuccio
di cuoio contenente il piccolo manoscritto; e siccome io guardavo dubbioso ora
il dono ed ora il donatore, disse:
" - La storia che leggerete in
questo manoscritto è assolutamente vera. Non mi chiedete il nome dei
personaggi, nè il luogo, nè il tempo; questo non vi occorre. Occorre a voi
sapere che in tal modo amò una donna.
"Pronunciate queste ultime parole
si allontanò così rapidamente che non potei soggiungere nulla e rimasi col
curioso amuleto tra le mani, ricordo materiale di una avventura che altrimenti
mi sarebbe parsa un sogno. Aspettai invano di rivedere il misterioso vecchio.
Il giorno seguente si riprese l'attacco della fortezza e non pensai più a lui,
cacciando l'astuccio di cuoio in fondo al bagaglio.
"La prima persona che lesse
l'anonima storia raccolta in questi fogli fu mia madre. Io la posi sul suo grembo
il giorno del mio ritorno ed ella mi disse poi che ne era rimasta molto colpita
e commossa. Si fecero insieme delle induzioni, ma senza poter stabilire
precisamente nulla, nè sulle persone, nè sui luoghi, nè sul tempo. Dopo tutto
il vecchio aveva ragione. Che cosa importa?"
Il Manoscritto
So il mese - era febbraio - e la
giornata: - una giornata splendida - e l'ora. Era l'ora in cui il mio salotto
divampa così stranamente colle sue cortine di seta rossa di contro al sole e i
mobili cupi, quasi austeri, sembrano animarsi di un occulto ardore in quella
atmosfera di fiamma.
Mi trovavo in piedi accomodando dei
fiori in un vaso; il mio piccolo Alessio, seduto sul tappeto cantarellava colla
sua vocetta tanto commovente:
|